(8) Stavolta l'anagramma dei nostri lettori ci offre un biglietto d'ingresso gratuito per il cinema
Stavolta andiamo al cinema e se nel celebrato film anni '60 Claudia Cardinale era la ragazza con la valigia, la lettrice ANNA GIAVOLI non s'accontenta e di simili contenitori se ne "stracarica". Il suo anagramma è infatti NONA VALIGIA. Essendo che ANNA dà NANA e GIAVOLI dà GIOVIAL, curioso notare come nome è cognome, pur componendo la frase NANA GIOVIAL, siano separatamente anagrammabili. Intanto, bagagli o meno, dalla sala di proiezione non ne esce a testa alta EMANUELA CAPANNI. Col suo UNA PENA AL CINEMA! ci fa sospettare che quell'Emanuela richiami l'assai dubbia recitazione della bellissima e omonima Arcuri. Quanto meno per mimica, sorprendente invece è STEFANO TOMBARI. L'anagramma che lo riguarda, MI SA FAR BEN TOTO', lo accumuna nientepopodimeno ad un principe che era re del cinema.
STEFANO TOMBARI
il suo anagramma è MI SA FAR BEN TOTO'.
Come dire che lo accumuna ad un principe, re del cinema.
UN ANAGRAMMA DA MONUMENTO EQUESTRE
(9) E' quello del direttore del Foglio Alberto Angelucci e cioé Arcigno Bellacute
Vi sovviene del Bartolomeo Colleoni dalla gonade in più e vi suggeriscono nulla Braccio da Montone e il Gattamelata? E il Conte di Carmagnola? E poi, come sorvolare del vicino di casa Federico da Montefeltro che tanto pesò sui destini d'Urbino? (a proposito, l'anagramma del lettore BRUTO SORDINI è proprio SORTI D'URBINO). Non udite clangor di ferraglie e scalpiccio di cavalli? Beh, non si fosse capito, è di condottieri che parliamo stavolta e dunque di storia. Ecco perché ci par già di vedere una statua equestre da Verrocchio (o Donatello) dedicata ad ALBERTO ANGELUCCI, per via del suo pittoresco anagramma ARCIGNO BELLACUTE. Del resto Alberto, in quanto direttore del mensile Il Foglio della Città, condottiero lo è per davvero.
Fiato corto e panchina lunga, è tempo che gli anagrammi dei nostri lettori si mettano in calzoncini e maglietta proprio come nella partita fra scapoli e ammogliati. Ed ecco allora giustificarsi appieno quel CAMPO PER SEI di MARCO PRESEPI che ci confina in un rettangolo di gioco ancor più ridotto di quello del calcetto. Del resto, capelli brizzolati e pance arrotolate, c'è poco da pretendere. Ecco perché non scandalizzano l'anagramma di MATTIA MASCIA (MAI SCATTA, MAI!) e di NOEMI PAOLINI (LI' POI NON E' MAI!), dove lì e il punto in cui il ricevente dovrebbe trovarsi al momento del passaggio. Intendiamoci, in tanto patetico sfasciume, c'è posto anche per la vanteria. Come in quel UN GOL CAVAI esibito dal portiere LUCA GIAVON.
(11) Da Como a Trapani, passando per Roma, l’anagramma se ne torna in città
Non che si fossero trasferiti tutti quanti in campagna per trascorrervi le vacanze, beninteso, ma stavolta gli anagrammi dei nostri lettori fan rientro in città. A cominciare dai negozi, a quanto pare, perché così lasciano intendere sia la POLLERIA IN COMO di PAOLO MERCOLINI che il NOTO BAR DI ORTE di ROBERTO DONATI. Oppure la generica VETRINA DI ROMA di MARTINA ROVEDI. Intanto, ignaro se la modestia stia in città o in campagna, NICOLA DEL BIANCO si auto elegge degno di schierarsi COI BELLI D'ANCONA. Con ARTE DA TRANI, invece, ANDREA RATTI dirotta l'oggetto dell'estetica, puntando subito l'obiettivo sulla superba cattedrale in perfetto stile romanico-pugliese. FALLA FARE DA RIMINI è, invece, il sibillino anagramma di RAFFAELLA MINARDI. Dalla sagra della piadina alla selezione di miss Over '60, davvero non sappiamo quale sia mai il soggetto sottinteso.