E passiamo alla messa. No, non la messa solenne della notte di Natale, ma la messa al bando del termine Bambino riferito a Gesù. A parte che "Bambino" era il soprannome di Bud Spencer nel film "Lo chiamavano Trinità", la qual cosa è tutto dire, appare assai più consono al pensiero moderno chiamarlo Gesù Diversamente Adulto.
D'accordo, è una frase per niente scorrevole e meno ancora orecchiabile, ma volete mettere?
A proposito di orecchie, anche sull'asino ci sarebbe da dire. Metterlo accanto a tre magi, tre sapienti per eccellenza cioè, lui che è simbolo della negligenza e, quel che è peggio, della scarsa capacità d'intendere, per cui nemmeno gli si può dire che è intelligente ma non si applica, beh, un tale accostamento sembra quanto meno contraddittorio. Un ossimoro al pari di ghiaccio bollente e silenzio eloquente.
E il bue? Dove lo mettete il bue? A parte il sinistro rimando al letale morbo di Creutzfeldt-Jakob (la mucca pazza); a parte che sostituendo la "b" iniziale con la "l" si ottiene lue, una volgare malattia da postribolo, quelle corna sono un mal dissimulato ammiccamento alla crisi della famiglia e, per i più blasfemi che più blasfemo non si può, alla condizione di padre putativo di Giuseppe.
Per carità di patria, allora, e per consonanza di fauna, al posto del bue mettiamoci un cammello. Già la parola comincia con "Cam" che era uno dei figli di Noè, e la cosa non stona; nel peggiore dei casi si dovrà rischiare il vischioso sputo che certe simpatiche bestiole lanciano d’istinto in faccia alla gente. Una scorrettezza mirata - pare - solo verso chi è paladino di un Natale politicamente corretto.
Leone Pantaleoni
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