
Devono avere un fisico da deliziosa silfide alla Haudrey Hepburn l'ambo e il terno. Col garbo di autentiche modelle indossano volentieri cappellini per cambiare d'aspetto. Basta metter loro una lettera in testa, e cioè davanti, e si ottengono l'esile gambo, lo scatenato mambo e l'indistruttibile e vendicativo Rambo; e quindi l'indeclinabile eterno, lo scheletrico sterno ed il poetico verno (per inverno).
Le lettere di quaterna invece, riposizionate, danno "quartane", che per essere una variante al plurale della malaria va senz'altro scartata a favore della innocua accezione che, in Sardegna, le identifica come quarta parte di una giara.
Ma, risolto un problema, ecco subito affiorarne un altro. Si tratta della cinquina. Per gli ambientalisti, innanzitutto. Quelli ignoranti, però. Almeno quanto le strombazzatissime fate di Ozpetek. Costoro, infatti, cesurano la parola coll'apostrofo leggendola "c'inquina", e allora capite bene che sulla tossicità della cosa, vuoi la respirazione, vuoi la traspirazione, vuoi l'alimentazione o qualsivoglia altro veicolo di assorbimento, non vi sia bisogno di ulteriori chiose.

Non occorre essere napoletani veraci per sapere che ci sono le estrazioni del lotto, ma, Genesi permettendo, c'è anche quella del nipote di Abramo. Si dà infatti il caso che se togliamo "Lot" da "tombola", restano quattro lettere che sono le medesime di "ambo" cambiate di posto (anagramma). Beh, che la tombola contenesse l'ambo, così come il terno, la quaterna e la cinquina, è cosa talmente ovvia che anche la risibile ovvietà del maresciallo Jacques de la Palice avrebbe colto l'opportunità di sottintenderla.
Infine, per cambio d'iniziale, tombola dà bombola. E una bombola può sempre scoppiare. Come la pazienza di chi ha già letto le qui presenti righe.
Le lettere di quaterna invece, riposizionate, danno "quartane", che per essere una variante al plurale della malaria va senz'altro scartata a favore della innocua accezione che, in Sardegna, le identifica come quarta parte di una giara.
Ma, risolto un problema, ecco subito affiorarne un altro. Si tratta della cinquina. Per gli ambientalisti, innanzitutto. Quelli ignoranti, però. Almeno quanto le strombazzatissime fate di Ozpetek. Costoro, infatti, cesurano la parola coll'apostrofo leggendola "c'inquina", e allora capite bene che sulla tossicità della cosa, vuoi la respirazione, vuoi la traspirazione, vuoi l'alimentazione o qualsivoglia altro veicolo di assorbimento, non vi sia bisogno di ulteriori chiose.

Non occorre essere napoletani veraci per sapere che ci sono le estrazioni del lotto, ma, Genesi permettendo, c'è anche quella del nipote di Abramo. Si dà infatti il caso che se togliamo "Lot" da "tombola", restano quattro lettere che sono le medesime di "ambo" cambiate di posto (anagramma). Beh, che la tombola contenesse l'ambo, così come il terno, la quaterna e la cinquina, è cosa talmente ovvia che anche la risibile ovvietà del maresciallo Jacques de la Palice avrebbe colto l'opportunità di sottintenderla.
Infine, per cambio d'iniziale, tombola dà bombola. E una bombola può sempre scoppiare. Come la pazienza di chi ha già letto le qui presenti righe.
Leone Pantaleoni
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