C’è una palude dalla quale bisogna decidersi a venirne fuori una volta per tutte, ancorché con addosso qualche schizzo di fango rappresosi. E’ quello della rapidità intesa come valore assoluto; come elemento primario a cui tutto deve assoggettarsi. Come lo è ad esempio quella di percorrere, a colpi di polpastrelli sulla tastiera, lo spazio bianco d’un video o di un display. A sfruculiarci in proposito è stato quel tema d’ordine generale dell’esame di stato che recita: “Comunicare le emozioni: un tempo per farlo si scriveva una lettera, oggi un sms o una e-mail. Così idee e sentimenti viaggiano attraverso abbreviazioni e acronimi, in maniera veloce e funzionale”. Ecco, il punto sta proprio nel modo in cui vengono virtuosamente accostati quel “veloce” e “funzionale”, quasi che essi fossero il tutto ed anzi l’innanzitutto. Intendiamoci, qui non si tratta di nostalgia della lettera scritta con penna d’oca e sigillata con cera lacca. Lettera quasi sempre letta e riletta, corretta e ricorretta, e finalmente ricopiata in bella (quanto tempo sprecato, ai giorni nostri!). Qui si tratta di restituire allo scrivere la consonanza con la profondità e la bellezza dell’animo umano e dunque la capacità di esprimerle entrambe in quel modo migliore che tende al compiuto. Cose queste che, in uno scrivere che è descrivere, esulano dalle potenzialità dell’acronimo, innocua figura enigmistica dove la prima o le prime lettere d’una parola si piccano di rappresentarla per intero. Ecco perché oggi, tra e-mail ed sms, l’acronimo si rivela spesso e volentieri un Hitler della comunicazione non orale. Con tanto di spietate S.S., acronimo di Schutzstaffel, al seguito.
LEONE PANTALEONI*
*Enigmista
*Enigmista
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