Chiedo perdono ma c'è una cosa che non riuscirò mai a perdonare. E' quella tanto puntuale quanto irritante domanda dell' intervistatore che chiede al più stretto parente della vittima, ancora tiepida : - Lei perdona? -. La cosa è talmente scontata che assomiglia ad uno di quei passaggi obbligati della compilazione d'un modulo. Robe da commercialisti con tanto di casellina da barrare, per capirci. Accentato sulla "e", "perdòno" diventa "pèrdono", quasi a dirci che perdono di credibilità quei cronisti, non di rado apprendisti tali, davvero incontinenti nel porre la fatidica domanda. Narrano i Vangeli che al culmine della sua scandalosa misericordia, il Gesù agonizzante chiede al Padre di perdonare i suoi crocifissori. Cosicché l'Agnello si costituisce avvocato difensore dei lupi che lo sbranano. Ah, a proposito di lupi, avete sentito l'ultima che li riguarda? E cioé che anch'essi perdonano? Lo sostengono eminenti etologi; dopo studi covenientemente approfonditi, s'intende. Ma non al punto da chiarirci se facciano altrettanto gli ovini; le loro vittime, insomma. Non ci resta allora che attendere. Che cosa? Ma la immancabile domanda dell'inviato di turno, si capisce, il quale, nel credersi zelante nel chiedere: - Lei perdona? - si manifesta invece belante.
Leone Pantaleoni
Pesaro
Leone Pantaleoni
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