Fu quando mia zia Delfina, Delfa come la chiamavamo noi, tornò definitivamente in Italia da Berlino, dove aveva dato di gomito la bellezza di quarant’anni come donna delle pulizie d’un ristorante italiano in Greifswalder Strasse, che divenni il padroncino del cane bassotto che la buonanima volle regalarmi. Con mio grande piacere ma con ancor più grande costernazione di mia moglie che ha una tal repulsione per i cani che definirla cinofoba è come dire cinofila. Si consideri che la tapina, quando da fidanzati venne avvicinata da uno scodinzolante barboncino, lo apostrofò con un “maleducato!” che ancor oggi, a ripensarci, non riesco a trattenermi dal ridere. Un ridere che magari adesso, a distanza di anni, è più che altro un sorridere. Il nome che ho dato al bassotto è Germanico. Non è dei più simpatici, riconosco, ma è in onore del generale romano che accompagnò Tiberio a compiere spedizioni punitive per rafforzare i confini dell'impero lungo le sponde del Reno. E, naturalmente, in assonanza con la terra di provenienza della bestiola. Io però lo chiamo “Ger” e me ne sbatto del “manico”. Fra me e Germanico c'è un feeling perfetto. Basta un mio cenno e lui capisce cosa voglio che faccia. O che non faccia. Sulla intelligenza dei cani se ne sentono di tutti i colori. Dario, mio fratello minore, sostiene ad esempio che il suo quattrozampe è intelligentissimo perché, quando gli arrivano a casa gli amici, fa loro le feste, mentre, quando si tratta di sconosciuti, assume un atteggiamento ostile di diffidenza. Loris, mio fratello maggiore, gli ha allora spiegato, ma senza convincerlo a quanto pare, che i cani sono particolarmente sensibili agli umori del padrone. E dunque anche al tono di voce con cui costui accoglie gli ospiti. E che quindi agiscono di conseguenza. Ma quella volta, anzi, quelle due volte, in quanto ad intelligenza canina, Germanico m’inquietò. Aprite bene le orecchie: da sempre patito di enigmistica, sto scervellandomi dinnanzi ad un rebus descritto (perché senza figure) di cui non riesco a venire a capo (è evidenziata soltanto una N e la frase risolutiva è formata di quattro parole). Pensa e ripensa, ecco che ad un tratto, con un balzo felino, pardon, canino, Germanico mi corre incontro come è solito fare col giornale del mattino, ma stavolta con in bocca uno dei dischi di musica classica che io, disordinato come più non si potrebbe, lascio immancabilmente sparsi sul tappeto dopo dell’uso. Ma sarebbe anche prima se mia moglie non si facesse carico di rimettere in ordine. Si tratta della più celebre delle sinfonie di Beethoven eseguita dall’orchestra diretta da Zubin Mehta. Lì per lì mi rivolgo al bassotto con un brusco: - No, Ger, non è questo il momento di scocciarmi! -. Ma poi, stropicciandomi la materia grigia non meno degli occhi, ho l'ispirazione. - Ma sì – mi dico - quella N che vedo è la nona lettera della parola – BEETHOVEN e dunque la soluzione della crittografia è "La nona di Beethoven! " -. Passano un paio di settimane, Settimane Enigmistiche, s’intende, e stavolta sono dinnanzi alle lettere IS ed ho per soluzione una frase di ben sei parole. Ponza che ti riponza ad esaurimento dell'intero arcipelago, sto per decidermi a soprassedere in attesa di ritornarci su l’indomani. Si sa che a volte, la capricciosa musa arriva in soccorso in un nanosecondo, mentre in altre si fa attendere invano per ore. Quand’ecco sopraggiungere Germanico con in bocca il più conosciuto dei nostri romanzi epistolari. – No, sto sognando – mi dico: - IS sono le due ultime lettere del nome JACOPO ORTIS -. E “Le ultime lettere di Jacopo Ortis” è anche la soluzione del rebus! Bianco come uno straccio passato e ripassato nella candeggina, dico a mia moglie che ho impellente bisogno di prendere una boccata d’aria. Ed è proprio nell’uscire, che, dall’esterno della finestra accanto alla porta di ingresso, scorgo l’amatissima consorte che, tra il tavolo e il frigo della cucina, infilando un biscotto nella bocca del bassotto gli dice a voce alta con ghigno beffardo: - Bravo Germanico, anche stavolta hai eseguito il compito alla perfezione e dunque ti meriti il premio! -. Figlia d’un cane e cane bassotto per giunta! Era stata lei a fargli serrare tra i denti prima il disco di Beethoven e poi il libro del Foscolo! Due ne aveva di zampe l’enigmista provetto e non quattro!
LEONE PANTALEONI
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