Il pranzo è servito. E dunque anche il menu. Ma per stavolta anagrammato. Significa che le lettere di ciascuna portata sono state riposizionate in modo da confondere, scorrendolo con gli occhi, pupille e papille. E così, come ci ricorda l'affermato ludolinguista Stefano Bartezzaghi (ideatore del Festival urbinate "Parole in Gioco" e padre del leggendario Piero dei cruciverba della "Settimana Enigmistica") la 'lista del giorno' diventa 'in giro dall'oste' , 'antipasti vari' è 'pastrani aviti' e 'maccheroni al sugo' si trasforma in 'un gelso, ma racchio'. E ancora, 'vitella arrosto' è 'storiella torva' e 'la Dea inaspettata' precipita dalla candida nuvoletta dell'Olimpo nel bianco piatto da portata con 'patate ed insalata'. Non cita il dessert Bartezzaghi e noi gli proponiamo allora 'l'afa ben malsana' che è un bell' 'Ananas al flambé', oppure dei 'rosari dotti' (torta di riso) o dei 'gitanti fachiri' (fichi gratinati). Si posson però anagrammare le portate, tutte da leccarsi le dita, ci mancherebbe, con altrettante da far rivoltare lo stomaco. Ecco perché gli invitati accorsi alla cena offerta dall’enigmista non si sono pentiti. Sapendolo tipetto eccentrico a cui piace metter nero su bianco la materia grigia, ancor prima delle vivande, hanno mangiato la foglia e capito che dietro quel menu così repellente da provocare conati al Pasolini delle 120 giornate di Sodoma, c’era il trucco.
Bastava riposizionare le lettere di ciascuna portata per ottenerne il vero contenuto. E cioè: 1) Due vermi zitti, cacca di pitone furioso al sole, grande sorcio = risotto alle verdure di stagione con fiori di zucca e/o scampi. 2) Gas di pochi cin-cin = gnocchi di spinaci. 3) Pelle insana da salame infetto = fettina di salmone alla senape. 4) Pane nero di cipolla pigiata = caponata di peperoni gialli. 5) Ratto (sia ben fresco) = roast-beef in crosta. 6) Topini al dente (ma no!) = Panettone di Milano. 7) Porco da infarto = Pandoro farcito. Morale della favola: buffa toque blanche in testa, l'anagramma si veste da chef birichino che, con le lettere dell'alfabeto, mette sotto sopra gli ingredienti delle vivande. Ma non tien conto della salvifica proprietà commutativa che, invertendone l'ordine, non ne cambia il prodotto.
Leone Pantaleoni
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