Alle ore 21 di venerdì 7 marzo, nella prima sala della sagrestia della cattedrale, il nostro concittadino Leone Pantaleoni, sindonologo, terrà per la Confraternita del Santissimo Crocefisso e San Giuseppe una conferenza sul lenzuolo che, secondo la tradizione, avvolse il corpo senza vita di Gesù dopo la deposizione.
“SINDONE, ICONA O RELIQUIA?”
Giovanni:
“Ciò che abbiamo udito, ciò che noi abbiamo visto con i nostri occhi, ciò che abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della Vita, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi”
Dostoievskij:
“ Noi siamo come erranti sulla terra e, se non ci fosse dinnanzi a noi la preziosa immagine di Cristo, ci smarriremmo e ci perderemmo del tutto come il genere umano prima del diluvio”
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RADIODATAZIONE DELLA SINDONE: STENDIAMO UN ... TELO PIETOSO?
La scienza ci ripensa: forse essa non è quel falso medioevale decretato con protervia e toni strombazzanti nel 1988
Vent'anni fa, nel 1988, la Sindone, il lenzuolo di lino pregiato conservato a Torino che secondo la tradizione ha avvolto il corpo senza vita del Gesù deposto dalla croce, fu sottoposta all'esame del radiocarbonio per accertarne la datazione. Tre fra i più affermati laboratori conosciuti, quelli di Oxford, Tucson (Arizona) e Zurigo, incaricati di tanto compito, giunsero infine alla conclusione che il telo risaliva, anno più, anno meno, al 1390. Con somma gioia del mondo protestante, a cominciare dall'anglicana Inghilterra (che in tutte le sedi di divulgazione possibili usò addirittura toni trionfali nello smascherare il "misfatto"). E con la inevitabile deduzione che la Sindone si dimostrava così nient'altro che un ridicolo e meschino falso medioevale. La Chiesa, tramite lo scomparso cardinal Ballestrero, allora custode del lenzuolo, prese umilmente atto ma le contestazioni non mancarono. Anzi! Anche perchè i laboratori si rifiutarono, tanto caparbiamente quanto inspiegabilmente, di rendere pubblici quei dati sperimentali ottenuti dai quali è possibile calcolare, grazie a sofisticati passaggi matematici, la datazione cercata. Si eccepì che il prelievo era stato effettuato in un punto di rammendo (nel 1532 la Sindone subì un devastante incendio e le suore di Chambery si presero la briga di provvedere ai rattoppi riparatori). Che non si poteva non tener conto di possibili alterazioni dovute al fatto che la Sindone, nel corso della storia, è stata sottoposta a molteplici e rocambolesche traversie (fu pure immersa nell'olio bollente per accertarne l'autenticità), nonché al contatto con agenti inquinanti di svariata natura (acqua, fuoco e cera fusa di candele, epidermide umana, sudore, vapor d’alito, ecc.). Intanto, è proprio di questi giorni la notizia che Christopher Bronk Ramsey, direttore del Radiocarbon Accelerator di Oxford, ha fatto chiaramente intendere che l'evoluzione tecnologica apre la strada a nuovi studi che mettono in seria discussione, fino alla loro invalidazione, la protervia senz'appello di quelli effettuati quattro lustri or sono.
PREMESSA
C'è una premessa che vorrei fare addentrandomi nell’argomento. E chiedo preventivamente scusa se tale premessa sa un po’ di predica come il vino che sa di tappo.
Punto primo: liberiamoci di quel nostro innato costume, ed anzi viscerale malcostume, di suddividerci in due partiti l'un contro l'altro armato. I guelfi della " SINDONE-SI’ " e i ghibellini della " SINDONE-NO’ ". Finchè abiteremo nell’Aldiqua dovremo convivere col dubbio. Sappiamo bene che il nostro è un Dio "absconditus". Non un capriccioso dio pagano che gioca a nascondino con i comuni mortali per sadico diletto, ma un Dio vero, anzi, l'unico vero Dio, che ha sommo e costante rispetto della nostra libertà di corrispondergli. Quella zona d'ombra che vive in noi è conseguenza del peccato originale che ci rende facile bersaglio delle seduzioni del maligno, ma è ancor prima lo stigma stesso del nostro esistere. Dio non saprebbe che farsene di automi infallibilmente programmati per obbedirgli. Permetteteci una espressione ardita: il Dio che vuol essere amato da chi è altro da Lui non può che rifuggire dall’autoerotismo.
Punto secondo: c'è oggi una mentalità serpeggiante e oserei aggiungere incalzante. Una sorta di processo di fusione che tende a liquefare il tutto, rimescolandolo. Avete presente il ribollente pentolone della strega? Un pizzico di questo, un assaggio di quello. Una religione vale l'altra, insomma, un dio vale l'altro e ciascun credo è degno di chiamarsi tale se riferibile al principio-cardine che tutto si può permettere a se stessi purché nulla si impedisca agli altri.
Punto terzo: con il meschino intento di far torbidi guadagni solleticando i mai limpidi istinti umorali, fioccano libri e film apocrifi, furbescamente costruiti su supposizioni posticce, sempre malevole e quasi sempre prive del minimo fondamento. Tra uomini di chiesa, tutti quanti individui inesorabilmente spregevoli, si sprecano i Gesù con le amanti dal bacio di cioccolata Perugina e i Giuda dal cuore di panna Algida.
Ovvio allora che in un simile festival dell’artefatto nell’indistinto, i riferimenti reali siano degli intrusi. Dei corpi estranei. Delle pustole maleodoranti da estirpare chirurgicamente. Repellenti usi barbari sono le devozioni alle reliquie. Per non parlare delle Madonne che piangono (almeno lo facessero nelle trasmissioni di Maria De Filippi!).
E per riallacciarci al nostro tema, che cosa m'importa di accertare la veridicità della Sindone? O se mentre non riesco ad accertarla, di perseverare nell’intento? Tanto è la sola fede che conta. Ma quella astratta, beninteso. Una fede così in dissolvenza, da diradarsi nella notte fino al più terso dei mattini, come si narra fosse terso quello della fatidica Pasqua di due millenni or sono.
Sommersi dalla cosiddetta gnosi che squalifica la materia a deterioramento dello spirito, si perde così il senso della incarnazione e si smarrisce il fascino del suo mistero. Quasi fosse una inquietante maschera dalla smorfia sinistra, si spintona Gesù fuori dalla scena: il Gesù che invece guadagna il proscenio o facendosi infilare il dito nella piaga da Tommaso o facendosi accarezzare e profumare i capelli dalla Veronica. Il Gesù che al pozzo di Siloe chiede assetato dell'acqua alla Samaritana e che ad Emmaus mangia pesce arrostito con il discepolo Clèopa e con il suo compagno. Anche dopo la resurrezione cioè.
No, Gesù non è un simulacro, un fantasma consegnato alle nostre sempre volatili ed asfittiche ideologie! Il telo di lino che l’avvolse è dapprima il tragico testimone della Sua umanità momentaneamente sottratta. Ma, neanche cinquanta ore dopo, quello glorioso della Sua divinità definitivamente restituita. La Sindone è vera. Esiste. Basta recarsi a Torino e se occorre chiedere: - Scusi, dove vado per la cattedrale? -. Quei pochi, studiosi o custodi, che ne sono demandati, ancorché con la dovuta cautela, possono addirittura toccarla. La Sindone è folgorante rimando a quel Cristo che s’impolvera e c’impolvera nel camminare accanto a noi. Come dimostrano, incontrovertibilmente, i frammenti di aragonite di cui essa risulta essere in più punti dell’ immagine impregnata.
Leone Pantaleoni
Per la Confraternita del S.S.Crocifisso, si parla a Cagli del lenzuolo che secondo la tradizione avvolse il corpo di Gesù
SINDONE, FLASH BIMILLENARIO CHE SCONVOLGE E RASSICURA
Per le ore 21 di venerdì 7 marzo prossimo,
la Confraternita del Santissimo Crocifisso di San Giuseppe,
nel novero di una serie d’incontri sul tema:
“Prepariamoci alla Resurrezione”,
indice una conferenza intitolata:
“La Sacra Sindone, evoluzione-rivoluzione di una ricerca.
Verità o credenza di un’immagine che sconvolge e rassicura”.
L’incontro, che si avvarrà di apporti visivi, si terrà nell’ampio salone della sagrestia della Cattedrale.
Relatore: Leone Pantaleoni.
Da ormai navigato enigmista qual egli è, il “Leone da Cagli” della “Settimana Enigmistica” ci confessa che quello del lenzuolo che secondo la tradizione avvolse il corpo di Gesù deposto dalla croce, è l’enigma più affascinante. Un rebus dinnanzi al quale giochi edipici d’ogni genere impallidiscono fino a scomparire. “La Sindone” ci dice Leone “è una manifestazione di luce. Minuziose indagini hanno accertato come quella immagine non sia illuminata né da destra, né da sinistra, né di fronte, né dal verso. Essa stessa è la Luce. Ciò significa che non solo Dio ha mandato Suo Figlio e gli ha fatto prendere sembianze di uomo, ma pensando a noi, uomini della civiltà dell’immagine, ci ha procurato una fotografia, l’ha tenuta nascosta per venti secoli, e quando è stato il momento per farci capire il senso di un tale tesoro nascosto, ce lo ha fatto scoprire”.
Nella foto n.1
"Questo Volto non è illuminato né da destra, né da sinistra, né di fronte, né dal verso. E' illuminato dal di dentro: Egli stesso è la Luce"
Nella foto n.2
L'Avvocato torinese Secondo Pia, improvvisatosi primo fotografo della Sindone.