
Sarà che Totò si anagramma con otto (otto è composto dalle medesime lettere di Totò); sarà che otto é parola palindroma (si legge otto anche all'incontrario), monovocalica (usa la sola o) e monoconsonantica (usa la sola t); sarà che se si tiene ferma la sua t iniziale e si fa ruotare il resto (otò) di 180 gradi sempre Totò si ottiene (antipodo diretto); sarà la calura di questi giorni, sarà l'età, saranno un po' l'una e un po' l'altra, sta di fatto che inversioni del tipo
"Desto o son sogno?" ("Totò all'Inferno")
e
"Ogni limite ha la sua pazienza" ("La banda degli onesti")
appaiono adesso quanto mai appropriate.
E' tempo di calembours, di giochi di parole, di simil vaneggiamenti insomma, quelli ai quali il principe Antonio De Curtis Gagliardi Ducas Comneno di Bisanzio era così affezionato da crearne estemporaneamente e a bizzeffe sul set, così da infarcirne, fino a stravolgerli, i superflui copioni dei suoi film.
A chi gli chiedesse
"Sei edotto?",
Totò lo inceneriva con un
"quattordici"
(6 ed 8) da ... scassaquindici.
A chi gli facesse domande sul suo lato estetico rispondeva:
"Non sono brutto, ma mi arrangio"
("Totò contro Maciste").
Oppure:
"La mia faccia non mi è nuova, ce l'ho da quando sono nato"
("Fermo con le mani").
Sulla fame che tanto richiama il Miseria e Nobiltà di Eduardo Scarpetta e la sua tribolata infanzia:
"A casa nostra nel caffelatte non ci mettiamo niente; né caffé né latte"
("San Giovanni decollato").
E ancora:
"Che ore sono? L'una e mezzo? Bene, così possiamo tranquillamente saltare la prima colazione!"
("Totò a Lascia e Raddoppia").
Cosicché, così “decurtiseggiando”, c’imbattiamo in:
"Prendo tre caffé alla volta per risparmiare due mance";
"Evado di giorno perché non mi va di essere un e-vaso di notte"
("Il turco napoletano");
e ancora:
"Dipinge bene, mi ricorda il Tinturicchio"
("Totò, Eva e il pennello proibito").
Ben si comprende, allora, che quando, immerso fino al collo tra le onde del mare per combatter il caldo ferragostano, ho risposto a mio nipote di saper nuotare "ad orso" – vale a dire proprio come uno di quei bramenti plantigradi – e lui ha capito "a dorso", mi son guardato bene dal chiarire l'equivoco.
Leone Pantaleoni*
*Enigmista
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