sabato 25 dicembre 2010

IL NATALE DELL'ENIGMISTA

L'arrancante Babbo Natale (per carenza di camini?),
un'usanza assai diffusa anche dalle nostre parti.
E' a cominciare dalla parola Natale che sfavilla di luci il Natale. Infatti, per cambio di consonante, da Natale si passa a naVale, naSale e Fatale.
Per cambio di vocale, da Natale si va a iatale (un tipo di ernia).
Proseguendo, la parola 'Natale' s'incastona perfettamente nelle frasi:
staNATA / LEpre, emaNATA / LEgge, balleriNA / TALEntuosa e inNATA / LEtizia.
Per riposizionamento di lettere (anagramma) da Natale si ottiene 'altane' (tipici terrazzi veneziani). Con nomi derivati dal Natale, ricordiamo la scrittrice Natalia Ginzburg, lo storico e critico letterario Natalino Sapegno, l'attrice americana Natalie Wood (protagonista del Musical West Side Story), il cantante Natalino Otto e la giornalista Natalia Aspesi. Per via del cognome, nel calcio spicca l'attaccante dell'Udinese Antonio di Natale.
In un brano omovocalico (significa contenente un solo tipo di vocale che nella fattispecie è la 'a') che descriva il 25 dicembre può aversi: 'Amara data, Satana: tanta calca va alla cara stalla, all'amata casa, alla santa capanna!'.
Passando dal sacro al profano, al top del top delle freddure (è proprio il caso di dirlo) staziona inamovibile il titolone di giornale a carattere cubitali (Arrestato Babbo Natale perché colto con le mani nel sacco).
Facendo leva sul bisenso che è gioco enigmistico a tutti gli effetti, nel caso dovessero chiedervi cosa fanno di nascosto sotto l'albero la Regina d'Inghilterra e il Re di Spagna, non abbiate timori reverenziali nel rispondere: - I regali! -.
Infine, venendo al mai accantonato multietnico, se nel reparto elettrodomestici di un grande magazzino doveste sentirvi dire: "Gun Tso Sun Tan'Gung Haw Sun", non impressionatevi. Non si tratta degli intraducibili gargarismi d'una malfunzionante lavatrice ma delle parole di un cinese di Canton. Il quale, con un sorriso a trecentosessanta gradi, vi ha appena augurato "Buon Natale!" nella sua lingua.

Leone Pantaleoni

mercoledì 8 dicembre 2010

I FALO' DELL'IMMACOLATA

Ardono ancora, nella nostra provincia, gli echi d'una radicata tradizione legata alla Festa della Immacolata. Si tratta dell'accensione di grandi falò lungo le strade meno battute o in spiazzi disabitati di periferia (oggi sempre più rari per via del traffico e della cementificazione). Ricordo, nella Cagli in cui sono nato, che alla generale trepidazione suscitata dall'atavico fascino del fuoco si univa la particolare apprensione delle madri affinché gli scalpitanti figlioletti non finissero a ridosso di una fonte di calore capace di provocare danni irreparabili con i soli lapilli sputati qua e là come luccicanti coriandoli.
Rami, sterpi, paglia e fascine, elemosinandone di casa in casa o trasportandone personalmente dal limitrofo contado, erano di solito ragazzi e ragazze ad occuparsi della provvista del materiale da ardere. Calato che era il sole, si appiccava il fuoco alla infiammabile catasta e di lì a poco tutti quanti a cantare e ballare come in un sabba attorno al corroborante falò. Intanto, simili a tizzoni d'inferno, gl'immancabili arditi (incoscienti?) erano soliti saltabeccare tra lingue di fuoco accompagnati da ovazioni più o meno, è proprio il caso di dirlo, calorose. A combustione avvenuta, con pale e rastrelli, donne e uomini non si lasciavano di certo sfuggire la ghiotta occasione di riempire di carboni ardenti la pancia di luccicanti bracieri di rame o d'ottone così da dar manforte al camino nel riscaldamento di gelide abitazioni. Meglio tardi che mai, ed anzi meglio ... petardi che mai, col trascorrere degli anni, alla funzione purificatrice del fuoco, fecero eco - e che eco! - i pirotecnici scoppi di mortaretti. Inutile chiosare col dire che a quel punto il grado di pericolo toccava il limite d' integrità a persone o cose. Rammento con rinnovato dolore che capitò ad una mia amica di affogarsi tra le proprie lacrime per essersi giocata un soprabito con collo di lapin appena sfoggiato. Vada per l'ancestrale ed inattaccabile sacralità del fuoco e d'accordo sul fatto che la pelliccia è comunque meglio della pellaccia. Ma sacrificare un costoso cappotto comprato a suon di sudati risparmi, questo sarebbe troppo anche per la più osservante delle vestali.

Leone Pantaleoni

giovedì 8 luglio 2010

ENIGMISTICA PER I PICCOLI, SPECIE SE CRESCIUTI

C’è Leone da Cagli al Salone della Parola che va ad incominciare

Nel “Salone della Parola” che va ad incominciare v’è uno spazio dedicato all’enigmistica per i piccoli, laddove, proprio come accade con i giocattoli, va ad intrufolarsi uno stuolo incalcolabile di adulti. Ad occuparlo è Leone Pantaleoni, da sempre il ‘Leone da Cagli’ della Settimana Enigmistica. Logico allora rivolgersi a lui per aver maggiori dettagli in proposito: “Non di rado declassata a passatempo che subito si declina in perditempo anche a causa d’improvvisate rivistine “usa e getta” da consumarsi soprattutto in treno, sfuggono a non pochi i piani nobili dell’Enigmistica. Non per nulla gli antichi greci ne fecero gioco intellettuale, esercitando il loro acume nelle leggendarie sfide tra grandi personaggi alla fine dei banchetti; con relativi premi e penitenze, intendo, qual è ad esempio quella di esser costretti a bere vino inacidito. Parliamo di gente che, tanto per citare, risponde al nome di Omero, Pindaro e Platone. Del primo narra la leggenda che dinnanzi al quesito postogli da alcuni pescatori (“quelli che non troviamo li teniamo, quelli che troviamo li buttiamo”) non seppe dare la soluzione (i pidocchi) fino a suicidarsene. L’opposto accadde ad Edipo con la Sfinge, alla quale, dinnanzi al fatidico busillis (“qual è l’essere che cammina ora a quattro, ora a due e ora a tre gambe?”), seppe rispondere “l’uomo”. I fatto è che l’ Enigmistica, sia essa vista da sud, nord, est o ovest, confina da ogni parte con la ludolinguistica. Cosicché l’enigmistica sa davvero lavorarla la lingua, cogliendone segmenti per disgiungerli e ricongiungerli. Quindi inventa metafore e, al pari con la Letteratura, ne risveglia di assopite riproponendone d’inedite. Inoltre, come la Poesia, essa abitua alla concisione, riuscendo, attraverso cortocircuiti di analogie, ad esprimere ben più del solito parlare. Ideale materia scolastica che unisce l’utile al dilettevole, agli alunni insegna a trastullarsi con le parole, con le più sottili figure della retorica, fino a spingersi alle immagini più ardite”. Essendo soggetto che se vede un’A pensa ad ASOLA (a sola) e se vede un’I pensa ad ISOLA (I sola) ma anche al corrispondente romano dell’Unità (infatti I maiuscola è il numero uno degli antichi romani), resta il fatto che è persona da maneggiare con cura l’enigmista. Il quale, se fosse un pacco, lo si potrebbe comodamente capovolgere visto che essendo già sotto sopra di suo, non si farebbe che rimetterlo nel verso giusto”.
uno scherzoso bisenso di ‘Leone da Cagli’
la cui soluzione è “Insegnante di sostegno”.

SE MASSIMO CACCIARI RIAMMASSA I COCCI

SALONE DELLA PAROLA


(8 luglio, giorno uno)



Negli anagrammi di Leone da Cagli ce n’è anche per Maurizio Costanzo (sorcio umanizzato)



Dalle 18 di stasera (Biblioteca San Giovanni) Leone Pantaleoni (da sempre il Leone da Cagli della Settimana Enigmistica) parlerà di anagrammi, quel gioco dove riposizionando lettere di parole o frasi se ne ottengono di nuove. Davvero curiosi quelli di Massimo Cacciari (riammassa i cocci) e di Maurizio Costanzo (sorcio umanizzato) che vi proponiamo in foto.



venerdì 18 giugno 2010

IL MAESTRO FUCCI VA IN PENSIONE

In occasione del pensionamento dell’insegnante Ernesto Fucci che, conseguente alle nuove disposizioni di legge, impedirà allo stesso di completare l’ultimo dei cinque anni previsti dall’intero ciclo scolastico, i genitori degli alunni della IV A della Scuola primaria Anna Frank di Santa Maria delle Fabbrecce ci fanno pervenire il testo che segue:
“Per il semplice fatto che è umanamente impossibile elencare le doti e i meriti dell’ l’insegnante Ernesto Fucci, non ci è facile contenere in poche righe i nostri conseguenti sentimenti di gratitudine per lui. Sono davvero tante (avremmo voluto scrivere “troppe” se non fosse che alla provvidenza mai debbono porsi dei limiti) le cose che egli ha fatto per i nostri figli. Premesso che ha innanzitutto reso loro indolore il passaggio dalla scuola d’infanzia alle elementari, del programma scolastico è riuscito ad eluderne le sterili conseguenze di chi è solito svolgerlo come grigio disbrigo di pratiche. Aperto a tutto quanto il sociale e nemico giurato di qualsivoglia tesi preconcetta, di tale programma ne ha elaborato i temi in maniera libera ma non per questo arbitraria, dimostrando come l’imparare non collida giocoforza con l’immaginare e come la realtà possa benissimo andare a braccetto con la fantasia. Nessuno potrà mai dimenticare il suo accattivante ma anche pressante invito alla lettura (non a caso, di concerto alla moglie ha gestito in maniera egregia la biblioteca scolastica) e la sua abilità di collegare i personaggi di carta dei libri a quelli, in carne ed ossa, del vivere quotidiano. Nonostante non possa egli dirsi per ragioni anagrafiche figlio del computer al pari dei suoi scolari, non si è lasciato sfuggire la imprescindibile importanza dell’elemento informatico e il suo crescente divenire. Con autentica maestria di chirurgo, ha saputo operare nelle situazioni difficili, innanzitutto sdrammatizzandole. Sempre corretto nei rapporti con genitori e alunni, dai genitori ha saputo cavarne i frutti della migliore collaborazione. Da ultimo, ha compreso che portare a scuola il Leone Pantaleoni della ludo linguistica e degli scacchi avrebbe significato valorizzare ulteriormente il suo già inestimabile operato. Grazie, grazie di cuore, Maestro Ernesto Fucci!”

Ernesto Fucci, microfono in mano,
assieme all’amico di … cattedra Leone Pantaleoni.

ENIGMISTICA PER I PICCOLI, MEGLIO SE CRESCIUTI

Al Salone della Parola che va ad incominciare

Nel “Salone della Parola” che va ad incominciare vi è una sezione dedicata all’enigmistica per i più piccoli, quelli che, come accade con i giochi per bambini, nascondono uno stuolo incalcolabile di adulti.


A curarlo è Leone Pantaleoni, il Leone da Cagli della Settimana Enigmistica. Logico allora rivolgersi a lui per aver maggiori dettagli in proposito: “Non di rado declassata a passatempo che subito si declina in perditempo anche a causa d’innumerevoli e mediocri rivistine “usa e getta” da consumarsi soprattutto in treno, sfuggono ai più i piani nobili dell’Enigmistica. Non per nulla gli antichi greci ne fecero gioco intellettuale esercitando il loro acume nelle leggendarie sfide tra grandi personaggi alla fine dei banchetti; con relativi premi e penitenze, intendo, qual è ad esempio quella dell’esser costretti a bere vino inacidito. Parliamo di gente che, tanto per citare, risponde al nome di Omero, Pindaro e Platone. Del primo si narra che dinnanzi al quesito postogli da alcuni pescatori (“quelli che non troviamo li teniamo, quelli che troviamo li buttiamo”) non seppe dare la soluzione (i pidocchi). L’opposto accadde a Edipo con la Sfinge, alla quale dinnanzi al busillis (“qual è l’essere che cammina ora a quattro, ora a due e ora a tre gambe?”), seppe rispondere “l’uomo”. I fatto è che l’Enigmistica confina dovunque con la ludolinguistica. Significa che essa sa lavorare e utilizzarla la lingua, ne prende dei segmenti per disgiungerli e ricongiungerli fino al crearne di nuovi. Inventa metafore e, al pari con la miglior Letteratura, ne risveglia di assopite riproponendone d’inedite. Inoltre, come la Poesia, l’Enigmistica abitua alla concisione, riuscendo, attraverso cortocircuiti di analogie, ad esprimere ben più di quanto non lo faccia il solito parlare. Ideale materia scolastica che unisce l’utile al dilettevole, ai giovani insegna innanzitutto a giocare con le parole, con le più sottili figure della retorica, fino alle immagini più ardite”. Essendo soggetto che se vede un’A pensa ad ASOLA (a sola) e se vede un’I pensa ad ISOLA (I sola) ma anche al corrispondente romano dell’Unità (infatti I maiuscola è il numero uno degli antichi romani), resta il fatto che è persona da maneggiare con cura l’enigmista. Il quale, se fosse un pacco, lo si potrebbe comodamente capovolgere visto che essendo già sotto sopra di suo, non si farebbe che rimetterlo nel verso giusto”.

Nella foto:
uno scherzoso bisenso di Leone da Cagli la cui soluzione è “Insegnante di sostegno”.

LE BUFFONAGGINI DI BUFFON

Uno per ciascuno, Leone da Cagli ci propone gli anagrammi onomastici dei giocatori della nazionale

Non se ne avrà Gianluigi Buffon se vocali e consonanti del suo nome e cognome possono riposizionarsi nella frase: "lui? Buffonaggini!". Del resto l'anagramma è l'anagramma e farne un ana...dramma sarebbe cosa più inutile che sciocca. Con Alberto Gilardino che si traduce in "al tiro, gran bolide!" le cose vanno decisamente meglio. Non vi foste accorti, stiamo proponendo gli anagrammi onomastici dei giocatori della nazionale cosicché, se confina con il gossip Daniele De Rossi (dissero di Elena), sconfina nello spogliatoio Gianluca Zambrotta. Il suo "la garza in combutta" ci fa pensare a una baruffa per venir in possesso d'una bianca striscetta di seta o cotone stavolta più idrofoba che idrofila. Un Fabio Cannavaro desideroso d'esser incluso nella rosa nazionale, non ha motivo d’eccedere in salivazione. Con "Africa, non bava" chiarisce una volta per tutte il suo anagramma che lui nel continente nero e dentro la maglia azzurra ci sta già. Che Torino sia città plumbea ce lo rammenta un Giorgio Chiellini rivolto al Banfi juventino (ho cieli grigi, Lino!). A un obliquo Claudio Marchisio che minaccia di dire (schiudo ai clamori), fa eco la linea a cui è richiamato Simone Pepe (meno seppie). E che pancia piena sia garanzia di sonnolenza lo ribadisce un Riccardo Montolivo che solo il suo sport preferito può ridestare dalla pennichella (dormo? Calcio in TV!). Con "mi conosci di certo", vien da chiedersi a chi mai si rivolga Domenico Criscito, mentre, con "perdona l'ira", si erge in evangelica versione il convalescente Andrea Pirlo. Stretto nella morsa Jerry Scotti-Carlo Conti, chiude in sorprendente chiave ludica Vincenzo Iaquinta. Il suo "a quiz è nona vincita!" ce lo fa scoprire imbattibile campione alla Sallustio (quello di Passa Parola). Infine Marcello Lippi, il cui anagramma oppone un polemico "rimpalli colpe" a un inquietante "crampi? Pillole!". Col suo anagramma "abile, fa colpo" se la ride allora un Fabio Capello dimentico della paperissima del suo portiere.
Leone Pantaleoni

sabato 12 giugno 2010

SCACCHI E REBUS GRATUITI COL LEONE DA CAGLI

Tutti i martedì e giovedì ai bagni Gilberto

Riservate ai ragazzi e in un orario che va dalle 18 alle 19 del martedì e giovedì, lezioni gratuite di scacchi e rebus quest’estate ai Bagni Gilberto. Sarà Leone Pantaleoni a tenerle, il “Leone da Cagli” della Settimana Enigmistica. Eletto Cagliese dell’Anno nel mese di febbraio e premiato dal Circolo della Stampa in quello di maggio, questo 2010 è davvero anno ruggente per Leone che in fatto di scacchi e rebus puntualizza: “Solleticano la fantasia e stimolano il ragionamento; uniscono l’utile al dilettevole; e nel mostrare che i più bei giochi del mondo confinano a ovest col nostro cuore e a nord col nostro cervello, dimostrano che cercare il divertimento nelle cose sbagliate è la cosa più sbagliata del mondo. La prima lezione è programmata per martedì 15 giugno e per iscriversi basta telefonare al 30245 (Pantaleoni) o al 32887 (Bagni Gilberto); oppure inviare una e-mail a lpanta@alice.it o a gilberto@bagnigilberto.it

Nella foto 1: assistito da Stefano Tombari (Bagni Gilberto), Pantaleoni indica la mossa giusta del cavallo.


Nella foto 2: Matteo Mezzolani, 11 anni, vincitore della edizione 2008 della Olimpiade Enigmistica “Bagni Gilberto”.

mercoledì 2 giugno 2010

PESARO- SONDRIO-SARAJEVO,


Mentre gli scolari della Valtellina han proposto con pezzi viventi una storica partita commentata dall’enigmista Leone Pantaleoni, eccoli, da sinistra, il rappresentante della città di Sarajevo e quello della nostra città mentre stanno per affrontarsi nell’ambito del triangolare scacchistico Pesaro-Sondrio-Sarajevo organizzato dalla Scuola Primaria Anna Frank di S. Maria delle Fabbrecce e di cui al collaudato progetto “Time for Peace”. Gli scacchi come incontro invece che scontro, insomma.

DALL'UOMO DI EDIPO AI PIDOCCHI DI OMERO

Oscillante tra poesia e letteratura, nobile arte è l’enigmistica primogenita della ludolinguistica

Giove Pluvio permettendo, con giugno arriva l’estate ancor prima del fatidico giorno 21 e con l’estate arriva la spiaggia e con la spiaggia i giochi enigmistici sotto l’ombrellone.

Ecco perché abbiamo voluto sentire in proposito il Leone Pantaleoni che da sempre è il “Leone da Cagli” della “Settimana Enigmistica”:

“Non di rado equivocata quale passatempo che subito si declina in perditempo, sfuggono ai più i piani nobili della Enigmistica. Non per nulla gli antichi greci ne fecero gioco intellettuale, esercitando il loro acume nelle leggendarie sfide tra grandi personaggi e tra commensali alla fine dei banchetti, dove, alle più digeribili proposte si alternavano impegnative gare con relativi premi e penitenze, qual è ad esempio quella del dover bere vino inacidito. Parliamo di gente che, tanto per citare, risponde al nome di Omero, Pindaro e Platone. Di Omero si racconta che di fronte al quesito postogli da alcuni pescatori (quelli che non troviamo li teniamo, quelli che troviamo li buttiamo) non seppe dare la soluzione (pidocchi). L'opposto fece Edipo con la Sfinge; alla quale seppe rispondere "l'uomo" dinnanzi all'interrogativo "Qual è l'essere che cammina ora a due gambe, ora a tre, ora a quattro?".


Il fatto è che l'Enigmistica, quella con la "e" maiuscola, è una crisalide che si fa presto farfalla nella Ludolinguistica. La sa lunga sulla lingua cioè, la sa lavorare ed utilizzare a dovere, ne prende delle parole per disgiungerle e ricongiungerle fino a crearne di nuove. Essa inventa metafore con grande libertà e, al pari della miglior Letteratura, ne risveglia di assopite riproponendone di nuove. Inoltre, come la Poesia, l'Enigmistica abitua alla concisione, riuscendo, attraverso cortocircuiti di analogie, a dire ben più di quanto non dica il solito parlare. Abituando all'uso della parola giusta messa al posto giusto, sempre ci viene incontro come arte della precisione puntigliosa. Essa fa pensare, meditare, indugiare. Ideale materia scolastica perché unisce utile e dilettevole, ai giovani insegna innanzitutto a giocare con le parole, con le più sottili figure della retorica, con le metafore e le immagini più ardite. Non di rado essa ci fa imbattere in termini inattesi e non banali e a volte addirittura strani, perché lontani sia dall'uso che dall'abuso comune. Nel mezzo di una comunicazione oggi imposta dalla televisione, che è più che mai bulimica di frasi fatte e metafore morte, l'Enigmistica-Ludolinguistica ci ricorda quanto fruttuoso sia lo stare alla larga dai putridi miasmi del preconfezionato e dai polverosi ruderi del prefabbricato.”

sabato 22 maggio 2010

INTER AMATA E ANAGRAMMATA

Premesso che l'anagramma è quel trastullo enigmistico che nel riposizionare lettere di parole o frasi ne forma di nuove, premesso altresì che Inter, a cominciare dall'ambivalente parola terni (combinazioni al lotto e provincia umbra), si anagramma anche in treni, trine e quindi, forme imperative o esortative a parte (entri! o entri, prego!), nella seconda persona al presente del verbo entrare (tu entri), tutto ciò considerato, all'Inter appena salita sul "DC-8" tricolore sinonimo di scudetto numero diciotto, dedichiamo gli anagrammi onomastici (esclusivamente riferiti al nome, cioé) che seguono:
Josè Mourinho = Umorino? Oh, jes!

Diego Milito = egli dio, mito!



Marco Materazzi = corre? Ti ammazza!
e ancora:

Thiago Motta = Totti mago? Ah!
Javier Zanetti = E va' tir, anzi, jet!
Cristian Chivu = Vani trucchi? Sì!
Mario Balotelli = L'omertà o l'alibi.
Quindi, se per Maicon c'è un più che sintetico "macinò" che può permettersi di sottintendere il complemento oggetto e per Lucio c'è un "colui..." che poco dice ma molto lascia intendere, decisamente al di fuori dell'ambito squisitamente sportivo si collocano gli anagrammi d'un Esteban Cambiasso (Cinema e Boss? Basta!) in veste di maniaco cultore di film di gangster, d'un Ivan Ramiro Cordoba (Birmania? Vado, corro!) nell'abito del turista patito per i viaggi esotici e di un Walter Samuel (a wurstel? Male!) nei panni, stretti a quanto pare, d'un ghiotto divoratore di salsicciotti viennesi.

E se decisamente un po' sopra le nuvole e un po' sopra le righe risulta essere il surreale e poetico anagramma di Samuel Eto'o (esule atomo), ci pensa quello del presidentissimo Massimo Moratti (Rito? Somma stima!) a riportarci coi piedi saldamente appoggiati alla nuda terra.


Leone Pantaleoni

IDEE & OPINIONI

Poeta e scrittore scomparso il 18 maggio scorso, pochi sanno che Edoardo Sanguineti era profondo cultore d'arte edipica.
Non è dunque un caso che nel 1998 fu insignito del Premio Capri dell'Enigma, quel massimo riconoscimento che chi scrive il presente articolo sfiorò soltanto due anni dopo. Irresistibile consonanza fra letteratura e ludolinguistica, succede con Sanguineti quello che accade ad esempio con Umberto Eco. Curioso, sorprendente ma anche sdrucciolevole terreno, l'enigmistica è quella giocosa scienza in cui a ripetere velocemente la parola jonico (provate a farlo) la si trasforma in "cojoni". Oppure dove, meno banalmente, la pronuncia di "signora che soffre" può leggersi anche "signora che s'offre". Come a dire che per un piccolo apostrofo, sulla scia della sibillina virgola dell'ibis redibis e del punto che fece perdere la cappa a fra' Martino, si può passare da una partoriente ad un'escort. Riferite alle celluline celebrali, sempre l'enigmistica ne richiede concertazione e concentrazione. Come nel caso del "quotidiano di gran formato" che, invece del "Corriere della Sera" cela la croccante soluzione "pane". Sottolineato il chiaro rimando al Padre Nostro (quotidiano), quel "gran" sta infatti per grano e non per grande. Identica cosa dicasi di "lavora d'ago fino a mezzanotte per sistemare le mutande rotte". La mamma, la nonna o la zia che rammendano? Macché! Si tratta piuttosto della bussola, il cui ago indica sempre il nord (mezzanotte) e le cui mutande rotte sono i mutevoli tragitti percorsi dalle navi. Qualche grammo di materia grigia in più c'è da spendere dinnanzi al tavolo della roulette, con un "Rien ne va plus" che sottintende un "Bando di concorso alle poste". Infatti chi non sa che il "rien ne va plus" impedisce (bandisce) di partecipare (concorrere) alle puntate del gioco (poste)? Tornando infine al Sanguineti di partenza, alle introvabili parole che ripetano tre volte consecutive gruppi di due lettere (capopopolo e patatata), egli vi ha aggiunto un sorprendente "antititini". Ah, pregandovi di risparmiarcelo, patatata significa colpo inferto con una patata.
Leone Pantaleoni

martedì 18 maggio 2010

PIOGGIA

Musa della Poesia l'una e della Musica l'altra, Euterpe e Calliope debbono stavolta starsene costantemente e scomodamente acquattate sotto un capiente parapioggia. E devono magari farlo con il D'Annunzio de La pioggia nel pineto e il Verlaine della Canzone d'Autunno la prima, e con il Modugno di Piove e il Morandi di Scende la pioggia, la seconda. Di robusto e spazioso ombrello deve premunirsi anche l'innamorato Gene Kelly di Cantando sotto la pioggia, dacché quest'anno Giove Pluvio ci si è messo di brutto.
Al punto da ricordarci ora dopo ora, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese e stagione dopo stagione, come pioggia e autunno non finiscano mai. Essendo che l'autunno 2010 si sta dimostrando di 212 giorni (dal primo ottobre al 30 giugno), qualcuno dovrà prendersi la briga di opportunamente rivedere e correggere quell'adagio che fa "30 dì conta novembre con april, giugno e settembre, di 28 ce n'è uno, tutti gli altri ne han 31". Inoltre, senza scomodare l'arciabusato "Non ci son più le mezze stagioni", si può chiosare col dire che mai come di questi tempi, pardon maltempi, la Primavera che non c'è più è davvero sinonimo di ... prima v'era. Di fronte a tanto, anche l'enigmista si trova privo di frecce nella faretra e se proprio come tutti brama il sole, deve come tutti andare a cercarselo nel vocabolario. E cioè laddove sono ospitati ulteriori termini di rinforzo come "asole", "isole", "soletta" e "solerte". A questo punto ci viene il sospetto che il sublime pittore Angelico fosse detto Beato non perché santo frate ma perché nato a Fiesole, visto che anche dentro la parola Fiesole ci si trova la parola sole. Parimenti da rivisitare il noto proverbio che in versione femminista fa "Meglio sole che male accompagnate". Viene infatti da domandarsi se quel sole, invece del contrario di accompagnate, non stia piuttosto ad indicare l'astro attorno al quale gira con i restanti pianeti la Terra. Una Terra così bagnata che ormai altro non è se non fango.

LEONE PANTALEONI

domenica 16 maggio 2010

10/05/2010 - CIRCOLO STAMPA PESARO Lunedì 10 maggio alle 18, nell’auditorium di Palazzo Montani Antaldi, consegnati i Premi 2010 a Gianni D’Elia, Ivano Dionigi, Leone Pantaloni e Marcello Signoretti.

Gianni D'Elia

Ivan Dionigi Leone Pantaleoni

Marcello Signoretti

E’ dal 1964 (sia pure con qualche interruzione) che il Circolo della stampa di Pesaro assegna un premio a personaggi che si sono distinti nei settori della cultura, dell’arte, dell’imprenditoria e dello sport. I premiati di quest’anno sono Gianni D’Elia (perché la sua poesia è ormai una voce nazionale limpida e critica), Ivano Dionigi (perché il traguardo raggiunto corona una lunga storia personale che con lui onora tutta la città),









Leone Pantaleoni (perché se il mondo fosse un rebus lui lo avrebbe già risolto col suo acume che sa di bontà) e Marcello Signoretti (perché la sua opera è sempre il miglior messaggio che Pesaro può dare di sé). Un premio speciale è stato assegnato all’Ente concerti di Pesaro per i cinquant’anni di attività.

domenica 9 maggio 2010

IL EONE DA CAGLI CHE METTE NERO SU BIANCO LA MATERIA GRIGIA

Se Bartezzaghi, Peres ed altri affermati enigmisti si occupano del creatore di giochi di casa nostra
Milanese l'uno e romano l'altro, ludolinguista il primo e giocologo il secondo, nonché tutt'e due saggisti di successo, si può senz'altro affermare come Stefano Bartezzaghi ed Ennio Peres siano i due "enigmofili" più famosi d'Italia. Come a dire che se Edipo (simbolo dell'enigmistica) fosse Gesù, essi sarebbero Pietro e Paolo.
Stefano Bartezzaghi, ludolinguista milanese di successo
laureatosi sotto Umberto Eco, è figlio del compianto Piero
(Pietro all'anagrafe), autore del più famoso cruciverba d'Italia.
Ennio Peres, il matematico romano diventato giocologo
che vanta il cruciverba più difficile del mondo.
Ebbene, Bartezzaghi e Peres si sono recente occupati di Leone Pantaleoni. Nel tascabile "L'elmo di Don Chisciotte" ecco cosa scrive il primo del rebus antologico di Leone "Sodoma e Gomorra": "I bei rebus hanno per soluzione delle frasi fatte, ma le frasi fatte non sono infinite e infatti è sempre più difficile fare dei bei rebus. Dopo gli anni d'oro, dai Cinquanta ai Settanta del secolo scorso si è incominciato a pensare che le frasi fatte fossero già sfruttate tutte, ma un rebussista, si è accorto che una frase che non sembrava affatto utile per un rebus in realtà lo era. La frase è "Sodoma e Gomorra", e quel rebussista si è accorto che conteneva un'alternativa che si poteva illustrare con un gladiatore S alle prese con un leone EG: S o doma EG o morrà. Non è la Recherche ma, nel suo genere, è un capolavoro: ed è un capolavoro di creatività perché come direbbe Anassagora "insieme erano tutte le cose (nella fattispecie le lettere di Sodoma e Gomorra) "e l'intelletto le separò e le mise in ordine". Passando ad Ennio Peres, in una sua recensione, egli scrive letteralmente: "Alcune originali trovate di Leone da Cagli sono entrate nella storia dell'enigmistica per aver contribuito ad aprire nuovi e stimolanti filoni di ricerca. Recentemente, egli ha realizzato un opuscolo contenente trenta impegnativi enigmi, tutti molto eleganti. In tema di giochi crittografici, scomodando apprezzamenti del tipo "degno di antologia e rimarchevole e dalla splendida frase", esprimono giudizi lusinghieri su Leone da Cagli anche Atlante e Pipino il Breve, ovvero due tra i più noti e apprezzati "addetti ai lavori" della nostra penisola.

SE E' L'ENIGMISTA A FAR LA FESTA ALLA MAMMA


Domenica 9 maggio è festa dedicata alla mamma. Come un seno colmo di latte, è parola turgida, mamma, per l'enigmista. Omovocalica e omoconsonantica (ammette la sola "a" e la sola "m"), si fregia di essere anche quel che si dice in gergo un antipodo diretto. Significa semplicemente che se si tien ferma la prima lettera (m) e si ruota il resto della parola (amma), sempre mamma si legge. Curiosamente lo stesso può dirsi per “papà”, mentre, nel caso di “babbo”, si otterrebbe bobba (brodaglia densa e disgustosa). La qual cosa genererebbe il cosiddetto bifronte perché babbo e bobba non sono più la medesima cosa. Prodotto per eccellenza della lallazione, vale a dire le prime sillabe che fuoriescono dalla bocca del bambino, mamma è voce etimologicamente ed intimamente legata a mammella. Debordante nei proverbi (chi ha la mamma mai non pianga, la mamma è l'angelo della casa, la mamma è l’angelo del focolare, di mamma ce n'è una sola, ecc.) in quello latino "mater semper certa est, pater numquam" si ricorda come, se l’identificazione del marchio di fabbrica femminile è indubitabile, identica cosa non possa dirsi per quello maschile. Dai Beniamino Gigli e Claudio Villa di "Mamma" al "Viva la mamma" di Bennato, passando per il "Son tutte belle le mamme del mondo" di Giorgio Consolini, anche nella musica non si scherza. Con "Niente di grave, sono incinto", già dal lontano 1973 il cinema ha creato il "mammo" ma non la "babba". E siccome tra babba e Abba il passo è breve, ecco tornare in ballo la canzone con la immarcescibile "Mamma mia" del sempreverde complesso svedese. Anche da mammo a mammone la distanza è risibile e mammone, si sa, è il bambino che non intende mollare la presa dalla sottana materna. Fenomeno regressivo quest’ultimo che i rigurgiti dell'attualità estendono al figlio cresciutello e di cui al super trafficato neologismo "bamboccione". Infine, in fatto di mamma, il posto d'onore spetta senz'altro a Maria. Con l'"ecco tua madre" rivolto tra i rantoli all'apostolo Giovanni, un Gesù dimentico della croce, ce l'ha teneramente e definitivamente consegnata.


Leone Pantaleoni

mercoledì 5 maggio 2010

SODDISFAZIONE A CAGLI

Già nominato Cagliese dell’Anno nel febbraio scorso, viva soddisfazione ha suscitato tra Bosso e Burano la notizia che Leone Pantaleoni, da sempre il Leone da Cagli della Settimana Enigmistica, è tra coloro che il 10 maggio prossimo riceveranno l’ambito premio del Circolo della Stampa di Pesaro. A soli due anni di distanza, il suo nome si aggiunge così a quello di un altro suo concittadino, vale a dire quell’Eliseo Mattiacci la cui fama di scultore ha varcato gli oceani.

SE ‘LUTHER .ING’ SI RIVELA UN PROVERBIO

Se l'enigma affonda le radici nel sotterraneo, con l’enigmista ci si può addirittura imbattere in una vena petrolifera. Enigmista come lo è ad esempio Leone Pantaleoni, da sempre il Leone da Cagli della Settimana Enigmistica che di rovelli ne inventa e propone da metter nero su bianco la materia grigia. Come nel caso di “Luther .ing” che - mai e poi mai ci credereste - nasconde nientemeno che uno dei proverbi più noti. Qual è appunto quello che narra d’un certo priore di nome Martino. Costui aveva scritto sulla porta d’ingresso una frase nella quale c’era un punto dirottato che ne stravolgeva il senso fino a capovolgerlo. La frase giusta doveva essere “Porta patens esto. Nulli claudatur honesto (La porta sia aperta. A nessuna persona dabbene sia chiusa) ma quella trascritta era invece: porta patens esto nulli. Claudatur honesto (la porta non sia aperta a nessuno. Sia chiusa alle persone dabbene). E fu così che, per quel puntino fuori posto, Martino perse il posto di priore. Bene, che c’azzecca tutto ciò con Luther King? Nel “Luther .ing” proposto da Leone da Cagli può ben vedersi coma la cappa sia stata sostituita da un punto e come si parli d’un Luther King che si chiamava Martin. Capìta allora l’antifona? E capito anche perché dagli enigmisti bisogna starsene alla larga?
Leone Pantaleoni

lunedì 26 aprile 2010

TV ED EDUCAZIONE

Stretto nell'alternativa se stare o meno in cattedra, educare sì - educare no è l'eterno dibattito che chiama in causa la televisione. Ma l'educare è conseguenza diretta del modo di essere. Sia che si tratti di cose serie che di argomenti cosiddetti leggeri. Educare non è svolgimento d'un tema dettato ma è il modo stesso di svolgerlo.
Leone Pantaleoni

martedì 23 marzo 2010

SINDONE SPIEGATA A CRISTO RE

Dalle ore 21 di lunedì 29 marzo, l’enigmista e ludolinguista Leone Pantaleoni sarà ospite della Parrocchia di Cristo Re per parlare della Sindone, il telo di lino che secondo la tradizione avvolse il corpo di Gesù deposto dalla croce. Quella medesima Sindone che a partire da sabato 10 aprile e fino a domenica 23 maggio sarà di nuovo esposta al pubblico a Torino dopo le ostensioni del centenario dalla prima fotografia (1998) e dell’anno giubilare (2000).
Testimone d’un uomo prima vivo (sangue sgorgato intra vitam) e quindi morto (sangue post mortale), la Sindone non porta traccia alcuna di processi putrefattivi, a partire dall’alone di ammoniaca che avrebbe dovuto depositarsi sul lenzuolo attorno alla zona delle labbra del cadavere. "La Sindone" afferma Pantaleoni "più di un'icona, è una reliquia. E, più d'una reliquia, è una presenza".

giovedì 18 marzo 2010

OGGI IN EDICOLA E LIBRERIA IL “TRENTAR” NON NUOCE DI LEONE DA CAGLI

30 inediti quiz che mettono nero su bianco la materia grigia

Da oggi (lunedì 22 marzo) sarà disponibile nelle edicole e librerie di Pesaro e Cagli l’agile volumetto”Trentar non nuoce” con cui Leone Pantaleoni, il Leone da Cagli della Settimana Enigmistica (eletto il 28 febbraio scorso Cagliese dell’Anno), nel mettere nero su bianco la materia grigia, propone trenta inediti enigmi da far fumare il cervello senza intossicare i polmoni. Riservato a battute su Adamo, Eva e il serpente, segue il capitolo umoristico “Tentar non nuoce" e quindi, per concludere, quello sul rebus antologico "Sodoma e Gomorra" che, definito capolavoro dagli specialisti, ha da ultimo trovato il plauso del ludolinguista italiano più famoso, vale a dire lo Stefano Bartezzaghi del Venerdì di Repubblica.

lunedì 15 marzo 2010

L’ENIGMA SINDONE A SCUOLA

Particolarmente attenti e desiderosi di chiedere per approfondire l’argomento, sono ormai più di cinquecento gli alunni di elementari e medie della nostra città catechizzati da Leone Pantaleoni, da sempre il Leone da Cagli della Settimana Enigmistica, sull’affascinante e coinvolgente enigma della Sindone, vale a dire il sacro lenzuolo che secondo la tradizione avvolse il corpo di Gesù deposto dalla croce. A partire da sabato 10 aprile e fino a domenica 23 maggio, la Sindone sarà di nuovo esposta al pubblico a Torino. Le precedenti ostensioni che fecero registrare quasi quattro milioni di visitatori, risalgono agli anni 2000 e 1998 e proprio nel ‘98 Pantaleoni ebbe modo di conoscere Mauro Trematore il pompiere che trasse in salvo la Sindone nell’incendio scoppiato nel Duomo di Torino nell’aprile 1997.


Nelle foto:
Leone Pantaleoni tiene la sua lezione nelle scuole pesaresi.

LA SETTIMANA MISTICA

Quando giocare con le parole non è sinonimo dello scherzare coi santi

Scherza coi fanti, dice il saggio, ma lascia stare i santi. Da tale dettato sembra però ritenersi esentata quella scienza che a suon di rovelli mette nero su bianco la materia grigia. Quella medesima che osa coniare una Settimana Mistica che per assonanza fonetica fa il verso sia alla Rivista che vanta innumerevoli tentativi d'imitazione che a quel culminante squarcio quaresimale che, noto sotto il nome di Settimana Santa, si fregia d'un numero incalcolabile di fedeli.
una rivisitazione quaresimale
della Settimana Enigmistica
griffata Leone da Cagli.
Tanto per cominciare, ci si può riferire a quell'ermetico botta e risposta fra Gesù e Pilato nel pretorio. E cioè al quando il procuratore romano, dal più profondo del suo cuore di scettico, nel domandare: "Quid est veritas?" (cos'è la verità?), si sente ribattere: "Est vir qui adest" (è l'uomo che ti sta dinnanzi). Ebbene, ancorché cambiate di posto, le 6 vocali ed 8 consonanti della domanda sono le medesime 6 vocali ed 8 consonanti della risposta. Un anagramma, insomma. Proprio come anagramma uno dell'altra sono la prima e la seconda parte della frase: "Il Cireneo scortava / la Veronica e Cristo". Ancora: se a Carol Wojtyla s'italianizzano la "j" e la "y" trasformandolo in Carol Voitila, ecco che per riposizionamento di lettere, nome e cognome si riassumono in un sorprendente "l'alto vicario". E siccome da riassunto a sunto il passo è breve, la facile battuta “sunto sùbito” è presto servita su una patena d'argento. La sorpresa può farsi addirittura meraviglia nel caso di "Stefano protomartire" le cui lettere si ricollocano in un verace "santo morto fra pietre" e ci ricordano che finì lapidato il primo testimone di Cristo. A seguire, meritevoli di citazione ci appaiono Giuda Iscariote (die' guai a Cristo), San Gregorio Magno (gran seggio romano), Girolamo Savonarola (saliva al rogo romano), Santa Teresa d'Avila (destinata a salvare) e Pietro Celestino (eletto, ci ripensò). Per chi non rammentasse, Pietro del Morrone, scelto papa nel 1294 col nome di Celestino V, abdicò dopo soli quattro mesi.
Anagramma, sempre anagramma, fortissimamente anagramma, come si nota. Che nell'imminenza d'una croce giammai cruciverba, fa tanto rima con il neologismo anadramma.
Leone Pantaleoni

mercoledì 10 marzo 2010

MA IL PADRE DI ALICE ERA PRETE ENIGMISTA

Si tratta del reverendo anglicano Charles Dodgson, più noto con lo psedonimo di Lewis Carrol

Sessant'anni dopo il cartone animato della Disney che generazioni di piccoli han visto al cinema e quindi rivisitato da adulti in dvd, coi volti di Mia Wasikowska (Alice), Johnny Depp (il Cappellaio Matto) e una Elena Bonham (Regina Cattiva) caricatura della Bette Davis regina Elisabetta nel Conte di Essex (1939), è uscito sugli schermi "Alice in Wonderland".

Elena Bonham,

caricatura della Bette Davis nel Conte di Essex (1939),

è la Regina Cattiva.

Film tratto dal capolavoro di Lewis Carrol, pochi sanno che Lewis Carrol era in realtà lo pseudonimo che l'autore, il reverendo Charles Dodgson, docente di matematica in un College di Londra, aveva assunto di concerto con un editore dopo averne per altro scartati molti altri.

Lewis Carrol
era in realtà lo pseudonimo del reverendo Charles Dodgson,
docente di matematica in un College di Londra.
Terzogenito di parroco anglicano, meno noto ancora è che Dodgson fosse un autentico patito di enigmistica e ludolinguistica e, insomma, di alchimie cerebrali che mettono nero su bianco la materia grigia. La primogenita delle quali era addirittura frutto della sua fervida ed inesauribile inventiva. Si tratta del "doublets" che egli, presentandolo nel 1879 all'editore Edith Jebb, definì, con umorismo stile Mark Twain, un puzzle che se hai l'emicrania te la toglie e se non ce l'hai te la fa venire. Il "doublets" consiste nel partire da una parola e giungere a un'altra (meglio se in relazione con la prima) attraverso una serie di passaggi ottenuti modificando ogni volta una sola lettera. Esempio: da testa si giunge a piede nel modo che segue: testa, teste, peste, piste, pinte, pinne, piene, piede. Amante degli anagrammi che riposizionano lettere di parole o frasi per ottenerne di nuove, Dodgson ne creò davvero di bellissimi. Infine, gioco che nel rovesciare come un guanto la logica delle cose rivela una sua logica, da ultimo ma non ultimo giunge il cosiddetto "nonsense". Come nel caso del rivenditore di copricapi che festeggia a suon di tè e pasticcini il non compleanno invece del compleanno; facendo così festa non una ma 364 volte l'anno. Cappellaio Matto, come si vede, ma non fesso.
Leone Pantaleoni

domenica 7 marzo 2010

CHI DICE DONNA DICE D'ANNO

Chi dice donna dice danno. Ma anche d'anno se per anno s'intende quello di 364 giorni e dei 364 giorni si considera soltanto l'8 marzo. A voler far festa alla donna sono in tanti. E tra costoro si celano anche i mal intenzionati che lo intendono ironicamente, ovvero come quando si dice far la festa al maiale per significare l'intenzione di macellarlo. Tributo all'amore materno invece che limitazione alla onnipotenza divina, quando la donna è madre, un proverbio ebraico dice che Dio le madri le ha create non potendo essere ovunque. Fermo restando che se l'uomo è capo della famiglia, la donna è collo che muove il capo dove vuole, quando la donna è moglie le cose si complicano. Al punto da ritenere che il miglior marito sia un archeologo per il semplice fatto che più lei invecchia, più lui la reputa interessante.
Ed a proposito di tempo che passa si può bellamente aggiungere che gli anni che una donna si toglie non li butta ma li aggiunge alla età delle altre. Il che ci rimanda di prepotenza a quel noto principio della termodinamica secondo il quale nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma.
Leone Pantaleoni

QUARESIMA, SINONIMO DI 40

Periodo penitenziale della liturgia cattolica in preparazione della Pasqua che va dal mercoledì delle Ceneri alla Domenica delle Palme, ecco giunta, dopo il Carnevale, la Quaresima. E se il Carnevale del tutto è lecito traveste la realtà sotto le mentite spoglie del piacere e dell'edonismo, la Quaresima dell'astinenza ne smaschera l'inganno e la fallacia. Nel suo Decamerone Boccaccio scrive: "Oltre alli digiuni delle quaresime che nell'anno si fanno dalle divote persone".
Il cognome Quaresima è diffuso nelle Marche e, più precisamente, nel fabrianese e nell’anconetano. Quaresima è sinonimo di 40, ovvero sia quanti sono i giorni del diluvio universale che quelli impiegati dagli ebrei ad esplorare la terra ospitante; 40 sono i giorni camminati dal profeta Elia per giungere sulla sommità del Monte Oreb ed altrettanti quelli concessi da Dio alla città di Ninive prima di distruggerla; 40 giorni e 40 notti trascorse Mosè sul Monte Sinai nell’attesa di ricevere i dieci comandamenti. 40 sono i giorni del digiuno di Gesù nel deserto dopo il battesimo nel Giordano e 40 anche quelli da lui impiegati per ammaestrare i discepoli dalla Resurrezione all'Ascensione. Infine, 40 sono i giorni di durata dell'Esodo. Perché composto di 40 membri, Quarantia era il nome dato al Tribunale Supremo della Serenissima detto, appunto, Consiglio dei Quaranta.

Ma Quarantia è anche il nome di un canale naturale situato alle foci del fiume Isonzo. Nel 40 avanti Cristo i componenti del triunvirato Antonio, Ottaviano e Lepido, si spartirono l’impero romano. Quarantena è il periodo d'isolamento forzato atto a limitare la diffusione di gravi malattie; specie se a carattere epidemico, specie in caso di peste e specie se si tratta di quella nera. Come accade nella malaria, Quartana è febbre a intermittenza di 4 giorni. Non ci è dato di sapere quanti ladroni ronzino intorno a noi ma è noto come quelli di Alì Babà fossero 40, uno per ciascuna carta da gioco nel mazzo italiano. In chimica 40 è il numero atomico dello Zirconio e in fisica è l'unica temperatura indicata con il medesimo valore sia dalla scala Celsius che dalla Fahrenheit. Per la Smorfia 40 indica la noia mentre per quella napoletana la scaccia evocando tante cose, non ultime la disgrazia e la sfortuna. Al punto che, a contar bene, c'è davvero da chiedersi se la paura, invece di 90, non faccia piuttosto 40.
Leone Pantaleoni

mercoledì 3 marzo 2010

STORICO ED ENIGMISTA I CAGLIESI DELL’ANNO

Si tratta del prof. Carlo Arseni, scomparso nel 2002, e del Leone da Cagli della mitica Settimana.

Nato per riservare il meritato plauso all’operato di quei suoi figli che nel tempo han dato lustro alla loro Città, in quella suggestiva cornice che è il Teatro Comunale, è stato consegnato dalla locale Associazione Giochi Storici, il premio annuale “Il Cagliese”.Riconoscimenti, uno alla memoria e l’altro ad un vivente, i personaggi di stavolta sono il compianto storico Carlo Arseni (nelle mani del figlio Gabriele) e l’enigmista Leone Pantaleoni.

Laureatosi in lettere nel ‘45, membro di prestigiose accademie, quali ad esempio la Internationale Burckhardt di Basilea, socio della Legion d’Oro nonché direttore della Biblioteca Comunale, e quindi autore di apprezzate monografie sulla sua città, ivi compresi i suoi personaggi più illustri e caratteristici, il prof. Arseni è stato eccezionale uomo di ricerca.

Insignito (medaglia della Zecca dello Stato) del premio "Operosità nell'Arte", mille e più i suoi interessi, tra i quali l'uso del violino e la pratica amatoriale del gioco degli scacchi. Pantaleoni, invece, da sempre il Leone da Cagli della Settimana Enigmistica, ha dalla sua una serie di successi in campo creativo, a cominciare da un rebus ospitato in numerose monografie edipiche fra cui il Dizionario Enciclopedico di Enigmistica e Ludolinguistica della Zanichelli e fino ad un’analoga pubblicazione in lingua spagnola di Barcellona. La soluzione di tale gioco, definito capolavoro dagli specialisti, ultimo dei quali lo Stefano Bartezzaghi del Venerdì di Repubblica, fu curioso oggetto di sfida fra Eco e Benigni nel corso del Festival "Gradara Ludens". In campo scacchistico, invece, Pantaleoni ha collezionato due perle che si traducono nel pareggio con il campione del mondo russo Anatolij Karpov (Modena, 1991) e nella vittoria contro il genio fiorentino Sergio Mariotti (Pesaro, 1998). Proposta dalla Compagnia dei Guitti dell’Oca diretta da Giannicola De Sanctis, la cerimonia si è conclusa con dialoghi satirici incentrati su coppie famose. Un esempio per tutti: Adamo, rivolto ad Eva: "Ma se è antico almeno quanto il mondo, come si fa a dire che il nostro peccato è originale?".

martedì 16 febbraio 2010

DA PIOVE A POVIA, SESSANT’ANNI DI FESTIVAL

Da Piove a Povia quasi un anagramma (le medesime lettere cambiate di posto), a un "Al di là" quasi un palindromo (che si legge allo stesso modo anche all'incontrario), ne son trascorsi 60 di anni dal Sanremo di Nunzio Filogamo a quello di Antonella Clerici.

A proposito, riposizionando le lettere dell'autoironica chioccia passata dall'àrista ("La prova del cuoco") all'Ariston, si ottiene un "lentina ... collerica" che non rende giustizia né al suo eloquio fluente e né al suo charme coinvolgente. Si noti come nella retorica domanda "L'Ariston ... stonar lì?", le parti separate dai puntini son composte dalle medesime vocali e consonanti. E, sempre in tema di anagrammi, ma stavolta di nomi e cognomi e perciò onomastici, davvero stuzzicanti quelli di cantanti, alcuni dei quali più sessantenni del ... sessantenne San Remo. Ugole e dischi d'oro che, passando per un'avida Fiordaliso (farò i soldi) e un non più vivido Renato Carosone (cantar è oneroso) e quindi per una “rondineggiante” Antonella Ruggiero (garrule note in gola) e una “cenerentoleggiante” Fiorella Mannoia (ero fanalino, ma ...), vanno da un Gianni Morandi di perenne transumanza melodica (anni giramondo) ad un Massimo Ranieri di ritrovata stanzialità catodica (riammesso in RAI). E, sempre in fatto di televisione, il sipario sugli anagrammi può infine calarsi sulla frase "Falsar melodie in TV? Sì!" le cui lettere si riposizionano ne "Il Festival di San Remo".
Passando al capitolo delle domande bizzarre, potrebbe comodamente giungersi alle due che seguono: se i testi delle sue canzoni fossero poetici, San Remo, diventerebbe per questo San ... Rimo? E se i suoi pronostici del chi vincerà fossero dati in pasto ai discussi sondaggisti, diventerebbe per questo San ... Demo? Intanto, tra un "Solo noi" che per aggiunta di lettera si appisola sul divano (solo noia) e uno "Storie di tutti i giorni" che per cambio di lettera s’insozza nel cassonetto (scorie di tutti i giorni), curioso notare come vi siano titoli di canzoni che s’accoppiano come elementi d’un Domino. E cioè “piove ... passerà” e “non ho l'età ... vorrei incontrarti fra cent'anni”; fino a giungere ad "aprite le finestre ... vola colomba ... nel blu dipinto di blu", oppure a “ti regalerò una rosa … per Elisa … si può dare di più”, che di tessere ne inanellano entrambe addirittura tre.
Leone Pantaleoni





domenica 14 febbraio 2010

MA IL BACIO RENDE IMMORTALE O IMMORALE?

Inedito e un po’ irriverente il San Valentino dell’enigmista

Visto che Cupido è composto dalle medesime lettere di pudico cambiate di posto, che egli sia dio casto e innocente non ne ha dubbio da sempre l'enigmista. Analogamente, se il greco Eros è ... rose, il suo omologo romano Amore ... è Roma.



Ma San Valentino è festa d'innamorati, appunto, e non d'anagrammi. E di quelli cotti, per giunta; ed anzi cotti cotti, perché rosolati a puntino da ambo le parti. Gl'innamorati dalle "cioccolatose" frasi in carta oleata del tipo "bacio, apostrofo rosa fra le parole t'amo"; nonché dai sincopati nomignoli del genere "Cindy88" e dai barocchi vezzeggiativi, ora in prosa semplice (Orsacchiottino Pelosino Morbidino), ed ora musicata (Trottolino amoroso dududù dadadà). La scrittrice Margaret Fuller ha scritto: "Fu il tuo bacio, amore, a rendermi immortale". Ma per il cultore edipico è fin troppo facile immaginare come un galeotto scarto di consonante potrebbe gettar dalle stelle alle stalle tanta aulica frase ("Fu il tuo bacio, amore, a rendermi immorale"). A Lui che ripete incalzando "Ogni volta che il tuo sguardo s'incontra col mio, non resisto; ogni volta che sorridi, non resisto; ogni volta che ti bacio, non resisto", vien fantozzianamente da domandarsi se lei non sia una Signorina Silvani strabica, sdentata e assai poco amica del dentifricio; a lui e lei che si dicono "Cupìdo ha messo i nostri cuori a cuocere nel fuoco ardente" vien da obiettare: "Che gusti! Ma davvero mamma Venere non poteva lasciare al suo Amorino qualcos’altro da mettere sotto i denti?". E se il gusto è un senso, viene allora il doppio senso, come nel caso di "Quanto mi manchi, amore!", dove lei non è ragazza come tante, bensì quella bersaglio del lanciatore di coltelli. Va da sé che il seguito: "E per fortuna che mi manchi!", si rivela un sottinteso addirittura assordante. Anche nella variante di "Vorrei gridare al mondo il mio amore per te!" va spiegato che si tratta di tipa bizzarra andata a innamorarsi d'un lercio barbone (mondo per pulito). Dall'uomo alla bestia, anzi, alla bestiola, giocando su una “o” chiusa invece che aperta, "Una rosa per te, amore!" potrebbe dirlo la topina che offre al topino non il fiore di maggio ma una forma già morsicchiata formaggio.
Leone Pantaleoni

mercoledì 10 febbraio 2010

SE ARLECCHINO FA IL LECCHINO

Viareggio, Fano, Cento , Venezia, dalle feste greche in onore di Dioniso, dai Saturnali romani del "semel in anno licet insanire" (una volta all'anno è lecito impazzire), dai canti carnascialeschi del Magnifico di "Quant'è bella giovinezza", fino alla corsa dei cavalli berberi della Roma papalina, Carnevale è parola pregnante di storia e folklore. Che derivi da "carnem levare", togliere la carne a indicare la subentrante Quaresima, o che provenga da "carrus navalis", carri a forma di navi in antiche processioni evocanti la naumachia, sta di fatto che a Carnevale ogni scherzo vale. Proverbio quest'ultimo che per Valentino da Tavullia si rivede in "... ogni scherzo Vale" e per un giocatore di rugby si corregge in "ogni scherzo ovale". Sinonimo di maschera, il Carnevale è parente stretto dell'enigmistica che, come etimo insegna (il sostantivo greco àinigma dal verbo ainìttomai), si caratterizza nel parlare in modo oscuro, coperto, e dunque mascherato. A proposito, si possono scomporre le otto lettere della parola "maschera" e ricomporle in "marchesa" o "marasche" (le viscioline dal sapore dolce e acidulo e di cui al delizioso Maraschino). Al plurale s'otterrebbero invece sia "marchese" che il "cashmere" che è modo inusuale ma corretto di scrivere cachemire. Signora Coriandoli a parte e di cui al desaparecido comico Maurizio Ferrini, davvero sorprendenti si dimostrano gli anagrammi di "Coriandoli". Lo dimostrano sia il sostantivo "ladrocinio" che il verbo "riciondola", senza da ultimo trascurare quel corroborante "Cordialino" che serve a tirarci su, specie di fronte a mutazioni lessicali come quelle testé proposte. A giocare a nascondino con nomi di maschere famose contenute in frasi fatte, non c'è che da accontentarsi d'un magro raccolto, quali sono: - Troppi complimenti non fAR, LECCHINO! - (Arlecchino); - Sconcertante coME NEGHINO la verità! - (Meneghino); - Vi son PULCI NELLA scatolina! - (Pulcinella); - Correr al suon del flauto per boschi: PAN TAL ONEroso compito avea! - (Pantalone). Tra i proverbi meno noti sul Carnevale merita citazione l'assai poco confortante "Carnevale o Quaresima per me è sempre la medesima", dove soltanto la versione pessimistica "è sempre Quaresima" e non piuttosto il suo contrario (è sempre Carnevale) sembra aver diritto di cittadinanza.

Leone Pantaleoni

IMPARARE GIOCANDO CON LA GHIGLIOTTINA

Il fortunato gioco televisivo portato con successo nelle Scuole dall’enigmista Pantaleoni.

Sulla scia d’un finale di trasmissione che ogni santo giorno supera il picco di 6 milioni di telespettatori, sta riscuotendo enorme successo anche “La Ghigliottina nella Scuole” che Leone Pantaleoni sta proponendo alle primarie della nostra città nell’ambito del suo programma di ludolinguistica. Va da sé che il montepremi iniziale, un milione di euro che per i meno giovani fa un po’ il verso al celebre Milione del Signor Bonaventura (e non di Marco Polo), è del tutto ipotetico e sarebbe caso mai da spendersi nell’acquisto dei migliori libri per ragazzi.

La copertina della dispensa dove sono contenute
nozioni da apprendere all’insegna dell’imparare giocando.
In sostanza, La Ghigliottina nelle Scuole (vedi foto di copertina dell’apposita dispensa distribuita agli alunni) permette innanzitutto d’incamerare nozioni giocando. E cioè senza sforzo, perché senza accorgersi. La qual cosa integra così il grosso del lavoro: quello svolto dagli insegnanti nel corso dell’anno.

BENIGNI, “MATTATTORE” ENIGMISTA

Attore comico da leggersi indomabile giullare, regista, sceneggiatore, nonché trascinante dicitore dantesco, e, insomma, mattatore a tutti gli effetti, e meglio ancora “mattattore”, pochi sono a conoscenza che esiste un ulteriore lato dello sfaccettato e sfacciato prisma Benigni: l'enigmista. Racconta lo scrittore e sceneggiatore Cerami che durante la lavorazione di "La vita è bella", con il Robertaccio nazionale ha trascorso interi pomeriggi a creare e risolvere crittografie.
La crittografia è un rebus dove la parte illustrata è sostituita da lettere e, più di rado, da cifre. Esempio: con la scritta IVI IVI, se ne propone una che per giungere alla soluzione "Aridi rivi", passa attraverso la chiave "A ridir IVI". Invece, che Benigni amasse il rebus, lo sapevamo già. E precisamente dalla edizione 1996 del "Gradara Ludens", allorché ingaggiò una sfida con Umberto Eco per risolvere quello nostro che mostra un martire cristiano alle prese con un leone. E’ dunque solo apparente la sorpresa che nella trama del suo film più amato e decorato, Benigni vada a cimentarsi in duello con l'ufficiale nazista a suon di quiz. Uno dei quali basato sul bisenso piccolo-minuto, come nel celebre caso in cui “mezzo minuto di raccoglimento” significa “cucchiaino” (il cucchiaino non è forse piccolo strumento atto a raccogliere?). A proposito, una mattina, durante una lezione tenuta in una scuola primaria, esordisco affermando con faccia contrita che Biancaneve sta per morire. Gli alunni mi fissano con evidente espressione di compatimento. Ecco perché sùbito sciolgo loro il dilemma col dire: "Invece di nani si può dire minuti (di piccola statura). I nani, inoltre, non sono né 4 e nè 5; e nemmeno 9 o 10 o 20. I nani sono 7, sempre 7 e fortissimamente 7. Dunque, sono contati. Significa allora che Biancaneve ha ... i minuti contati: ecco perché sta per morire! Un' ultima chiosa su Benigni ne riguarda l'anagramma onomastico. Il riposizionamento delle 14 lettere del suo nome e cognome in "integro birbone" ce lo mostrano sì probo genitore che nasconde le soffocanti vergogne del lager nazista, ma anche irriverente ospite televisivo che vuol scoprire quelle profumate della Carrà nazionale.
Leone Pantaleoni

lunedì 1 febbraio 2010

UN LUNEDI’ PALINDROMO


C'era una volta il sabato, il sabato del villaggio serena vigilia della triste e crepuscolare domenica. Poi venne il lunedì che, sovrastato dall’incombente settimana, è da maneggiarsi con cura. Giorno in cui il cuore è più a rischio e la testa più esposta (emicrania), sulle strade si registra una incidenza d'incidenti (l'allitterazione è voluta) che tocca il suo picco (83 per cento del totale). Per non parlare poi dei vertici raggiunti dal tasso ansiogeno e depressivo. Anche il primo febbraio di quest'anno è un lunedì. Ma speciale. Per l'enigmista, intendiamo. E nella fattispecie quando costui si decide a sfogliare il capitolo della Numerologia. Scienza contestata per i suoi pretesi legami con credenze popolari e superstizione, essa studia il significato magico dei numeri. Non c'è da ridere però, anzi, da deridere, perché di numerologia si sono qua e là occupati cabalisti ebraici, pitagorici greci, gnostici, teologi e ricercatori d'occulte corrispondenze tra gli accadimenti della vita. Scritto in cifre, e cioè "01-02-2010", può ben vedersi come questo primo febbraio sia giorno palindromo. Significa che resta "01-02-2010" anche se letto da destra verso sinistra, ovvero all' incontrario. Il fascino della palindromìa sta nel fatto che essa esprime simmetria circolare che, proprio come cerchio, coniuga finito (l'estensione certa) a infinito (l'assenza d'un inizio e di una fine) e dunque traduce malìa in magia. Non per nulla per Hegel lo Spirito Infinito è come un Circolo dove principio e fine coincidono in maniera dinamica. E dove il punto iniziale è la tesi, il movimento rotatorio l'antitesi, e la loro unificazione è la sintesi. Allo scettico di turno che parlerà di banale coincidenza, potrebbe semplicemente ricordarsi il carattere rivelatore dato agli accadimenti simultanei da geni di vari campi dello scibile. Per concludere, un "01-02-2010" da sinistra verso destra, come da destra verso sinistra. Senza infornare doppiezze e casini. Ma anche senza alludere al Casini del doppio forno.

Leone Pantaleoni

martedì 19 gennaio 2010

I 44 GIORNI DI OSTENSIONE DELLA SINDONE

Dal 10 aprile al 23 maggio prossimi sarà possibile visitare a Torino il lenzuolo che avvolse il corpo di Gesù

Ribadendo che la Sindone è il lenzuolo di lino conservato a Torino che secondo la tradizione avvolse il corpo senza vita di Gesù deposto dalla croce, da giovedì 10 aprile a domenica 23 maggio è prevista la sua nuova e nona ostensione.
Il logo scelto dagli organizzatori
per la prossima ostensione.
Vale a dire poco più della metà dei 72 giorni che costituirono la durata record di cui alla volta precedente (il 2000, anno del Giubileo). Il numero massimo di visitatori fu invece raggiunto nel 1998, quando, a sfilare in religioso silenzio, se ne contarono la bellezza di oltre due milioni e mezzo. Si può prenotare on line (http:/www.sindone,org/) o telefonicamente (numero verde: 800.329.329) e, per ovvie ragioni, conviene affrettarsi nel farlo. Si ricorda che nel 1988 la Sindone fu oggetto d'una complessa analisi al carbonio radioattivo che la dichiarò falso medievale. In netto contrasto con il tono trionfalistico con cui il verdetto fu dato in pasto dai media, la procedura si rivelò un percorso a ostacoli talmente accidentato, da costringere gli operatori a rimediarvi alla meno peggio. Oggi, a ventidue anni di distanza, è opinione diffusa che quella indagine possa dirsi tutt'altro che irreprensibile e men che meno irrevocabile. Oltre agli immancabili nemici "a prescindere", d'un tal peccato originale non possono chiamarsene fuori i mezzi d'informazione, bramosi di batter cassa sbattendo il mostro in prima pagina. Intanto, perché il primo ad esser scritto nella loro lingua, nella biblioteca nazionale di Budapest è perfettamente conservato il più importante dei manoscritti ungheresi. Esso contiene un disegno della Sindone in cui si vedono gli identici quattro forellini, a forma di elle maiuscola, presenti sul Lenzuolo e probabilmente causati da un incendio precedente a quello ben più distruttivo di Chambery (1532). Il fatto è che la rilegatura di tale manoscritto è di data storica accertata: il 1192.
Il codice Pray attualmente conservato a Budapest
e risalente ad una data precedente al 1192.

Decisamente prima di quell'intervallo (1260-1390) di cui alla sbandierata prova "senza appello" del radiocarbonio. Non bastasse, il Gesù raffigurato nel codice Pray (questo il nome del manoscritto) mostra le mani con sole quattro dita, proprio come accade nella Sindone. Si tratta della meccanica ritrazione del pollice provocata della recisione del nervo mediano da parte del chiodo. Quattro fori e quattro dita, dunque. Due quattro che, messi l'uno accanto all'altro, si leggono quarantaquattro. Proprio quanto saranno i giorni di ostensione del Sacro Lenzuolo quest'anno.
Leone Pantaleoni

SE LA FLAGELLAZIONE SI METTE A DARE I NUMERI

Sul mistero del celebre dipinto di Urbino, per stavolta, è di scena l’enigmista

Parto del sostantivo greco àinigma derivazione del verbo ainìttomai, la parola "enigma" significa parlare in maniera oscura. Ecco perché se si disegna una casa per significare una casa, si usa un linguaggio diretto; ma se si raffigura una pera con sopra le lettere VI per intendere "vipera" (VI+pera), dacché tra pera e vipera non v’è attinenza alcuna, si parla in corretto "enigmistichese". L'enigma che oggi, ma non soltanto da oggi, tiene banco, è senz'altro quello attinente la Flagellazione di Cristo, il capolavoro di Piero della Francesca conservato in Urbino.

Nel vorticoso succedersi interpretativo degli studiosi e nel concitato accalcarsi di soggetti atipici chiamati qua e là ad indagare, ultimo dei quali un poliziotto della Scientifica in perfetto stile "siesài" (CSI), manca all'appello l'enigmista che, pure, di enigmi dovrebbe intendersene. A partire da quella Numerologia che dei numeri coltiva la pretesa di studiarne il significato esoterico. Contestata per i suoi pretesi legami con credenze popolari e superstizione, di essa si sono comunque occupati cabalisti ebraici, pitagorici greci, gnostici, teologi e ricercatori di occulte corrispondenze tra i fatti della vita. Le dimensioni della Flagellazione (cm 58,3 x 81,5) richiamano la radice quadrata di 2 e dunque Pitagora, il quale, a tale valore inesprimibile come lo è il Pi greco, dovette dare l’attributo d'irrazionalità. Lo fece con la tipica ritrosia di chi si vede costretto a violare un tabù, beninteso, convinto com’era dell’assolutezza dei numeri. E fu proprio Ippaso di Metaponto, maggior rappresentante della sua scuola, a tentare di contraddirlo, cercando invano di esprimere l’inesprimibile, vale a dire la radice di 2 tradotta in frazione di due numeri interi.
A proposito di frazione, curioso infine notare come quella con 5 al numeratore e 3 al denominatore, ossia il numero dei componenti i due gruppi di persone del dipinto (partendo da sinistra di chi osserva), dia un valore assai prossimo a quello della sezione aurea, fondamento imprescindibile di quando l'arte figurativa era ricerca di un’armonia tendente all'assoluto.

Leone Pantaleoni

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01) Crittografia (frase: 7 6)
B S

02) Crittografia (frase: 7 7)
DB HPO

03) Crittografia (frase: 4 2 4)
NOME DELL'AT.ORE BANFI

04) Crittografia (frase: 4 10)
- CATINO -

05) Crittografia (frase: 7 2 5)
- QUI.T. LETTERA .. UN ALFABETO -

06) Crittografia (frase: 5 2 4)
- CH.SSA' -

07) Crittografia (frase: 8 7)
- VR VR VR VR TO -

08) Crittografia (frase: 3 4 4)
- TELEFONATEMI! -

09) Crittografia: (frase: 6 1 2 1 4 2 = 2 4 1 3 6)
D... DI NASCITA

10) Crittografia: (frase: 4 4 2 2 2 = 6 8)
IN QUEL PO.TO

11) Crittografia (frase: 8 2)
SONO RIMASTO LI’

INVITO AI CAGLIESI

INVIATEMI UN COMMENTO COL VOSTRO NOME, VI FARO' L'ANAGRAMMA.

GLI ANAGRAMMI DEI CAGLIESI

chi sono questi ?

(nome: 9, 8) = "PANCETTA CON SFREGI" Piercing mal eseguito?

(nome: 7, 7) = "RE FRA LE DOMANDE" Novello Mike Buongiorno?

(nome: 5, 7) = "CARDAR ALBERI"
Ma non era la lana?

per le soluzioni...