sabato 25 dicembre 2010

IL NATALE DELL'ENIGMISTA

L'arrancante Babbo Natale (per carenza di camini?),
un'usanza assai diffusa anche dalle nostre parti.
E' a cominciare dalla parola Natale che sfavilla di luci il Natale. Infatti, per cambio di consonante, da Natale si passa a naVale, naSale e Fatale.
Per cambio di vocale, da Natale si va a iatale (un tipo di ernia).
Proseguendo, la parola 'Natale' s'incastona perfettamente nelle frasi:
staNATA / LEpre, emaNATA / LEgge, balleriNA / TALEntuosa e inNATA / LEtizia.
Per riposizionamento di lettere (anagramma) da Natale si ottiene 'altane' (tipici terrazzi veneziani). Con nomi derivati dal Natale, ricordiamo la scrittrice Natalia Ginzburg, lo storico e critico letterario Natalino Sapegno, l'attrice americana Natalie Wood (protagonista del Musical West Side Story), il cantante Natalino Otto e la giornalista Natalia Aspesi. Per via del cognome, nel calcio spicca l'attaccante dell'Udinese Antonio di Natale.
In un brano omovocalico (significa contenente un solo tipo di vocale che nella fattispecie è la 'a') che descriva il 25 dicembre può aversi: 'Amara data, Satana: tanta calca va alla cara stalla, all'amata casa, alla santa capanna!'.
Passando dal sacro al profano, al top del top delle freddure (è proprio il caso di dirlo) staziona inamovibile il titolone di giornale a carattere cubitali (Arrestato Babbo Natale perché colto con le mani nel sacco).
Facendo leva sul bisenso che è gioco enigmistico a tutti gli effetti, nel caso dovessero chiedervi cosa fanno di nascosto sotto l'albero la Regina d'Inghilterra e il Re di Spagna, non abbiate timori reverenziali nel rispondere: - I regali! -.
Infine, venendo al mai accantonato multietnico, se nel reparto elettrodomestici di un grande magazzino doveste sentirvi dire: "Gun Tso Sun Tan'Gung Haw Sun", non impressionatevi. Non si tratta degli intraducibili gargarismi d'una malfunzionante lavatrice ma delle parole di un cinese di Canton. Il quale, con un sorriso a trecentosessanta gradi, vi ha appena augurato "Buon Natale!" nella sua lingua.

Leone Pantaleoni

mercoledì 8 dicembre 2010

I FALO' DELL'IMMACOLATA

Ardono ancora, nella nostra provincia, gli echi d'una radicata tradizione legata alla Festa della Immacolata. Si tratta dell'accensione di grandi falò lungo le strade meno battute o in spiazzi disabitati di periferia (oggi sempre più rari per via del traffico e della cementificazione). Ricordo, nella Cagli in cui sono nato, che alla generale trepidazione suscitata dall'atavico fascino del fuoco si univa la particolare apprensione delle madri affinché gli scalpitanti figlioletti non finissero a ridosso di una fonte di calore capace di provocare danni irreparabili con i soli lapilli sputati qua e là come luccicanti coriandoli.
Rami, sterpi, paglia e fascine, elemosinandone di casa in casa o trasportandone personalmente dal limitrofo contado, erano di solito ragazzi e ragazze ad occuparsi della provvista del materiale da ardere. Calato che era il sole, si appiccava il fuoco alla infiammabile catasta e di lì a poco tutti quanti a cantare e ballare come in un sabba attorno al corroborante falò. Intanto, simili a tizzoni d'inferno, gl'immancabili arditi (incoscienti?) erano soliti saltabeccare tra lingue di fuoco accompagnati da ovazioni più o meno, è proprio il caso di dirlo, calorose. A combustione avvenuta, con pale e rastrelli, donne e uomini non si lasciavano di certo sfuggire la ghiotta occasione di riempire di carboni ardenti la pancia di luccicanti bracieri di rame o d'ottone così da dar manforte al camino nel riscaldamento di gelide abitazioni. Meglio tardi che mai, ed anzi meglio ... petardi che mai, col trascorrere degli anni, alla funzione purificatrice del fuoco, fecero eco - e che eco! - i pirotecnici scoppi di mortaretti. Inutile chiosare col dire che a quel punto il grado di pericolo toccava il limite d' integrità a persone o cose. Rammento con rinnovato dolore che capitò ad una mia amica di affogarsi tra le proprie lacrime per essersi giocata un soprabito con collo di lapin appena sfoggiato. Vada per l'ancestrale ed inattaccabile sacralità del fuoco e d'accordo sul fatto che la pelliccia è comunque meglio della pellaccia. Ma sacrificare un costoso cappotto comprato a suon di sudati risparmi, questo sarebbe troppo anche per la più osservante delle vestali.

Leone Pantaleoni

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01) Crittografia (frase: 7 6)
B S

02) Crittografia (frase: 7 7)
DB HPO

03) Crittografia (frase: 4 2 4)
NOME DELL'AT.ORE BANFI

04) Crittografia (frase: 4 10)
- CATINO -

05) Crittografia (frase: 7 2 5)
- QUI.T. LETTERA .. UN ALFABETO -

06) Crittografia (frase: 5 2 4)
- CH.SSA' -

07) Crittografia (frase: 8 7)
- VR VR VR VR TO -

08) Crittografia (frase: 3 4 4)
- TELEFONATEMI! -

09) Crittografia: (frase: 6 1 2 1 4 2 = 2 4 1 3 6)
D... DI NASCITA

10) Crittografia: (frase: 4 4 2 2 2 = 6 8)
IN QUEL PO.TO

11) Crittografia (frase: 8 2)
SONO RIMASTO LI’

INVITO AI CAGLIESI

INVIATEMI UN COMMENTO COL VOSTRO NOME, VI FARO' L'ANAGRAMMA.

GLI ANAGRAMMI DEI CAGLIESI

chi sono questi ?

(nome: 9, 8) = "PANCETTA CON SFREGI" Piercing mal eseguito?

(nome: 7, 7) = "RE FRA LE DOMANDE" Novello Mike Buongiorno?

(nome: 5, 7) = "CARDAR ALBERI"
Ma non era la lana?

per le soluzioni...