Come sfoglia la margherita dei candidati a primo cittadino di Cagli l'enigmista Pantaleoni
Tre come i moschettieri prima di Dartagnan, ecco quanti sono stati i candidati favoriti a ricoprire la carica di sindaco di Cagli. Dove Aramis, Athos e Porthos si chiamano piuttosto Giuseppe (Gambioli), Patrizio (Catena) e Vincenzo (Mei). Proviamo allora a manipolarli alla maniera degli enigmisti. Cominciando col sottolineare come Giuseppe Gambioli sia nominativo panvocalico perché contenente tutte e 5 le vocali. Gambioli, inoltre, è una sciarada: gambi (i gambi dei fiori)-oli (gli oli minerali o vegetali). Anzi due: G (inteso come il famoso punto erotico, anzi, erogeno)- ambi-oli. Rimuovendo le lettere del nome e cognome posson ottenersi due anagrammi. Tranchant il primo ("seppi egli ambiguo") ma arcaico e rassicurante il secondo ("oggi più abil speme"). Anche con Patrizio Catena l'anagramma, con lingua biforcuta, passa da polvere ad altare. "Oziante tra capi" ce lo mostra come sottoposto succubo e accidioso ma "anzi pare Tacito" facendo leva sull'avversativa, ce lo resuscita come oratore “post litteram” di Annali e Storie cagliesi. Per perdita progressiva di lettera Catena diventa la dea Atena (senz'acca) e quindi atea, tea (il fiore), tè. Per aggiunta di consonante si trasforma in scatena (terza persona al presente del verbo scatenare). Per cambio di consonante e di vocale, Catena è rispettivamente carena e catene. Infine, Vincenzo Mei che sindaco di Cagli lo è già stato. Per cambio d'iniziale il suo brevissimo cognome esplode come un mortaretto nelle varianti bei (belli), CEI (la conferenza episcopale), dei, lei, nei, pei (per i), rei e sei. Per cambio di vocale si tramuta nell'avverbio mai e nel nome Meo. Per aggiunta di consonante si ramifica in medi, meli, meni (voce del verbo menare), meri e mesi. Infine, i suoi due anagrammi, "E' con men vizi" e "Neve e comizi" (ricordate quelli affollati del dopoguerra che nessun maltempo riusciva a fermare?), ce lo mostrano virtuoso e stoico al tempo stesso.
Tre come i moschettieri prima di Dartagnan, ecco quanti sono stati i candidati favoriti a ricoprire la carica di sindaco di Cagli. Dove Aramis, Athos e Porthos si chiamano piuttosto Giuseppe (Gambioli), Patrizio (Catena) e Vincenzo (Mei). Proviamo allora a manipolarli alla maniera degli enigmisti. Cominciando col sottolineare come Giuseppe Gambioli sia nominativo panvocalico perché contenente tutte e 5 le vocali. Gambioli, inoltre, è una sciarada: gambi (i gambi dei fiori)-oli (gli oli minerali o vegetali). Anzi due: G (inteso come il famoso punto erotico, anzi, erogeno)- ambi-oli. Rimuovendo le lettere del nome e cognome posson ottenersi due anagrammi. Tranchant il primo ("seppi egli ambiguo") ma arcaico e rassicurante il secondo ("oggi più abil speme"). Anche con Patrizio Catena l'anagramma, con lingua biforcuta, passa da polvere ad altare. "Oziante tra capi" ce lo mostra come sottoposto succubo e accidioso ma "anzi pare Tacito" facendo leva sull'avversativa, ce lo resuscita come oratore “post litteram” di Annali e Storie cagliesi. Per perdita progressiva di lettera Catena diventa la dea Atena (senz'acca) e quindi atea, tea (il fiore), tè. Per aggiunta di consonante si trasforma in scatena (terza persona al presente del verbo scatenare). Per cambio di consonante e di vocale, Catena è rispettivamente carena e catene. Infine, Vincenzo Mei che sindaco di Cagli lo è già stato. Per cambio d'iniziale il suo brevissimo cognome esplode come un mortaretto nelle varianti bei (belli), CEI (la conferenza episcopale), dei, lei, nei, pei (per i), rei e sei. Per cambio di vocale si tramuta nell'avverbio mai e nel nome Meo. Per aggiunta di consonante si ramifica in medi, meli, meni (voce del verbo menare), meri e mesi. Infine, i suoi due anagrammi, "E' con men vizi" e "Neve e comizi" (ricordate quelli affollati del dopoguerra che nessun maltempo riusciva a fermare?), ce lo mostrano virtuoso e stoico al tempo stesso.
Leone Pantaleoni
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