martedì 16 febbraio 2010

DA PIOVE A POVIA, SESSANT’ANNI DI FESTIVAL

Da Piove a Povia quasi un anagramma (le medesime lettere cambiate di posto), a un "Al di là" quasi un palindromo (che si legge allo stesso modo anche all'incontrario), ne son trascorsi 60 di anni dal Sanremo di Nunzio Filogamo a quello di Antonella Clerici.

A proposito, riposizionando le lettere dell'autoironica chioccia passata dall'àrista ("La prova del cuoco") all'Ariston, si ottiene un "lentina ... collerica" che non rende giustizia né al suo eloquio fluente e né al suo charme coinvolgente. Si noti come nella retorica domanda "L'Ariston ... stonar lì?", le parti separate dai puntini son composte dalle medesime vocali e consonanti. E, sempre in tema di anagrammi, ma stavolta di nomi e cognomi e perciò onomastici, davvero stuzzicanti quelli di cantanti, alcuni dei quali più sessantenni del ... sessantenne San Remo. Ugole e dischi d'oro che, passando per un'avida Fiordaliso (farò i soldi) e un non più vivido Renato Carosone (cantar è oneroso) e quindi per una “rondineggiante” Antonella Ruggiero (garrule note in gola) e una “cenerentoleggiante” Fiorella Mannoia (ero fanalino, ma ...), vanno da un Gianni Morandi di perenne transumanza melodica (anni giramondo) ad un Massimo Ranieri di ritrovata stanzialità catodica (riammesso in RAI). E, sempre in fatto di televisione, il sipario sugli anagrammi può infine calarsi sulla frase "Falsar melodie in TV? Sì!" le cui lettere si riposizionano ne "Il Festival di San Remo".
Passando al capitolo delle domande bizzarre, potrebbe comodamente giungersi alle due che seguono: se i testi delle sue canzoni fossero poetici, San Remo, diventerebbe per questo San ... Rimo? E se i suoi pronostici del chi vincerà fossero dati in pasto ai discussi sondaggisti, diventerebbe per questo San ... Demo? Intanto, tra un "Solo noi" che per aggiunta di lettera si appisola sul divano (solo noia) e uno "Storie di tutti i giorni" che per cambio di lettera s’insozza nel cassonetto (scorie di tutti i giorni), curioso notare come vi siano titoli di canzoni che s’accoppiano come elementi d’un Domino. E cioè “piove ... passerà” e “non ho l'età ... vorrei incontrarti fra cent'anni”; fino a giungere ad "aprite le finestre ... vola colomba ... nel blu dipinto di blu", oppure a “ti regalerò una rosa … per Elisa … si può dare di più”, che di tessere ne inanellano entrambe addirittura tre.
Leone Pantaleoni





domenica 14 febbraio 2010

MA IL BACIO RENDE IMMORTALE O IMMORALE?

Inedito e un po’ irriverente il San Valentino dell’enigmista

Visto che Cupido è composto dalle medesime lettere di pudico cambiate di posto, che egli sia dio casto e innocente non ne ha dubbio da sempre l'enigmista. Analogamente, se il greco Eros è ... rose, il suo omologo romano Amore ... è Roma.



Ma San Valentino è festa d'innamorati, appunto, e non d'anagrammi. E di quelli cotti, per giunta; ed anzi cotti cotti, perché rosolati a puntino da ambo le parti. Gl'innamorati dalle "cioccolatose" frasi in carta oleata del tipo "bacio, apostrofo rosa fra le parole t'amo"; nonché dai sincopati nomignoli del genere "Cindy88" e dai barocchi vezzeggiativi, ora in prosa semplice (Orsacchiottino Pelosino Morbidino), ed ora musicata (Trottolino amoroso dududù dadadà). La scrittrice Margaret Fuller ha scritto: "Fu il tuo bacio, amore, a rendermi immortale". Ma per il cultore edipico è fin troppo facile immaginare come un galeotto scarto di consonante potrebbe gettar dalle stelle alle stalle tanta aulica frase ("Fu il tuo bacio, amore, a rendermi immorale"). A Lui che ripete incalzando "Ogni volta che il tuo sguardo s'incontra col mio, non resisto; ogni volta che sorridi, non resisto; ogni volta che ti bacio, non resisto", vien fantozzianamente da domandarsi se lei non sia una Signorina Silvani strabica, sdentata e assai poco amica del dentifricio; a lui e lei che si dicono "Cupìdo ha messo i nostri cuori a cuocere nel fuoco ardente" vien da obiettare: "Che gusti! Ma davvero mamma Venere non poteva lasciare al suo Amorino qualcos’altro da mettere sotto i denti?". E se il gusto è un senso, viene allora il doppio senso, come nel caso di "Quanto mi manchi, amore!", dove lei non è ragazza come tante, bensì quella bersaglio del lanciatore di coltelli. Va da sé che il seguito: "E per fortuna che mi manchi!", si rivela un sottinteso addirittura assordante. Anche nella variante di "Vorrei gridare al mondo il mio amore per te!" va spiegato che si tratta di tipa bizzarra andata a innamorarsi d'un lercio barbone (mondo per pulito). Dall'uomo alla bestia, anzi, alla bestiola, giocando su una “o” chiusa invece che aperta, "Una rosa per te, amore!" potrebbe dirlo la topina che offre al topino non il fiore di maggio ma una forma già morsicchiata formaggio.
Leone Pantaleoni

mercoledì 10 febbraio 2010

SE ARLECCHINO FA IL LECCHINO

Viareggio, Fano, Cento , Venezia, dalle feste greche in onore di Dioniso, dai Saturnali romani del "semel in anno licet insanire" (una volta all'anno è lecito impazzire), dai canti carnascialeschi del Magnifico di "Quant'è bella giovinezza", fino alla corsa dei cavalli berberi della Roma papalina, Carnevale è parola pregnante di storia e folklore. Che derivi da "carnem levare", togliere la carne a indicare la subentrante Quaresima, o che provenga da "carrus navalis", carri a forma di navi in antiche processioni evocanti la naumachia, sta di fatto che a Carnevale ogni scherzo vale. Proverbio quest'ultimo che per Valentino da Tavullia si rivede in "... ogni scherzo Vale" e per un giocatore di rugby si corregge in "ogni scherzo ovale". Sinonimo di maschera, il Carnevale è parente stretto dell'enigmistica che, come etimo insegna (il sostantivo greco àinigma dal verbo ainìttomai), si caratterizza nel parlare in modo oscuro, coperto, e dunque mascherato. A proposito, si possono scomporre le otto lettere della parola "maschera" e ricomporle in "marchesa" o "marasche" (le viscioline dal sapore dolce e acidulo e di cui al delizioso Maraschino). Al plurale s'otterrebbero invece sia "marchese" che il "cashmere" che è modo inusuale ma corretto di scrivere cachemire. Signora Coriandoli a parte e di cui al desaparecido comico Maurizio Ferrini, davvero sorprendenti si dimostrano gli anagrammi di "Coriandoli". Lo dimostrano sia il sostantivo "ladrocinio" che il verbo "riciondola", senza da ultimo trascurare quel corroborante "Cordialino" che serve a tirarci su, specie di fronte a mutazioni lessicali come quelle testé proposte. A giocare a nascondino con nomi di maschere famose contenute in frasi fatte, non c'è che da accontentarsi d'un magro raccolto, quali sono: - Troppi complimenti non fAR, LECCHINO! - (Arlecchino); - Sconcertante coME NEGHINO la verità! - (Meneghino); - Vi son PULCI NELLA scatolina! - (Pulcinella); - Correr al suon del flauto per boschi: PAN TAL ONEroso compito avea! - (Pantalone). Tra i proverbi meno noti sul Carnevale merita citazione l'assai poco confortante "Carnevale o Quaresima per me è sempre la medesima", dove soltanto la versione pessimistica "è sempre Quaresima" e non piuttosto il suo contrario (è sempre Carnevale) sembra aver diritto di cittadinanza.

Leone Pantaleoni

IMPARARE GIOCANDO CON LA GHIGLIOTTINA

Il fortunato gioco televisivo portato con successo nelle Scuole dall’enigmista Pantaleoni.

Sulla scia d’un finale di trasmissione che ogni santo giorno supera il picco di 6 milioni di telespettatori, sta riscuotendo enorme successo anche “La Ghigliottina nella Scuole” che Leone Pantaleoni sta proponendo alle primarie della nostra città nell’ambito del suo programma di ludolinguistica. Va da sé che il montepremi iniziale, un milione di euro che per i meno giovani fa un po’ il verso al celebre Milione del Signor Bonaventura (e non di Marco Polo), è del tutto ipotetico e sarebbe caso mai da spendersi nell’acquisto dei migliori libri per ragazzi.

La copertina della dispensa dove sono contenute
nozioni da apprendere all’insegna dell’imparare giocando.
In sostanza, La Ghigliottina nelle Scuole (vedi foto di copertina dell’apposita dispensa distribuita agli alunni) permette innanzitutto d’incamerare nozioni giocando. E cioè senza sforzo, perché senza accorgersi. La qual cosa integra così il grosso del lavoro: quello svolto dagli insegnanti nel corso dell’anno.

BENIGNI, “MATTATTORE” ENIGMISTA

Attore comico da leggersi indomabile giullare, regista, sceneggiatore, nonché trascinante dicitore dantesco, e, insomma, mattatore a tutti gli effetti, e meglio ancora “mattattore”, pochi sono a conoscenza che esiste un ulteriore lato dello sfaccettato e sfacciato prisma Benigni: l'enigmista. Racconta lo scrittore e sceneggiatore Cerami che durante la lavorazione di "La vita è bella", con il Robertaccio nazionale ha trascorso interi pomeriggi a creare e risolvere crittografie.
La crittografia è un rebus dove la parte illustrata è sostituita da lettere e, più di rado, da cifre. Esempio: con la scritta IVI IVI, se ne propone una che per giungere alla soluzione "Aridi rivi", passa attraverso la chiave "A ridir IVI". Invece, che Benigni amasse il rebus, lo sapevamo già. E precisamente dalla edizione 1996 del "Gradara Ludens", allorché ingaggiò una sfida con Umberto Eco per risolvere quello nostro che mostra un martire cristiano alle prese con un leone. E’ dunque solo apparente la sorpresa che nella trama del suo film più amato e decorato, Benigni vada a cimentarsi in duello con l'ufficiale nazista a suon di quiz. Uno dei quali basato sul bisenso piccolo-minuto, come nel celebre caso in cui “mezzo minuto di raccoglimento” significa “cucchiaino” (il cucchiaino non è forse piccolo strumento atto a raccogliere?). A proposito, una mattina, durante una lezione tenuta in una scuola primaria, esordisco affermando con faccia contrita che Biancaneve sta per morire. Gli alunni mi fissano con evidente espressione di compatimento. Ecco perché sùbito sciolgo loro il dilemma col dire: "Invece di nani si può dire minuti (di piccola statura). I nani, inoltre, non sono né 4 e nè 5; e nemmeno 9 o 10 o 20. I nani sono 7, sempre 7 e fortissimamente 7. Dunque, sono contati. Significa allora che Biancaneve ha ... i minuti contati: ecco perché sta per morire! Un' ultima chiosa su Benigni ne riguarda l'anagramma onomastico. Il riposizionamento delle 14 lettere del suo nome e cognome in "integro birbone" ce lo mostrano sì probo genitore che nasconde le soffocanti vergogne del lager nazista, ma anche irriverente ospite televisivo che vuol scoprire quelle profumate della Carrà nazionale.
Leone Pantaleoni

lunedì 1 febbraio 2010

UN LUNEDI’ PALINDROMO


C'era una volta il sabato, il sabato del villaggio serena vigilia della triste e crepuscolare domenica. Poi venne il lunedì che, sovrastato dall’incombente settimana, è da maneggiarsi con cura. Giorno in cui il cuore è più a rischio e la testa più esposta (emicrania), sulle strade si registra una incidenza d'incidenti (l'allitterazione è voluta) che tocca il suo picco (83 per cento del totale). Per non parlare poi dei vertici raggiunti dal tasso ansiogeno e depressivo. Anche il primo febbraio di quest'anno è un lunedì. Ma speciale. Per l'enigmista, intendiamo. E nella fattispecie quando costui si decide a sfogliare il capitolo della Numerologia. Scienza contestata per i suoi pretesi legami con credenze popolari e superstizione, essa studia il significato magico dei numeri. Non c'è da ridere però, anzi, da deridere, perché di numerologia si sono qua e là occupati cabalisti ebraici, pitagorici greci, gnostici, teologi e ricercatori d'occulte corrispondenze tra gli accadimenti della vita. Scritto in cifre, e cioè "01-02-2010", può ben vedersi come questo primo febbraio sia giorno palindromo. Significa che resta "01-02-2010" anche se letto da destra verso sinistra, ovvero all' incontrario. Il fascino della palindromìa sta nel fatto che essa esprime simmetria circolare che, proprio come cerchio, coniuga finito (l'estensione certa) a infinito (l'assenza d'un inizio e di una fine) e dunque traduce malìa in magia. Non per nulla per Hegel lo Spirito Infinito è come un Circolo dove principio e fine coincidono in maniera dinamica. E dove il punto iniziale è la tesi, il movimento rotatorio l'antitesi, e la loro unificazione è la sintesi. Allo scettico di turno che parlerà di banale coincidenza, potrebbe semplicemente ricordarsi il carattere rivelatore dato agli accadimenti simultanei da geni di vari campi dello scibile. Per concludere, un "01-02-2010" da sinistra verso destra, come da destra verso sinistra. Senza infornare doppiezze e casini. Ma anche senza alludere al Casini del doppio forno.

Leone Pantaleoni

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01) Crittografia (frase: 7 6)
B S

02) Crittografia (frase: 7 7)
DB HPO

03) Crittografia (frase: 4 2 4)
NOME DELL'AT.ORE BANFI

04) Crittografia (frase: 4 10)
- CATINO -

05) Crittografia (frase: 7 2 5)
- QUI.T. LETTERA .. UN ALFABETO -

06) Crittografia (frase: 5 2 4)
- CH.SSA' -

07) Crittografia (frase: 8 7)
- VR VR VR VR TO -

08) Crittografia (frase: 3 4 4)
- TELEFONATEMI! -

09) Crittografia: (frase: 6 1 2 1 4 2 = 2 4 1 3 6)
D... DI NASCITA

10) Crittografia: (frase: 4 4 2 2 2 = 6 8)
IN QUEL PO.TO

11) Crittografia (frase: 8 2)
SONO RIMASTO LI’

INVITO AI CAGLIESI

INVIATEMI UN COMMENTO COL VOSTRO NOME, VI FARO' L'ANAGRAMMA.

GLI ANAGRAMMI DEI CAGLIESI

chi sono questi ?

(nome: 9, 8) = "PANCETTA CON SFREGI" Piercing mal eseguito?

(nome: 7, 7) = "RE FRA LE DOMANDE" Novello Mike Buongiorno?

(nome: 5, 7) = "CARDAR ALBERI"
Ma non era la lana?

per le soluzioni...