Amante degli scacchi (nel 1991 pareggiò a Modena con il pluricampione del mondo russo Anatolij Karpov) ed enumerato tra i più apprezzati enigmisti italiani (un suo rebus che vinse il più ambito dei concorsi, quello della Settimana Enigmistica, è stato definito “capolavoro” dagli specialisti ed ha trovato pubblicazione in numerosi testi fra cui la Enciclopedia Zanichelli di Ludolinguistica e lo spagnolo “Dioccionario de Enigmistica”), Leone Pantaleoni è prima di tutto appassionato di Sindone.Sindone che egli studia ininterrottamente da 24 anni e sulla quale, dal 2008, in vari circoli e scuole, anche elementari, tiene conferenze. Ecco perché, nell’imminenza della Pasqua, Vivere a Cagli ha voluto porgli alcuni quesiti sull’argomento. -
Nel 1988 la Sindone fu sottoposta all’esame del radiocarbonio che la dichiarò un falso medievale …
-“Quella indagine fu condotta come peggio non si sarebbe potuto. Affidata a scienziati tra cui alcuni dichiaratamente ostili all’autenticità del lenzuolo che non permisero alla parte cattolica di assistervi, e sottolineo assistervi, non tenne conto dell’inquinamento del campione sottoposto ad ogni genere di vicissitudini, fra cui almeno due disastrosi incendi; quindi non rispettò affatto il protocollo, primo fra tutti il cosiddetto ‘blind test’”. -
E cioè?
“Dei quattro campioni sigillati negli speciali contenitori d’acciaio e mandati ad analizzare, tre di datazione nota più quello sindonico, la loro provenienza, proprio come carte coperte e rimescolate, avrebbe dovuto rimanere sconosciuta agli analisti durante il corso delle operazioni. E invece, in un clima di menzogne e sospetti, essa fu rivelata da subito e i campioni medesimi sottoposti ad una serie d’incontrollate manipolazioni. Ma non basta, perché, nonostante le reiterate sollecitazioni, gli scienziati continuano ancor oggi, inspiegabilmente, a rifiutarsi di rendere pubbliche le letture dei calcoli effettuati, particolarmente complessi nel caso del metodo applicato e dunque assai facilmente soggetti ad errore. Infine, come mi ha ribadito Vittorio Messori proprio nei giorni scorsi, vi si aggiunga il custode che non custodì e che permise ai carbonisti di rendersi autori di tutte le scorrettezze riferite. Il cardinal Ballestrero, buonanima, accettò supinamente il verdetto è non tardò a dichiarare la Sindone un’icona”. -
E invece?
– “Invece si tratta di una reliquia e addirittura una presenza, come ebbero a dire, rispettivamente, papa Giovanni Paolo II e Paolo VI.” -
C’è chi ha ipotizzato la Sindone un’opera del genio dei geni, ossia, Leonardo da Vinci ...
– “Primo: c’è qualcosa a questo mondo che non sia stato attribuito a Leonardo? Secondo: la Sindone venne venduta a Ludovico di Savoia da Margherita de Charny il 23 marzo 1453 e Leonardo, nato il 15 aprile dell’anno precedente, aveva 11 mesi e 8 giorni. Quando si dice la precocità! Se davvero ne fosse lui l’autore, si tratterebbe di un miracolo più sbalorditivo della veridicità del telo”. -
Per concludere?
– “Concludere non è verbo che si addice alla Sindone. Comunque dirò che nonostante i sofisticatissimi metodi d’indagine, gli scienziati del terzo millennio non riescono a comprendere come si sia potuta formare quella immagine. Senza sbavature di sangue e residui ancorché minimi di elementi putrefattivi, e con sorprendenti informazioni tridimensionali. Comunque seppur goffi, i tentativi di spiegazione convergono verso un un’unica ipotesi d’approccio” -
Quale?
– “La smaterializzazione del corpo che ha fatto afflosciare la Sindone su se stessa”.