di Lucio Palazzetti
Avevamo iniziato nel 2008 io e Leone a realizzare
questa pagina: lui creava i rebus, gli anagrammi, mi mandava le sue riflessioni
talvolta profonde, altre volte spiritose, come sapeva fare lui, che però non
sapeva ancora destreggiarsi con internet, quindi io le pubblicavo. La cosa è
durata un paio d’anni, finché Leone ha imparato ad usare Facebook… e da allora
è stato un moltiplicarsi di adepti che ogni mattina lo hanno seguito nei
labirinti dei suoi giochi enigmistici. Fino a mercoledì scorso…
È stata una morte improvvisa,
sopraggiunta in diretta davanti a 80 persone: Leone Pantaleoni, 72 anni, giocatore
di scacchi e famosissimo enigmista, si è accasciato mercoledì scorso alle 16.15
mentre stava tenendo una conferenza sulla sua passione, l’enigmistica, per l’UNILIT
di Fermignano. Ora non rimane per noi, come avrebbe suggerito lui, che
dedicargli un cucchiaino (mezzo
minuto di raccoglimento). E come si evince dal suo anagramma onomastico (Leone Pantaleoni = non le piante a leo)
non offrirgli fiori ma opere di bene. Ieri mattina si sono svolti i funerali
nella chiesa dei Cristo Re, vicino a casa sua a Pesaro.
Toccanti
sono state le parole che tanti hanno voluto dedicargli, compresi alcuni bambini
ai quali Leone insegnava il gioco degli scacchi. Parole dalle quali è emersa la
figura di un uomo buono, esemplare, generoso ed instancabile nell’inseguire la
sua creatività.
Toccante
è stato anche l’articolo che Franco Bertini gli ha dedicato sul Resto del Carlino,
che desidero riproporre integralmente qui:
Ora che vedi la sindone dacci
la soluzione
di Franco Bertini
«SO’ IO...». Ti voltavi e lui era proprio lì dietro
di te probabilmente già da un po’, con quel suo sorriso che non sapevi mai fino
in fondo se era più dolce o più triste, comunque sempre discreto e di buona famiglia.
Non lo avevi manco sentito arrivare in redazione, perché Leone Pantaleoni era
uno fatto così: entrava in punta di piedi dappertutto, nei posti, nei rapporti con
le persone, nella vita. «Sono venuto per convertirti, diavolaccio », diceva, e
lì, pura commedia dell’arte, cominciava la solita pantomima di scambi di
parolacce e di imprecazioni, gli dicevi «sei l’uomo della sindrome», «sei lo
sfigatore del venerdì 17» e altro pure peggio. Lui sorridente, diceva «Ma i’ at’voi
ben lo stess». Insomma era uno dei tanti fenomeni sotto le cui sembianze si può
andare a cacciare una di quelle amicizie senza data e senza tempo, fatta di
parole e di espressioni avvolgenti molto più significative di scontati abbracci
e pacche sulle spalle. Leone Pantaleoni
veniva da Cagli e anche da Pianello, terre linde, delle quali aveva conservato
la delicatezza, la sensibilità e anche la nobiltà.
Perché nessuno è più
nobile di un signore dall’animo buono senza infingimenti e Leone era uno fatto
esattamente così. Perché credete che nelle immagini dei suoi infiniti rebus i
paesaggi sono sempre sereni, con le nuvole bianche che vagano in cielo, con le
pecore che brucano, con i bimbi che corrono giocando e con le persone che hanno
sempre le stesse facce buone? Perché quello è il mondo che lui ha creato e
tenuto in vita per decenni a sua immagine e somiglianza.
«Pronto, so’ Leone» «Che
cavolo vuoi?». «En fe el trist, tant al so che n’è vera, ho fat ‘na robina, el
so c’la butterai via, a me me par’ carina ...». Dove potremmo, di questi tempi
più indefinibili che indefiniti, andare a trovare un’altra persona che abbia,
oltre alla famiglia e agli amati nipoti, queste tre aristocratiche passioni
coltivate con profondità e capacità uniche e in ordine anche “palindromo” (era
capace di dirti anche cose così): l’enigmistica, gli scacchi e la Sacra
Sindone. Un’amica comune ha riferito di aver praticamente passato la scorsa
notte in bianco per rispondere ai tanti messaggi in arrivo da tutta Italia per
sapere notizie della scomparsa di Leone, anzi del “Leone da Cagli”.
Potrebbe far anche sorridere, ma, pensandoci
bene, Leone, come tutti i veri bravi maestri di una volta, non poteva che
andarsene proprio mentre stava diffondendo il suo verbo ai suoi tanti allievi e
proseliti. Ah, Leone, Leone, ma che razza di rebus hai mai tirato fuori adesso?
Che razza di mossa sei andato a inventarti sulla scacchiera? L’hai combinata
grossa.
Adesso che tu non ci sei
più, nessuno saprà mai darci la soluzione. Va almeno un po’ meglio per quanto riguarda
la Sacra Sindone: su quella adesso potrai chiedere e avere notizie in diretta.
Ciao “Leone”!