Con la precedenza concessa all'assai poco gentil sesso, sotto le mentite spoglie dell'anagramma che riposiziona le lettere d’una parola o frase per formarne altre, era presente anche l'enigmista in Piazza Navona. L'anagramma di "Sabina Guzzanti" ci propone infatti le non esaltanti varianti "Una tignazza-bis" e "Sù, t'azzanna i big!", che forse non esprimono per intero la carica esplosiva della ragazza. In compenso, o in scompenso, se preferite, vola decisamente basso con "Marco Travaglio" che, traducendolo con "valgo tra comari", lo abbassa al livello di preferita ricetrasmittente del più becero chiacchiericcio.
Galleggiando invece tra sacro e profano si erge fino al divino l'anagramma sia con "Antonio di Pietro" ("Per i toni, Dio nato!") che con "Giuseppe Grillo" ("Lo pigli per Gesù"). L'antiberlusconismo viscerale di "Moni Ovadia" viene suggellato con un paranoico "Io mando via" riferito ad un nient' affatto sottinteso Cavaliere dalla Bande Azzurre; mentre la inarrivabile onniscienza del professor "Umberto Eco", viene stravolta in un "E' come Bruto" che la dice lunga sulla truce vocazione salottiero-complottarda di tanto semiologo. Da ultimo c'è "Paolo Flores D'Arcais". Con lui l'anagramma si pone di fronte al fatidico bivio: "Sa far l'idolo o spreca?". In fondo è ciò su sui dovrebbero meditare tutti quanti i sopra elencati protagonisti della manifestazione di Piazza Navona. Ah, a proposito di "Piazza Navona", ci avevate fatto caso che il suo anagramma, "Vana pazzia, no?", contribuisce alla sottolineatura dell’amletico dubbio?
Leone Pantaleoni*
*Enigmista
LETTERA APERTA DI UN CREDENTE A SABINA GUZZANTI
Signorina Guzzanti,
il Papa, lei saprà, è infallibile sulle questioni che attengono ai dogmi della Chiesa; ovvero laddove egli espleta il suo compito di mantener intatte le verità rivelatele due millenni orsono.
Il suo fine non è l’occupazione del potere ma la conduzione del gregge all’ovile per l’unica via praticabile; quella indicatagli da Cristo a cui egli presta ora il suo corpo mortale ma visibile.
Se il Papa si occupa di tutto non è perché deborda dal seminato ma è perché il seminato è il campo per intero. C’è forse un angolo della sua casa dove lei non abbia diritto di accesso? O una pagina del suo diario dove lei non possa scrivere? O un angolo della sua memoria dove lei non possegga la facoltà di ricordare? E, mi creda, ciò non è un elogio alla teocrazia. Dare a Cesare quel che è di Cesare significa per il Papa doversi (e non potersi, badi bene) esprimere su tutto ciò che, a sud, a nord, ad est o ad ovest non importa, confina con la umana coscienza. Ma esprimersi è ben altro dal costringere. Le è mai arrivata una qualche ingiunzione di andare a messa pena una sanzione? Vede, signorina Guzzanti, libertà non è licenza d’infangare. La melma, caso mai, sporca e nasconde. Lei riderà di questi miei elementari e infantili insegnamenti. Nel migliore dei casi mi prenderà per un povero bigotto. O, se preferisce, per il classico cretino certificato dall’esimio Professor Piergiorgio Odifreddi. Mai io pregherò per Lei lo stesso. Non perché mi reputi migliore (cosa indimostrabile) ma perché il mio Maestro mi ha insegnato che se lo faccio soltanto per coloro che mi amano, mi stimano e la pensano come me, per i miei amici, insomma, non ne avrò alcun merito.
il Papa, lei saprà, è infallibile sulle questioni che attengono ai dogmi della Chiesa; ovvero laddove egli espleta il suo compito di mantener intatte le verità rivelatele due millenni orsono.
Il suo fine non è l’occupazione del potere ma la conduzione del gregge all’ovile per l’unica via praticabile; quella indicatagli da Cristo a cui egli presta ora il suo corpo mortale ma visibile.
Se il Papa si occupa di tutto non è perché deborda dal seminato ma è perché il seminato è il campo per intero. C’è forse un angolo della sua casa dove lei non abbia diritto di accesso? O una pagina del suo diario dove lei non possa scrivere? O un angolo della sua memoria dove lei non possegga la facoltà di ricordare? E, mi creda, ciò non è un elogio alla teocrazia. Dare a Cesare quel che è di Cesare significa per il Papa doversi (e non potersi, badi bene) esprimere su tutto ciò che, a sud, a nord, ad est o ad ovest non importa, confina con la umana coscienza. Ma esprimersi è ben altro dal costringere. Le è mai arrivata una qualche ingiunzione di andare a messa pena una sanzione? Vede, signorina Guzzanti, libertà non è licenza d’infangare. La melma, caso mai, sporca e nasconde. Lei riderà di questi miei elementari e infantili insegnamenti. Nel migliore dei casi mi prenderà per un povero bigotto. O, se preferisce, per il classico cretino certificato dall’esimio Professor Piergiorgio Odifreddi. Mai io pregherò per Lei lo stesso. Non perché mi reputi migliore (cosa indimostrabile) ma perché il mio Maestro mi ha insegnato che se lo faccio soltanto per coloro che mi amano, mi stimano e la pensano come me, per i miei amici, insomma, non ne avrò alcun merito.
Leone Pantaleoni
Pesaro
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