I nostri politici nelle mani dell'enigmista alla vigilia della consultazione amministrativa di giugno.
Quando l'irriverente anagramma attenta nientemeno che alla Costituzione.
Inaffidabile anzichenò e tipo da spiaggia l'anagramma. E in quanto tale c'è da sperare che diserti le prossime urne restandosene al mare. Vile e servile, incoerente e irriverente, sboccacciato e scostumato, bugiardo e infingardo, soltanto una volta su cento la racconta giusta. Cosicché, se anagrammare significa riposizionare vocali e consonanti di parole o frasi per ottenerne altre, c'è di che sbirciare nel buco della chiave, chiave enigmistica beninteso, cosa mai ti combini lo "sfrucuglialettere" con gli uomini della politica.
Quando l'irriverente anagramma attenta nientemeno che alla Costituzione.
Inaffidabile anzichenò e tipo da spiaggia l'anagramma. E in quanto tale c'è da sperare che diserti le prossime urne restandosene al mare. Vile e servile, incoerente e irriverente, sboccacciato e scostumato, bugiardo e infingardo, soltanto una volta su cento la racconta giusta. Cosicché, se anagrammare significa riposizionare vocali e consonanti di parole o frasi per ottenerne altre, c'è di che sbirciare nel buco della chiave, chiave enigmistica beninteso, cosa mai ti combini lo "sfrucuglialettere" con gli uomini della politica.
Cominciando dallo schieramento di governo, sotto lo sguardo inflessibile ed indagatore d'un serioso "Giulio Tremonti" ("io temo intrugli"), si guadagna a pieni voti la copertina-gossip "Stefania Prestigiacomo" ("ama G. Fini? E' arcisospetto!"), per una volta facendo ingelosire l’asso pigliatutto "Silvio Berlusconi" che pure, col suo "l'unico boss virile", nel rivendicare la supremazia di capobranco, fa passare da caramellina al rabarbaro la prodigiosa capsula azzurra e da eunuchi "Carlo Giovanardi" ("dirà no col Viagra") e "Renato Schifani" ("sano finché tira”).
SILVIO BERLUSCONI
"l'unico boss virile"
Ragion per cui, più evirando che virando a destra, dopo una vera e propria apparizione da cenacolo d’un resuscitato Giorgio Almirante" ("merita ogni gloria"), l’anagramma mette il dito nella piaga con "Gianfranco Fini" ("giri con affanni") per poi affondarvelo con Alessandra Mussolini ("assurdo, l'asina nel M.S.I.!") e "Francesco Storace" ("E’ cancro: sta fresco!"). Un testa a testa fra chi ha più testa sembra essere quello tra "Maurizio Gasparri" ("risparmio arguzia") e "Ignazio La Russa" ("l'asso in arguzia"). In 'medium stat virtus' un corno, non v'è inclinazione al bene nemmeno al centro, dove "Rocco Buttiglione" ("un clerico bigotto", "bruco? coniglietto?", "ecco lì ogni brutto") le busca più d'un punching-ball, surclassando in ridicolaggine un "Pierferdinando Casini" che da bel principe, chissà perché, vuol diventare rospo ("da anni preferisco Dini"). A sinistra l'anagramma non cambia registro e come un maglio demolisce nell'etica "Massimo D'Alema" ("ammasso di male") e nell'estetica "Fausto Bertinotti" ("si è fatto bruttino"). Insinua oltre il lecito con “Armando Cossutta" ("straunto da Mosca"), "Livia Turco" ("lucra i voti") e "Francesco Rutelli" ("il frescon recluta"); intanto che quel sempre scocciato di "Massimo Cacciari" ... "riammassa i cocci". Colloca tra i pavidi "Sergio Cofferati" ("se graffio, recito") mentre nel girone degli iracondi strilla e digrigna i denti "Oliviero Diliberto" ("t'odio, orribile vile!") e in quello degli accidiosi "Piero Fassino" ("prefisso: noia"). In chiave mitologica, gioca con Kronos l'anagramma, declinando "Giovanna Melandri" al presente ("gran donna, mai vile") e "Giuglielmo Epifani" al passato ("egli fu pigmalione"). Infine, in tema di costituzione, l'anagramma ne sfiora addirittura lo scardinamento, usando tre presidenti della Repubblica come grimaldelli. Dapprima gonfiandosi come il lupo nella favola dei tre porcellini per soffiare il trombone "Oscar Luigi Scalfaro" ("lirica sul sarcofago"); e quindi osando impugnare lo staffile con "Francesco Cossiga" ("gran fesso, scoccia!") e lo Staffelli con "Giorgio Napolitano" ("agogni il tapiro, o no?").
LEONE PANTALEONI
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