martedì 20 maggio 2008
L'ULTIMA PUBBLICAZIONE DI LEONE DA CAGLI
lunedì 12 maggio 2008
STRAVAGANTE IL MENU DELL’ENIGMISTA? NO, ESPLODENTE
Menu
Palla di serpente e api pedofile stomacose
Iena, larve nostrane gommose
Castrato di Nocino
Acari calmi e tè
Micio fetido e gallo colla nitroglicerina, Sidol, donnole torve rompicoglioni, sedano
Lumache sciantose, ramarro conico, tarli satolli
Flan, bronzo, orina
Ragni sodi e non cotti
Gatto tisico, vino con i vermi
Faina macilenta, tre zanzare querule, gamba destra di bovino e/o ragno cinese
Vespe cifose, sorde, sfigate
L’enigmista vi può togliere dai guai rimettendo a posto le lettere offrendovi prelibate pietanze:
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Filetto di pesce spada al limone e pepe rosa
Salmone norvegese marinato
Crostino catalano
Alici macerate
Taglierini caserecci all’olio di Montegridolfo, vongole nostrane e pomodorini dolci
Risotto alla marinara con crostacei e molluschi
Branzino al forno
Contorni di stagione
Torta ‘Convivio Enigmistico’
Acqua minerale naturale e frizzante, Trebbiano e Sangiovese DOC di Romagna
Caffé espresso e digestivo
Confessiamolo: quante volte siamo stati vinti dalla tentazione della furtiva occhiata al menu, mostrando aria di superiorità, quasi che il mangiare fosse un atto indegno della incorporea immagine che si vuol dare di sé, specialmente nelle pompose occasioni? Avete presente? Parliamo di quella casuale manipolazione da prestidigitatore dell'elegante cartoncino che casuale non è, simulando interesse per la sua patinata veste tipografica e dissimulandone per il contenuto. Al punto che i più colti, con i caratteri Bodoni invece dei budini e con il Courier Maiuscolo invece di Grand Marnier, ne approfittano per far sfoggio d’una cultura mostruosa per i fan di Fantozzi ed enciclopedica per i discepoli di Diderot. Cose comuni, insomma. Di tutti i giorni, purché i giorni siano quelli delle sole ricorrenze. C'è qualcosa però che ben pochi sanno in fatto di menu. Ed è cosa da gente strana, intendiamoci. Enigmisti in generale ma, nel particolare, coloro che si dilettano con quella moda di riposizionare le lettere d’una parola o frase per ottenerne altre. Leggiamole, allora, queste benedette portate, doviziosamente elencate nella lista che fa rima con rivista (nel senso di rivista e corretta). Altro che cucina esotica o multietnica! Prima portata: "Palla di serpente e api pedofile stomacose". A parte che estrarre veleno da una vipera non è come togliere inchiostro da una seppia e tirar via il pungiglione da un imenottero non è come cavar spine da un baccalà, c'è da domandarsi chi mai sia l'ape pedofila. Forse quella che vola di favo in favo (versione ‘apesca’ di navigare su Internet) per insidiare le larve? Eppure, da non crederci, ciascun boccone è stato addentato con quell’affilatissimo appetito che caratterizza ogni prima portata. La spiegazione è semplice. In realtà, quelle robacce da far rivoltare lo stomaco d’uno struzzo altro non erano se non l'anagramma d’un invitante "Filetto di pesce spada al limone e pepe rosa". Ed ecco arrivare una seconda portata che per disgrazia dell’occhio si legge "Iena, larve nostrane gommose" ma per fortuna del palato si mangia "Salmone norvegese marinato". E quindi, a seguire, un impercorribile "Castrato di Nocino" che è praticabilissimo e croccantissimo "Crostino catalano". Ci sono poi "Acari calmi e tè" (sarà quello stesso tè che ha reso tranquille le bestiole?) che nascondono "Alici macerate". Ma il bello, anzi, il brutto, ed anzi ancora il bruttissimo, viene con "Micio fetido e gallo colla nitroglicerina, Sidol, donnole torve rompicoglioni, sedano". Premessa la possibilità di dover davvero ricorrere a quel lucidante e a quel detonante per digerire il puteolente felino, che chi dice donnola dice danno ce lo aveva già spiegato Piero Angela. In ben altri termini, s’intende, ma senza comunque informarci circa la capacità del mustelide di covar un astio da zitella inacidita. E quel sedano che timidamente conclude, non sembra il velleitario ombrellino rosa che dovrebbe paracadutare il Vil Coyote che precipita da un’altura che più altura non si può? D’accordo, esso ci ricorda che le fibre fan bene all'intestino ma non dopo che i movimenti peristaltici di ciò che gli sta sopra hanno disinnescato della trinitrina! Ben diversa, la verità si rivela, al massimo, un innocuo ruttino provocato da "Tagliolini caserecci all'olio di Montegridolfo, vongole nostrane e pomodorini dolci". Si prosegue con "Lumache sciantose, ramarro conico, tarli satolli" anagramma di "Risotto alla marinara con crostacei e molluschi". Dite la verità, quei gasteropodi alla Ninì Tirabusciò non vi fanno pensare ad un balletto – stavolta d’avanspettacolo - alla maniera degli ippopotami e coccodrilli nella famosa danza delle ore di disneyana memoria? E quei minuscoli coleotteri, non li vedete anche voi ansimare per la pancia troppo piena, eruttando nuvolette di segatura? Nella lista di pranzo seguono intanto "Flan, bronzo, orina" ("Branzino al forno"), "Ragni sodi e non cotti" ("Contorni di stagione"), "Gatto tisico, vino con i vermi" ("Torta 'Convivio Enigmistico'"). E, per finire, "Faina macilenta, tre zanzare querule, gamba destra di bovino e/o ragno cinese" ("Acqua minerale naturale e frizzante, Trebbiano e Sangiovesse DOC di Romagna"). Ah, dimenticavamo le "Vespe cifose, sorde, sfigate" che altro non sono se non l’immancabile tocco finale comprendente "Caffé espresso e digestivo". Come vedete, il cerchio che si è aperto con le api si chiude con le vespe, passando per zanzare, ragni e contorno di larve. Cosicché l'entomologo ha di che ridere. Non resta che piangere, invece, al critico gastronomico. Che almeno, nel caso di "Edoardo Raspelli", il cui anagramma è "Sorrido a padelle", ha di che consolarsi con il pentolame.
*Enigmista
domenica 11 maggio 2008
LA FAVOLA DEL CLERICAL-CONIGLIO E DEL PALADINO SENZA MACCHIA E SENZA PAURA
Quella medesima forma che per la tavola di re Veltroni non può essere rotonda come si conviene, per i suoi troppi spigoli impossibili da smussare.
Leone Pantaleoni*
*Enigmista
Rocco Buttiglione
C’è, brutto coniglio
Bruco? Coniglietto
Ecco là ogni brutto
Ecco l’ignoto: bruti!
Coglie contributo
Un clerico bigotto
Antonio Di Pietro
A’ pieno diritto, no?
Non è odio, partiti!
Porta noie di noti
Di rei annotò i ‘top
Io reo non di patti
Io nato intrepido!
Io dirotto in pena
Adoro i pentiti? No!
O’ i toni ponderati
Intrepido notaio
Per i toni dio nato!
Idoneo in partito?
T’odiano per i toni
Do noie in partito
Ai potenti dirò no!
venerdì 9 maggio 2008
QUALCHE ALTRA COSA SU HITCHCOCK
Vedere per credere...
E “La finestra sul cortile”, sì, proprio quella che si spalanca dinnanzi all’azzoppato fotografo free lance James Stewart e alla bellissima modella Grace Kelly nella soffocante afa estiva del Greenwich Village (titolo d’origine controllata “Rear Window”)? Beh, se soltanto diventasse “La minestra sul cortile” potremmo stare tranquilli di ritrovarla non più fumante come quando appena scodellata, ma egualmente immangiabile perché sparsa sul terreno; non distante dall’aiuola un po’ smossa dalla quale sarà dissepolto il cagnolino che quella minestra ha inconsapevolmente rovesciato dal piatto. C’è poi “La donna che visse due volte” con una Kim Novak da vertigini (non per nulla il titolo originale è “Vertigo”). Ricordate quando James Stewart – sempre lui! - le faceva provare e riprovare quel tailleur grigio nella speranza di renderla del tutto uguale alla Madeleine che lui, Scottie, poliziotto bollito, credeva suicida? Ebbene, senza uscire dall’Atelier, ritoccato in “La gonna che visse due volte”, il titolo ammetterebbe una sola spiegazione: una gonna non ancora a punto, perché doppiamente abbondante in vita!
E se poi “Rebecca, la prima moglie” mutasse in “Rebecca la prima toglie”? Beh, allora non c’è dubbio che non più “Rebecca” ma “Ebecca”, e se preferite l’irridente “E becca”, diventerebbe il titolo del romanzo di Daphne du Maurier. Potevamo forse lasciare Cary Grant nelle imbarazzanti (ma è un eufemismo) circostanze d’esser inseguito da un aereo che lo mitraglia a volo radente? O penzoloni in Sud Dakota, sul precipizio del Mount Rushmore, sotto lo sguardo pietrificato di Washington, Jefferson, Roosevelt e Lincoln? Certo che no!
E allora se “Intrigo internazionale” si ritoccasse in “In … frigo internazionale”, non ci sarebbero dubbi che dove, se non meglio di quel multietnico congelatore, si potrebbero conservare dal sushi al cuscus? Così spropositando, si potrebbe mettere un piede nella città di Don Matteo (L’ombra del dubbio = L’ombra del Gubbio”) e l’altro in quella della “Madunina” (“L’altro uomo”
= “L’altro duomo”), fino ad approdare nell’ Argentina del costruttore De Tomaso (“La congiura degli innocenti” = “La congiura delle Innocenti”). Non resterebbe allora che un “Psycho” che, gonfiato a canotto in “Physico”, ci rimanderebbe al palestrato capitolo “Salute e Fitness” così prossimo alla chirurgia estetica del ritocco. Purché – beninteso - il bisturi non l’abbia in mano l’Anthony Perkins della sanguinante doccia di quello squallido Motel.
Leone Pantaleoni*
*Enigmista
giovedì 8 maggio 2008
CARO ALEMANNO, BASTA UNA "A" PER RISOLVERE IL PROBLEMA DEI ROM
E precisamente duplica la consonante del termine che la segue a ruota (A+dosso=addosso, A+capo=accapo). Per cattiva abitudine che si traduce in uso errato della lingua, dimezza invece in espressioni del tipo "a mano a mano" che si trasformano, come non dovrebbero, in "mano a mano". Nel famigerato uso burocratico che non poteva certo mancare, inciampa in un francesismo nei non infrequenti casi di "A spedire", "A registrare", "A riportare" che espropriano in forma proletaria le forme corrette "Da spedire", “Da registrare" e "Da riportare". Scritta su una intonsa pagina bianca del taccuino dell'enigmista, può essere sorprendentemente letta in variegate forme: "asola" (A sola), "vela" (v'è l'A) e "sala" (s'à l'A). E, con più dispendio di materia grigia, in "aquila" (A? Qui l'A!). C'è invece del rocambolesco nel virtuosismo edipico: "Una Roma senza Rom". Che c'entra? Provate a sottrarre ROM dalla parola ROMA. Non è vero che resta la sola lettera A? E allora, l'avreste mai detto che per risolvere un problema più capitale che capitolino sarebbe bastato scrivere una A? Adesso non rimane che farlo sapere al neo sindaco Alemanno, il cui cognome comincia per A. Ah, dimenticavamo, va da sé che i Rom da rispedire al mittente sono soltanto quelli che delinquono. Scritta per formare AVOTA dinnanzi a un VOTA che non è necessariamente l'imperativo che obbliga a un dovere civico facoltativo, la A compie un gesto di autentica pratica cristiana. Come? Ma formando la frase "Una prece devota" (un'A precede VOTA)! Invece, a volersi dilettare nel comporre brani dove compaia un solo tipo di vocale, la A si dimostra così votata al caso da permettere performanches da Guiness dei primati. E, in proposito, sentite cosa combina la tanto numerosa quanto inedita famiglia monovocalica che segue: "Papà lava la vasca: la vasca allagava la mansarda! L'avara Ada, calma calma, spalma la cara (costosa) lavanda all'allampanata Anna. Sara spazza la sala. Mara, data la palla a Nara - la ragazza scassava! -, andata al bar a tracannar acqua gasata dalla caraffa, paga alla cassa. Lara sala la pappa: la Tata, sfamata, alla nanna da brava andrà - stracca: la stanza s'appanna! -. Mamma - fa la sarta -, spazzata la lana scartata, stanca l'ammassa a manca. Papà - ma va là! - bara a baccarà. Alla gatta maltrattata dalla cagna - Basta, basta! - traballa la zampa staccata". Come vedete si tratta di famiglia allargata. Zoologicamente parlando però. Ai soli cane e gatto, per farla breve. Adesso gli inguaribili pignoli si risparmino la gratuita fatica di mettersi a contarle le A presenti nel brano. Che sono 181, sì, centottantuno, glielo diciamo noi. Ah, dimenticavamo, ci avevate fatto caso che anche "allargata" è parola monovocalica in A?
Leone Pantaleoni*
*Enigmista
sabato 3 maggio 2008
MA DOPO AVER MALTRATTATO I POLITICI, COME POTEVO NON PRENDERE DI PETTO I GIORNALISTI ?
’Re Giulio’ fa scena /
Lui, gaio francese
Nemesi vuole, inoltre, che Edipo, sia al contempo simbolo della enigmistica (il quesito che gli prospettò la Sfinge) e di quell' inconfessabile complesso incestuoso del figlio verso i genitori (inconsapevole, uccise il padre Laio e sposò la madre Giocasta).Di ringraziare gli dei che il semiologo più famoso non gli sia coevo ha quindi ragione da vendere l’autore del De Bello. Bellamente infischiandosene di un “Eugenio Scalfari” (anagramma: “’Re Giulio’ fa scena”) notoriamente infallibile nello spaccare la mela giusta del pronostico sbagliato. Del resto, se un secondo anagramma del papà di Repubblica è “Lui, gaio francese” significa che le sue previsioni, caso mai, si pronunciano con bocca a culo di gallina e la erre moscia. E allora, ormai che ci siamo, vediamo cos’ha da dire l’anagramma sui nostri giornalisti più noti.
Reso vero Bogart
Pescando a caso, ci colpisce quel “Reso vero Bogart” riferito a “Roberto Gervaso”.
Martelli di nonno
Per colui che s’illude di compensare col vistoso farfallino la vastità della propria zucca pelata van bene i secoli bui in coppia con Montanelli ma non gli aeroporti grigi di nebbia ‘chic to chic’ con la Bergman.
Totò parlò ‘ganzo’
A proposito di cinema, rifacendosi al gergo giovanilistico, “Paolo Granzotto” si richiama al meta-linguaggio del grande Antonio De Curtis (“Totò parlò ‘ganzo’”).
In quanto ad accostamenti 'centauri' (metà uomo e metà bestia), non gradiscono né “Paolo Guzzanti” (“Ignota puzzola”) e nè “Piero Ostellino” (“Il leone riposto”).
GIAN ANTONIO STELLAIo Stalin galante? No!
Proprio non ci tiene il “Gian Antonio Stella” della casta ad essere parametrato con Josif Vissarionovic Dzugasvili. Ancorché messosi in ghingheri (“Io Stalin galante? No!”), intendiamo.
Fraterna noia
Premesso che per un “Andrea Tornelli” con destinazione Lourdes c’è un puntuale “E lì il treno andrà”, non v'è di che gloriarsi né per il ‘sanpioeggiante’ "Antonio Socci” (“I sai non tocco!”) e né per il ‘pulpiteggiante’ “Renato Farina” (“Fraterna noia”).
CORRADO AUGIAS
Giuda sarà Orco?
Procede alla maniera dei sonnambuli sullo stretto cornicione dell’ortodossia/eterodossia il “Corrado Augias” dell’amata rivisitazione apocrifa (“Giuda sarà Orco?”).
Solo papà mangia!
E passando dalla lievità dello spirito alla gravità del corpo, sono memori della grande fame bellica “Giorgio Bocca” (“ Cibo, coraggio!”), “Giampaolo Pansa” (“Solo papà mangia!”) e “Gianni Minà” (“Mangia ‘Ninì’!”).
Dopo Enna, lì mi baci
In tema (anche in senso di timore) di consorti, è con loro che devono vedersela “Stefano Lorenzetto”, “Franco Ordine” e “Beniamino Placido”. Per questioni di supremazia il primo (“Terzo non le fa testo!”), di sfiducia il secondo (“Non farò credi?”) e di opportunità il terzo (“Dopo Enna, lì mi baci”). Di diffusione europea del Giornale ha deciso di occuparsi “Gianni Baget Bozzo” (“Oggi abbonate Nizza!”). Con “Bonzi e gai” “Enzo Biagi” invia fino al martoriato Tibet la sua affilata ironia, mentre dei suoi non certo inflazionati apprezzamenti ha di che pavoneggiarsene “Gianni Bisiach” (“Biagi s’inchina”). Il suo anagramma “ Rivisto, sei morto!” ci conferma quanto confidatoci da “Vittorio Messori”. Ovvero che in tempi lontani, lui redattore della Stampa, un famoso astrologo gli predisse di non farsi mai mandare come inviato in qualche guerra perché ci avrebbe rimesso la pelle!
Col pennello in punta di dita “Giancarlo Dotto” (“Colorando gatti”) e coi nervi a fior di pelle “Enrico Mentana” (“E non mi cantare!”) e “Pierluigi Battista” (“Per lui già ti sbatti!”) alle prese con figli patiti del rock metallaro. Mentre soltanto tifoso in trasferta è quello di “Bruno Vespa” (“Nove bus pa’”).
Oggi? Un error da burino!
Amareggiato “Giordano Bruno Guerri” (“Oggi? Un error da burino!”) ma dolce come la manna “Emilio Fede” (“E’ fido miele”). Lavora ai fianchi “Maurizio Costanzo” (“Io stuzzico a norma”) mentre fiancheggia operatori del RIS “Piero Ottone” (“Noto perito”).
PAOLO LIGUORI
Oro più giallo
NATALIA ASPESI
Spesa italiana
MAURIZIO BELPIETRO
Mio zio ruba tre pile
Nel supermercato dove quale offertissima del mese campeggia l’anagramma di “Luca Goldoni” (“CONAD-luglio”), “Spesa italiana” per “Natalia Aspesi” e imbarazzanti restituzioni di “Maurizio Belpietro” col parente cleptomane (“Mio zio ruba tre pile”).
Non dà loro la pietà
Rivolto ai suoi trinariciuti lettori “Antonio Padellaro” - si noti la identica accentazione con Unità - “Non dà loro la pietà”.
Valgo tra comari
Prevedibile abuso di penna giustizialista che lascia il segno nella mano per “Paolo Flores d’ Arcais” (“Calloso sarà perfido”) e tanto inatteso quanto tambureggiante mea culpa per il giacobino ”Marco Travaglio” (“Valgo tra comari”).
Che stile, Romano!
Emulo del giapponese che sperduto nella jungla ignora che la guerra del Pacifico è finita da un pezzo, “Michele Santoro”, patetico e anacronistico, è l’ultimo suddito che ancora combatte per Prodi (“Che stile, Romano!”).
Trovi o rifletti
Invece che martellare la sua ‘Olivetti 32’ “Indro Montanelli” armeggia coi “Martelli di nonno” nel garage che fa rima con bricolage e “Sergio Zavoli”è ancora recluso nel silenzioso convento delle carmelitane della sua più rumorosa intervista (“V’isolo? Grazie!”). Si guarda al presente con un trascinante “Vittorio Feltri” (“Trovi o rifletti”) ed al futuro con un vaticinante “Carlo Rossella” (“L’asso crollerà!”).
CATERINA SOFFICI
Ci sei? Affrontaci!
LUCIA ANNUNZIATA
Tu, un’anziana Calì
Che ci sia lo zampino di un “Aldo Grasso” spacciatore (“Droga l’asso”)? Spavalda “Caterina Soffici” (“Ci sei? Affrontaci!”) e stagionata dea salgariana “Lucia Annunziata” (“Tu, un’anziana Calì”), mentre, invadendo il terreno di Mario Luzzatto Fegiz, si occupa, anzi preoccupa, dell’ugola d’oro di Cellino San Marco “Angelo Panebianco” (“C’è Albano? Piange? No?”).
ANTONIO POLITONoto antipolio
GIOVANNI SARTORI
Tra noi risognavi
Nel settore sportivo degni di citazione “Paolo Valenti” (“Poi t’allenavo”) e “Bruno Pizzul” (“Pruzzo in blu”). Mentre non si comprende perché il ‘padanissimo’ “Gianni Brera” abbia “Grane in Bari”.
Indossa il camice del Fleming immunologo “Antonio Polito” (“Noto antipolio”) mentre per il politologo per antonomasia, “Giovanni Sartori”, sarà l’età, sarà l’ora tarda di certe trasmissioni dov’è ospite (insalutato?), l’anagramma riserva un “Tra noi risognavi” che ci spiega come il professore si sia inoltrato ben oltre l’ingresso del regno di Morfeo. E precisamente in quella fase REM non a caso detta ‘sonno paradosso’. E cioè laddove Sartori annaffia amorosamente ogni giorno il suo già rigoglioso pregiudizio antiberlusconiano.
Leone Pantaleoni*
*Enigmista
B S
02) Crittografia (frase: 7 7)
DB HPO
03) Crittografia (frase: 4 2 4)
NOME DELL'AT.ORE BANFI
04) Crittografia (frase: 4 10)
- CATINO -
05) Crittografia (frase: 7 2 5)
- QUI.T. LETTERA .. UN ALFABETO -
06) Crittografia (frase: 5 2 4)
- CH.SSA' -
07) Crittografia (frase: 8 7)
- VR VR VR VR TO -
08) Crittografia (frase: 3 4 4)
- TELEFONATEMI! -
09) Crittografia: (frase: 6 1 2 1 4 2 = 2 4 1 3 6)
D... DI NASCITA
10) Crittografia: (frase: 4 4 2 2 2 = 6 8)
IN QUEL PO.TO
11) Crittografia (frase: 8 2)
SONO RIMASTO LI’
INVITO AI CAGLIESI
GLI ANAGRAMMI DEI CAGLIESI
(nome: 9, 8) = "PANCETTA CON SFREGI" Piercing mal eseguito?
(nome: 7, 7) = "RE FRA LE DOMANDE" Novello Mike Buongiorno?
(nome: 5, 7) = "CARDAR ALBERI"
Ma non era la lana?
per le soluzioni...