mercoledì 30 dicembre 2009

UN INTRIGANTE 2010


Anno inedito il 2010. E, certo, non poteva essere altrimenti. Ma anche intrigante. A cominciare da quella doppia coppia di numeri dove l'antecedente (20) e l'esatto doppio del susseguente (10). Dalla nascita di Gesù, per affinità numerica, una cosa del genere era accaduta nel 1809, proprio nell'anno in cui Goethe scriveva "Le affinità elettive". E naturalmente aveva fatto seguito a quelle del 1608, 1407, 1206, 1005, 84, 42 e 21. Bisognerà invece attendere il 2211 per trovarsi in analoga situazione. Ma - criopreservazione a parte - sarà cosa che riguarderà più di due generazioni a venire. A detta della numerologia - quella branca dell'enigmistica che studia il significato magico dei numeri non di rado imbrattandosi di superstizione - bisogna scomporlo il 2010 per estrarvi del succo. Così da trovarvi quel 67 che è il più grande dei suoi divisori. Numero primo, perché divisibile solo per se stesso e per l'unità, il 67 è a sua volta somma di cinque numeri primi tra cui il 13 e il 17. A proposito dei quali va sottolineato che il 2010 ci riserverà tre venerdì neri (un 13 in agosto e due 17, in settembre e dicembre). A fronte del bellicoso 2009 dei ben tre 13 (febbraio, marzo e novembre) e due 17 (aprile e luglio), una sorta di armistizio si firmerà invece nel 2011 (un venerdì 13 a maggio e 17 a giugno). Nella smorfia napoletana il 67 è il totano (calamaro) dentro la chitarra. Edipicamente parlando, il 2010 ha la rara caratteristica dell'antipodo diretto, dove, come nella parola "natività" (scelta in ossequio al Natale), se si tien ferma l'iniziale "n" e si fan ruotare da sinistra a destra di 180 gradi le restanti lettere (atività), sempre natività si ottiene. Infatti, nel 2010, se si lascia dov'è il 2 e si rivolta 010, proprio come se il tempo si fermasse, sempre al 2010 si resta. Un'ultima curiosa considerazione ci porta anzitempo alle ore 20 e dieci del 20 ottobre prossimo. Capita l'antifona? Le 20,10 del 20/10 dell'anno 2010. Vi premettiamo che si tratterà d'un mercoledì. Ma, proprio come nel famoso film del '78 dedicato ai surfisti, sarà anche un mercoledì da leoni?

Leone Pantaleoni

SI’, E’ TEMPO D’OROSCOPI

Col nuovo anno si "oròscopa" su tutto: dalla massima crisi economica mondiale alla busta paga del pensionato con la minima; dalla preservazione delle balene alla salute del pulcioso bastardino che scodinzola per casa; dai legami sentimentali dei grandi della terra a quelli di nostra figlia (ancora in famiglia perché nessuno se la piglia). Nell'arrogarsi il potere di prevedere ciò che non prevede, l'Oroscopo si colloca agli antipodi della ragione. I razionalisti lo indicano come il più becero ricettacolo di ataviche credenze; i positivisti lo avversano come peste bubbonica; i credenti lo collocano nel girone infernale della più buia superstizione. Nonostante ciò, l'Oroscopo imperversa.
Da Fox a Branco e fino all'assai pittoresco mago Otelma (Amleto, all' incontrario), se accendi un televisore o sfogli una rivista, l' astrologo, cecchino che tira dall’alto delle stelle, t'aspetta al varco per colpirti: il Cancro? porterà salute; e così la Bilancia, nel fugare colesterolo, fosfolipidi e trigliceridi, manterrà la tua linea come livella di muratore (e non di Totò!); ed anche i Pesci, nell’assicurarti una scorpacciata di omega-3. In sintonia col Sagittario che ti renderà invulnerabile ai dardi di Cupido, il Toro, il Capricorno e l'Ariete ti terranno lontane le corna (ma per i mariti la più affidabile resta sempre la Vergine). L'Acquario? ti preserverà dai periodi siccitosi; il Leone? ti darà finalmente la forza di "ruggire" contro tutti i prepotenti che vorrebbero farti barattare la partitissima della nazionale con la Corazzata Potemkin; i Gemelli? ti salveranno dalla sterilità; E da ultimo, lo Scorpione ti preserverà dai colpi di coda che il cinico e baro destino nasconde nella faretra. Secondo il grande Ippocrate il medico ignaro di astrologia, non è degno di chiamarsi tale. Gli fa però eco il banchiere più famoso del mondo (John Pierpont Morgan): " Non i milionari usano l'astrologia ma i miliardari". Sia come sia, l'Oroscopo assolve una indistruttibile funzione catartica che nel gettare un ponte fra realtà e desiderio, ci fa sognare da svegli. Ma va preso come un gioco. E il gioco, come lo scherzo, è bello se dura poco.
Leone Pantaleoni

OCCHIO ALLA BILANCIA!

Per maschietti golosi.
L’affermato enigmista Leone Pantaleoni, meglio conosciuto sotto lo pseudonimo di “Leone da Cagli” ci regala questo anagramma intonato alle festività di fine anno (il ghiottone ciccione indicato con B, che ha sopra di sé l’immaginato pandoro che lo tenta (A), e, sotto, la reale bilancia che lo ammonisce).

La descrizione di A è una frase di due parole di 7 lettere ciascuna. Identica cosa dicasi per la frase B.
Va da sé che, come anagramma comanda, A e B sono due frasi composte delle medesime lettere cambiate di posto.

PER LA SOLUZIONE : http://dentroilmondodileonedacagli.blogspot.com/2009/12/occhio-alla-bilancia.html

lunedì 28 dicembre 2009

SMS, SAREBBE MEGLIO SMETTERLA

E’ proprio sotto le feste che dilaga la peste dei messaggini d’auguri preconfezionati

"Caro Gesù Bambino, quest'anno ti sei portato via il mio cantante preferito Michael Jackson, il mio attore preferito Patrick Swayze, la mia attrice preferita Farah Fawcett, il mio presentatore preferito Mike Bongiorno, la mia poetessa preferita Alda Merini. Volevo dirti che il mio politico preferito è Antonio Di Pietro e che l'anno non è ancora finito. Auguri". Davvero un lungo invariabile testo per un Sms, fatta eccezione per l'alternativa Di Pietro-Berlusconi, così da accontentare entrambe le tifoserie. Ebbene, se c'è un pesarese che non ha ricevuto un simile messaggio, alzi la mano. E se davvero costui esiste, i casi sono tre: 1) Non ha ancora ricomperato il telefonino smarrito. 2) Unico superstite d'un naufragio, si chiama Robinson è si trova in perfetta solitudine al largo del Venezuela, presso la foce del fiume Oroonoque. 3) E' in compagnia di quel soldato giapponese che, sperduto su un'isola disabitata, non sa ancora che la seconda guerra mondiale è finita. Sì, insomma, l'avete capito, è con il dilagare della peste telematica dei messaggini preconfezionati che stiamo sbofonchiando. Al punto da indurci a credere che Sms stia per "Sono Messaggi Standard" o, peggio ancora, Stupidi. Fino a provocare spazientite reazioni del tipo: "Sarebbe Meglio Smetterla!".

Messaggi augurali riciclati e da sconosciuti:

cosa c'è mai da sorridere?


Si tratta d'un tamburellante ping-pong a colpi dell'acronimo Sms, come si vede. Sia chiaro, non c'è da star meglio quando giungono testi "stitici" del tipo: "Buon 2010" e "felice anno nuovo", ma c'è da star peggio con frasi come "12 mesi alla grande" che ricorda tanto quel devastante "Un mondo di bene" profuso a tonnellate nelle dediche radiofoniche o televisive. E poi non si capisce perché ai messaggi preconfezionati non venga riservato l'identico disprezzo che si è soliti nutrire per i regali riciclati. Il tragicomico si raggiunge infine con messaggi quali "Paola e Mario augurano un Buon Natale a tutti". Ma chi sono Paola e Mario? Gente fugacemente conosciuta durante un qualche banchetto nuziale? La coppia di negozianti che non vorrebbe perdere nemmeno il più occasionale degli avventori? I soliti presciolosi che han semplicemente sbagliato destinatario? Mah, una cosa comunque è certa: stavolta Sms sta per "Sono Mittenti Sconosciuti".

Leone Pantaleoni

domenica 27 dicembre 2009

LA MATERIA GRIGIA MESSA NERO SU BIANCO

I giochi di brain training, e cioè per addestrare il cervello, sono oggi uno tsunami che sta travolgendoci

Filosofo, matematico ed epistemologo che va per la maggiore, dice da par suo e cioè bene Giulio Giorello: c'erano una volta i vari 'Aguzzate la vista' della Settimana Enigmistica in tema di giochi della mente. E gli stessi Intrepido e Topolino proponevano rebus, anagrammi, indovinelli e altri analoghi trastulli ai loro lettori. Ma lo facevano in punta di piedi. Consci di esser indegni della migliore arte edipica. Oggi, invece, eccoci travolti da un'orda di giochi di brain training (alla lettera, "addestrate il vostro cervello") che rischiano davvero di renderci - il gioco di parole è voluto - attenti utenti, autentici autisti. Sempreché dell'autismo si continui innanzitutto a temere la perdita di contatto con la realtà.

E il nonnetto, dove lo metto?

Ma davanti a una scacchiera, che diamine!

Dopo la tastiera del Personal Computer, che pure è di transitabilità ben più comoda delle prime ticchettanti macchine da scrivere, è stata la console portatile a rendere tutto più facile. Il rimpicciolimento come più non si potrebbe delle palestre dell'intelligenza, ha fatto sì che sia ora possibile trastullarsi con un Nintendo non diciamo su una seggiola o su una poltrona, e nemmeno su un divano, una panchina o uno sdraio (volendo soprassedere su quell’intimo luogo dove, dei pochi che lo comprano, non pochi leggono il giornale), ma standosene, addirittura, in piedi “assardellati” su un tram. Tutto più facile, allora, ma proprio per questo anche più difficile. Intendiamoci, non si tratta di uniformarsi a quella cieca reazione che demonizza comunque il progresso, ma, molto più sommessamente, di richiamarsi a quel suo ragionato uso che, sempre, fa rima con moderato. Non è da escludere che grandi sintesi del pensiero matematico siano nate fin dall'antichità come repertori di un tipo particolare di giochi in cui mettere alla prova i propri riflessi e le proprie abilità (vedansi gli improvvisatori di rime ai banchetti nuziali). Cosa questa che, coscienza pulita a parte, in qualsivoglia tempo della nostra vita, può farci accompagnare da un'esistenza più serena. E in specie, in quel sempre più popolato tempo della vecchiaia che proprio i giochi della mente riescono a tenere lontano.


LEONE PANTALEONI

sabato 26 dicembre 2009

UN ENIGMISTA DALLA VOCE DI JERRY SCOTTI

“Leone da Cagli” secondo la IV B della Scuola primaria di Cattabrighe


Su input dell'insegnante Stefania Palandri ed a conclusione del corso delle lezioni di scacchi e ludolinguistica tenute da Leone Pantaleoni, gli alunni della quarta B della Scuola Primaria di Cattabrighe han ringraziato l'enigmista dedicandogli, corredato da bellissimi e coloratissimi disegni, un libro-quaderno dal titolo "LEONE ... SECONDO LA IV B".

si noti la compostezza della maestra,
Veronica ha davvero messo tutte le cosine al loro posto.


Da tale esemplare unico prendiamo spunto per il pezzo che segue:
"Rafforzata da Giulia ("è simpatico e divertente come un clown"), Chiara fa notare che il primo giorno che Leone è venuto in classe, ha fatto molto ridere. Giorgia puntualizza che, pur spiegando le cose molto chiaramente, egli rispiega volentieri. Davvero pittoresche le note riservate al suo aspetto esteriore. Per Eleonora Leone ha gli occhi marroni come due castagne e per Giacomo castani proprio come un... leone. Per Camilla i suoi sono capelli grigi come la cenere del camino. Per Elena ha il naso grosso e la bocca larga. Per Laura Leone ha la bocca lunga e stretta. Premettendo che la sua voce assomiglia molto a quella di Jerry Scotti, Federico ci mette il carico da dieci col precisare che la bocca è larga come un righello. Ma paragonandola ad un cocomero, è senz'altro Marco a calare l'asso di briscola. Tocca allora ad Adele di buttar acqua sul fuoco col dire che la sua bocca è a cuore, i capelli color cioccolato (ma non erano come la cenere del camino?), il naso a patatina e le orecchie a dir poco perfette. In quanto ad insegnamento, gli apprezzamenti sono unanimi: tutti definiscono Leone grande e famoso. Tommaso, però, si fa addirittura agiografo col sentenziare che è anche il migliore della storia. Camilla appunta che "E' simpatico, sorridente, gentile e speciale, perché insegna l'enigmistica in modo perfetto".

Dite se questo di Mattia non sembra davvero

uno schizzo del grande “Sto”

(il Sergio Tofano papà di Bonaventura)!


Tutti gli alunni (i più di mille ormai catechizzati, in due anni d'attività, intendiamo) sono rimasti colpiti dalla sua rilettura di parole con vocali rivedute e ... scorrette (apà, epè, ipì e opò e upù). Ecco perché Marco esordisce con un frizzante: "Cipiàpaopo (che sta per ciao) - chi sarà? - è Lepeopònepe Papantapalepeopònipi! ". Per Giuseppe Leone è in pensione perché è un po' vecchiarello. Per Adele gli occhiali che porta assomigliano a quelli degli anni '60. E mentre Gianmarco non vede l'ora che sia lunedì (il giorno delle lezioni di enigmistica), Elia, colpito dal fatto che Leone abbia dato da risolvere un suo rebus a Benigni ed Eco, conclude esclamando: "Beh, che professore questo!". Da ultimo giunge Mattia. Che pennella: "Si vede sfrecciare un foglio di carta accartocciato ... è Pantaleoni che sta inventando un altro rebus!" ". Non v'è dubbio, se Leone ha da tempo dimostrato di avere la stoffa dell'enigmista, davvero Mattia promette di possedere quella - oggi rarissima in Italia - del romanziere!

mercoledì 23 dicembre 2009

LO STRAMBO NATALE DELL’ENIGMISTA

Tipo curioso l’enigmista, per non dire strambo. Specie se s'infila nei panni di Babbo Natale. Appiccicando, ad esempio, le lettere ST su una gemella e TA sull'altra, sfornerebbe il rebus “stella cometa” (ST: ella come TA). Inoltre, con il riposizionamento delle lettere di "Natale" potrebbe dar corso alle indigeste varianti “altane” (terrazzi barocchi), “antela” (termine botanico), “letana” (variante di “litania”), fino a spingersi a “Tenala”, in Finlandia, proprio laddove si trova la città lappone di Babbo Natale.
Sempre in tema di anagrammi, con “La Tina, altina, lì nata, passa i Natali a Latina” si piccherebbe di far presto scoprire come il breve scioglilingua contenga ben cinque parole (La Tina, altina, lì nata, Natali e Latina) formate dalle medesime vocali e consonanti cambiate di posto. Per cambio di vocale da Natale si passa all'imperativo nòtale e al plurale natali; mentre, per cambio di consonante, al verbo dàtale e quindi agli aggettivi fatale, iatale e navale, senza dimenticarsi di nasale che può anche esser sostantivo. A parte gli scontati Natale, Natali e Nataloni con profumato contorno di varianti gastronomiche (Cappelletti, Capponi e Gallina), sfrucugliando tra i cognomi di casa nostra, si trovano inoltre Angeli, Capanna, Dromedari (i cammelli non se ne avranno), Presepi, Pastori, Stella (naturalmente Cometa), Renna, Pini, Sacco, Doni e Magi. A proposito di Magi e sempre in tema di cognomi, non rischiano di certo l'estinzione i Baldassari, Gasparri (o Gaspari) e Melchiorri. In quanto a Melchiorre si sa che lui portava incenso e Gaspare l'oro. Edipicamente parlando, curioso che oro, nonostante la brevità, sia parolina monovocalica, monoconsonantica (contiene le sole “o” ed "r") e palindroma (non varia se letta all'incontrario). Ah, lo sapevate che nel lungo ed estenuante tragitto per giungere a Betlemme, Baldassarre tirava costantemente la fila? E con distacco per giunta? Colpa del suo cammello. Che andava a tutta … mirra!

Leone Pantaleoni

DOLCE NATALE,

Bianco Natale, d'accordo, ma anche dolce. Dolce al cuore, d'accordo, ma anche al palato. Senza offese per la glicemia (sempre più suscettibile con l'età), mettete pure i panettoni tra le fauci, ma, per carità, che non sian quelle dell'enigmista, capacissimo com'è di metabolizzarli a modo suo. Per riposizionamento di lettere, ad esempio, ve li può trasformare in un patentino (ricordate quelli che esibiva Verdone a raffica in uno delle sue più riuscite "gag"?), in una potentina ed anche nel verbo pettinano che sa tanto di lavoranti di Coiffeur indaffarati a riordinar teste che fan rima con feste. Col 'panforte', invece, l'enigmista può 'far ponte' e non è dato di sapere se si tratti di quello del dentista o quello che allunga i periodi festivi, e, se d'oro, di quelli riservati al nemico che fugge. Con padrino, padroni e Pindaro, sempre in tema di anagrammi, i pandori davvero non scherzano. Anche perché ammettono in aggiunta i nauseabondi prandio (pranzo) e pardino (riferito a leopardo), e, se non bastasse, gl'indigeribili prodina (sistema di uccellazione) e prodani (cavi per montare e smontare l'albero maestro). Con quell'autentico spaccadenti che è il torrone, s'ottiene un tornerò che potrebbe sottintendere il seguito: "alle prese d'un trapano che non è quello del falegname". Dolce squisitamente (è proprio il caso di dirlo) carnevalesco, c'è chi a Natale fa la cicerchiata. Che poi sono palline fritte ricoperte di miele. Forse è per questo che accerchiati, e cioè l'anagramma che ne deriva, fa pensare a coloro che la preparano circondati e pressati da golosi che, con l'acquolina in bocca, pensano: "Cosa vedono le mie fosche ... papille?". Bronzi tutto l'anno, di questi tempi Pergola è sinonimo di cioccolato.
"Piov e neng, tutt l' vecchie fann el bostreng".
Vista la rarità d'una compresenza di pioggia e neve,
significa che davvero si tratta del dolce delle grandi occasioni.

Per Natale, allora, come non trasformarla in ... 'per gola'? Riso, uvetta, noci, fichi, pane raffermo, cioccolata, liquore, buccia d'arancia grattugiata e chi più ne ha meno ne ometta, a questo punto non resta che il bostrengo. Con varianti più o meno significative, qui da noi se ne registra uno per città (Apecchio, Belforte, Macerata Feltria, Montecerignone, Piobbico, Sant'Angelo in Vado e Urbania, tanto per citare). A tal prelibatezza è dedicato il vernacolare detto: "Piov e neng, tutt l' vecchie fann el bostreng". Che significa, vista la rarità d'una compresenza di pioggia e neve, come davvero esso meriti il fregio di dolce delle grandi occasioni.
Leone Pantaleoni

mercoledì 16 dicembre 2009

GLI ANAGRAMMI DI SPATUZZA

Si risolve in quattro anagrammi (parole o frasi composte dalle medesime lettere cambiate di posto) l’ermetico botta e risposta tra il direttore del carcere e la donna delle pulizie:


- E ‘sta puzza? -

- E’ Spatuzza che sputazza! -

- Tu spazza! -.

Leone Pantaleoni

sabato 12 dicembre 2009

LUCIA, DALLA SICILIA ALLA SVEZIA

Il giorno più buio dedicato alla Santa della luce

Santa Lucia è il giorno più corto che ci sia e il modo più corto di dire giorno è quello di sostituirlo con la parola “dì” tanto cara ai farmacisti. Derivato di lux, luce, il nome Lucia trova le sue varianti in Lucio, Luciano e Luciana, Luca e Lucillo e Lucilla. Protettrice dei ciechi, degli oculisti e degli elettricisti, narra la leggenda che Lucia, bellissima, si tolse gli occhi per consegnarli su un piatto d’argento all’uomo che di quegli occhi se ne era innamorato.

In realtà Lucia fu martirizzata a Siracusa (di cui non a caso è la patrona) il 13 dicembre del 304, sotto la feroce persecuzione di Diocleziano. Il legame diretto con la luce ha fatto sì che il culto di Lucia trovasse fertile terreno di diffusione anche nei lontani paesi nordici, Svezia innanzitutto, dove, per comprensibili motivi astronomici, il buio portatore di freddo è inviso come la carenza d’acqua nel deserto.


Il più noto proverbio dice che per Santa Lucia il giorno fa un passo di gallina, da Santa Lucia a Natale, di cane e, da Natale in poi, da gigante. Con buona pace dei melomani che fan senz’altro riferimento a quella donizettiana di Lammermoor, la Lucia più famosa resta la Mondella manzoniana. E allora non è poi così strano come sul lago di Como vi sia un’imbarcazione che porti il nome della contesa sposa di Renzo. Ispirandosi alla contestata (perché allusiva all’allucinogeno LSD) canzone dei Beatles “Lucy in the Sky with Diamonds”, all’esemplare fossile di ominide rinvenuto ad Afar (Etiopia) nel novembre ‘74 è stato dato il nomignolo di Lucy. Lucia è anche il nome d’un asteroide scoperto nel 1882 e preceduto dal numero 222.
Leone Pantaleoni

LA LEZIONE DI DON CAMILLO

Reo d'aver scagliato un tavolo d'osteria contro un gruppo di giovani pionieri comunisti che lo irridevano al suo passaggio in bicicletta, Don Camillo viene sollevato da parroco di Brescello e confinato in un quasi disabitato paesino sperduto tra le nuvole. Egli si trova così privato di tutto e, primo fra tutti, del crocifisso.
Quello stesso che è solito dialogare con lui al costo d’esser capovolto, faccia al muro, quando il nostro ineffabile eroe sta per combinarne una delle sue. Due sono allora le frasi di Don Camillo che commuovono della incolmabile assenza. La prima è laddove egli dice: “Sì, lo so, Signore, Voi siete in terra, in Cielo e in ogni luogo, ma io voglio portarvi lassù perché senza di Voi mi sento perduto”. E la seconda è quando, sotto una pioggia torrenziale e lo sguardo esterrefatto di Peppone, trasportando a spalla il pesante fardello su per la ripida salita che conduce a Montenara, egli esclama:”Grazie Signore, io ora odo la Vostra voce e tutto è bello quassù”. E’ la prosa di Giovannino Guareschi che si fa poesia nel rammentarci come la bellezza del crocifisso parli al cuore dell’uomo. Un crocifisso dinnanzi al quale anche il sanguigno e trinariciuto Peppone s’inginocchia con rispetto.

Leone Pantaleoni

lunedì 30 novembre 2009

LA INCONTENIBILE FORZA D’UN ANNUNCIO

Quasi sempre complice il presupposto ideologico, sembra proprio che la dibattuta questione della presenza del crocifisso in luogo pubblico non riesca a liberarsi dei lacci e lacciuoli dell'equivoco. Si ritiene infatti, anche laddove si contesta con la più rispettosa e rispettabile onestà intellettuale, che tale presenza abbia valenza di affermazione e, quindi, di consequenziale contrapposizione. Affermazione e contrapposizione che son fatte letteralmente coincidere con un costume d'uso tra gli animali, quando essi sono soliti marcare il territorio per mandare un chiaro messaggio di ostilità a chi fosse sfiorato dall'idea di contenderglielo. E invece niente di tutto ciò. La presenza del crocifisso in luogo pubblico non è affermazione-contrapposizione, ma semplicemente annuncio. Vale a dire che tra i capitoli della nostra storia, a un certo punto, si è introdotto un Dio che, facendosi Uomo, ha accettato la morte pur di liberarci dal male.
Dice il Vangelo di Giovanni: "Ciò che abbiamo udito, ciò che noi abbiamo visto, ciò che abbiamo contemplato, ciò che le nostre mani hanno toccato, e cioè il Verbo della vita, noi lo annunciamo anche a voi perché anche voi siate in comunione con noi". Di tutto ciò se ne può rimanere colpiti oppure sorriderne. Ma è da vittime d’una idea errata pretendere che tale notizia debba relegarsi ai soli luoghi deputati, pena l'infrazione civile. La notizia che c'è chi ci ama fino alla follia della croce è un’atomica che esplode. Come farla deflagrare nel chiuso d’una stanza?

Leone Pantaleoni

DICEMBRE 2009

Si dice dicembre ma si scrive Natale e, meglio ancora, buon Natale.

Mese del solstizio d'inverno (quando il sole raggiunge la massima declinazione negativa rispetto all'asse terrestre in contrapposizione all’emisfero australe), esso è fondamentalmente legato alla eterna lotta fra luce e tenebre. Non per nulla il giorno più corto che ci sia, e cioè il 13 dicembre, è dedicato ad una santa di nome Lucia.

Enigmisticamente parlando, dicembre è parola non commestibile. Contrariamente a maggio, giugno e ottobre da cui si ricava rispettivamente omaggi, giungo e orbetto (nome di un rettile), e ad aprìle che, accentato sulla "a", ammette il bisenso àprile (imperativo del verbo aprire), dal riposizionamento delle lettere che compongono la parola dicembre, non si ottiene nulla. Bisogna risalire alla sua versione latina, december, per fargli assumere il valore monovocalico (nel senso che si avvale della sola "e", proprio come il presepe). In dicembre i romani festeggiavano con i Saturnalia il dio delle messi, quel medesimo che i greci identificavano con Crono (divinità del tempo, figlia di Urano e Gea). Curioso che soltanto in tale periodo dell'anno era d'uso permettere il gioco d'azzardo. In un manoscritto d'epoca carolingia è riprodotto un antico calendario romano del 354 il cui annesso epigramma dice: "Auree monete procuri Dicembre alla festa di Saturno. Ora ti è consentito, schiavo, di giocare con il padrone".
In dicembre era addirittura concesso di ribaltare i ruoli tradizionali fino al punto che erano gli schiavi ad esser serviti dai padroni. L'8 dicembre la Chiesa festeggia il dogma dell'Immacolata Concezione proclamato da Pio IX (il senigalliese Mastai Ferretti) nel 1854. Nel marzo 1858, nella grotta di Massabielle la Madonna fornirà a Bernadette le sue ineffabili credenziali col dirle: "Je suis l'Immacolée Conception".

Il 25 dicembre, naturalmente, c'è la festa delle feste, a proposito della quale vi proponiamo l'improponibile titolo a caratteri cubitali: - Colto nel cuore della notte con le mani nel sacco, arrestato Babbo Natale -.
E mentre ci chiediamo se sia stato o meno il solito carabiniere delle barzellette a compiere l’epica e un po’ edipica impresa, ricorderemo anche che in dicembre son nati Woody Allen (1935) e Carla Bruni (1967), oggi accumunati dalla notizia di cartello che la première dame in Sarkozy avrà una parte nel prossimo film del regista newyorkese.

Leone Pantaloni

domenica 22 novembre 2009

ISSA PESARO ORA SE PASSI

Tra palindromi e fine del mondo

Visto che non pochi lo pensano senza pensarci su (scusate il bisticcio per dire irriflessivamente), occorre mettere un puntino sulla "i" per cominciare: il 21-12-2012, data annunciata della fine del mondo prossima ventura, non è palindroma. Vale a dire che non si legge allo stesso modo in ambo i sensi come accadde ad esempio al 20 febbraio di sette anni fa (20-02-2002) e, prim'ancora, all'11 novembre del 1111, al 10 gennaio del 1001 e al primo ottobre dell'anno 110.

Il fatto è che, a parte la non trascurabile differenza cronologica di un secolo, al solo guardarlo, il 21-12-2012 differisce d'un nonnulla (zero al posto di uno) da quel 21-12-2112 che sarà quella sì la prima delle date palindrome coniugate al futuro. Derivazione dei termini greci "palìn" e "dromòs", palindromo significa corsa all'indietro e, in arte edipica, caratterizza quelle parole o frasi che restano inalterate anche se lette all'incontrario.
Palindromi facili da individuare sono quelli di tre o quattro lettere: afa, ala, Ava, Ada, Ebe; Anna, otto, osso e le lettere dell'alfabeto effe, elle, emme, enne, erre ed esse ecc. Ma se ne trovano anche di più lunghi, come "anilina", "ossesso", "ottetto"e le voci verbali "ereggere" e "onorarono". Palindromo è il nome del famosissimo complesso degli Abba e palindromo sarebbe anche il titolo della loro più rinverdita canzone se soltanto fosse stato “ài, mamma mia!”.
Palindroma è la frase "otto per otto" se scritta sia in lettere che in cifre con il segno x. Palindromo è il noto cognome "Asor Rosa" e palindrome sono sia l'affermazione: "Amo Roma" che le interrogazioni "I tropici: mamma, mi ci porti?" e "Manuela, ma fa male una mela?". Palindrome sono le ineccepibili frasi "Attici di città", "Eco, vana voce", "E' la morte tetro male", "Irene se ne ride" e "Alle carte t'alleni nella tetra cella"; e quindi le bizzarre espressioni "I topi non avevano nipoti", "E poi Martina lavava l'anitra miope". Fino a giungere, di stranezza in stranezza, alla strampalata "O morbidi nèi, pieni di bromo" e quindi alla strampalatissima: "O mordo tua nuora, o aro un autodromo". Curiosità vuole che lo straniero che visita la nostra città possa venir esortato a dirne bene dal palindromo di nostro conio "Issa Pesaro, ora, se passi". D'accordo, sembra commissionatoci da un'Azienda di Soggiorno in cerca di slogan, ma, stante che non ci sembra un esempio da fine del mondo, eccoci d'incanto ricollegati con la fatidica data del 21-12-2012.


Leone Pantaleoni

mercoledì 11 novembre 2009

UN PO' REBUS E UN PO' VIRUS

All'UNILIT di Pesaro è di scena Leone Pantaleoni, il Leone da Cagli della Settimana Enigmistica che dal lunedì al sabato sta insegnando la materia edipica in varie scuole cittadine

Dalle 16 di oggi (martedì 10 novembre) Leone Pantaleoni, il Leone da Cagli della Settimana Enigmistica, recentemente premiato a Chiavari quale vincitore del concorso autori di rebus "Brighella", terrà nella sede dell'UNILIT pesarese di via Rossini una conferenza dal titolo: "Un po' rebus e un po' virus". A dimostrazione dell'assunto Pantaleoni si avvarrà della proiezione del dvd allegato al suo libro "Pantantirebus" che, uscito nel 2006, contiene 130 tra i suoi giochi più apprezzati.

Pantaleoni, con l’insegnante Ernesto Fucci
alla recente inaugurazione della scacchiera
gigante della Scuola Anna Frank
di Santa Maria delle Fabbrecce.
Rebus, anagrammi, sciarade, indovinelli, acrostici e frasi palindrome, sottolineiamo che dal lunedì al sabato Leone sta insegnando enigmistica, scacchi compresi, in vari istituti elementari della città (Anna Frank, Pirandello, Rodari e Cattabrighe) a cui se ne aggiungeranno altri dopo Natale (Carducci, Gaudiano, ecc). Con quelli dello scorso anno il numero degli alunni ha toccato la fatidica quota 1.000. Lo Sbarco dei Mille, insomma. Anzi, visto che siamo a scuola, lo … Sbanco dei Mille.


Leone Pantaleoni

giovedì 5 novembre 2009

NEL LAGER DELLA LAICITA'

Ma chi ha paura del crocefisso?

Chiamateli settori, steccati o scomparti ma in realtà sono lager. Lager ideologici. L'ultimo è stato eretto in nome d'una dea tanto cinica quanto vanitosa che sfoggia abiti di accecante modernità; una dea che si scrive laicità ma si legge laicismo e che pretenderebbe di delimitare la nostra vita in settori muniti di filo spinato, a toccare il quale si resta folgorati: qui ci stanno i credenti e lì gli atei, qui i musulmani e lì i cristiani e così via recintando. Del crocifisso, emblema del cristianesimo, è impregnata la nostra storia bimillenaria.

Ci sono crocefissi dovunque che a eliminarli tutti sarebbe come pretendere di estirpare i pori della pelle ad uno ad uno senza farsi male. Il crocefisso è simbolo d'un amore scandaloso e di un'inaudita mansuetudine: possono davvero amore e mansuetudine infastidire qualcuno? Fa sorridere l'obiezione che esso sia stato usato come spada di cui per altro ricorda la forma. Le crociate quasi sempre reagirono a iniziative dove la ferocia era di un’efferatezza così raffinata da meritare le più sperticate lodi dell’inferno. Fermo restando che, nel peggiore dei casi, sarebbe come prendersela con un artistico crocefisso perché usato per colpire a morte sul capo una persona. Sì, incarceriamo pure nel ghetto del privato l’oggetto d’inestimabile valore, e lasciamo che il barbaro assassino s’aggiri indisturbato tra di noi.

Leone Pantaleoni

domenica 1 novembre 2009

MULTICULTURALISMO

Rivestitolo dei sontuosi abiti della illuminata accettazione degli altrui usi e costumi, il multiculturalismo nasconde non di rado il diniego dei propri.
Ma soltanto chi tiene le mani ben salde nella sua liana, può permettersi di saltare in quella più prossima senza cadere rovinosamente a terra. Cosa questa che aveva ben compreso anche un certo Tarzan che, pure, avrebbe avuto la non piccola attenuante d’esser stato allevato dalle scimmie.

Leone Pantaleoni

UNA … SUPERBA ROSY BINDI

Mi chiedo perché nei molteplici dibattiti in cui è ospite, la signora Rosy Bindi, allorquando parlano gli avversari politici, esibisce immancabilmente espressioni non propriamente simpatiche del viso che nella loro mimica "varieganza", fan pur sempre rima con arroganza.
Qualunque sia l'interlocutore di turno e qualsivoglia siano gli argomenti trattati. Da ciò non può che desumersi come la medesima si senta superiore ai primi e padrona dei secondi. Cosa questa che ancor oggi si traduce nel termine di presunzione. La quale, come si sa, è indice di eccessiva fiducia delle proprie capacità, ossia di alta ed esagerata opinione di sé. Morale della favola: continui pure a collocarsi nella parte politica che più le aggrada la signora, perché questa è democrazia. Ma si spogli di quell'aura di detentrice unica della verità, perché quella è superbia.

Leone Pantaleoni

martedì 27 ottobre 2009

IL 27...LA VITA E' BELLA

Sinonimo di busta paga, per i fortunati che il lavoro ce l'hanno, è giorno di riscossione il 27. Ecco perché, a sentirlo pronunciare, si avverte, istintiva, una sensazione gradevole. Per la numerologia il 27 è quel simbolo di buona sorte acquisita con lavoro paziente e assiduo che i proverbi traducono in "la costanza dà sempre buoni frutti" e dove la costanza non è il nome della fruttivendola all'angolo della via. In tal senso il 27 è uno schiaffo all’illusorio mito della vincita milionaria immediata che oggi conta milioni di adepti e che è riassunta dalla parola "Superenalotto". Della quale, rimosse le 13 lettere che la compongono, può curiosamente ottenersi il monito "un torto palese". Il 27 è anche il numero di chi si sveglia nervoso e della giornata piovosa, cosicché, quando le due cose coincidono, ecco bell’e pronta l’imprecazione: "Piove, 27 ladro!". Numero delle proposte tardive, sian esse di lavoro o di matrimonio, nella smorfia napoletana il 27 significa quel pitale che, una volta espletato il dettato fisiologico, non è proprio come averlo trasformato in uno spumeggiante boccale di birra. 27 è anche numero della polvere, ossia del nemico giurato di quelle maniache della pulizia che della pulizia sono microscopiche vestali. Scritto come una V tra due X e due I nei numeri romani (XXVII) e uno zero tra due undici nel sistema binario (11011), in matematica il 27 è un cubo perfetto (3x3x3) che, elevato a sua volta al cubo, porta al numero 19.683 la somma delle cui cifre ridà 27 (1+9+6+8+3). In chimica è il numero atomico del Cobalto e in anatomia il numero delle ossa della mano. Dal punto di vista enigmistico, "ventisette" può anagrammarsi in "vesti nette" (abiti puliti) e, per bisenso, può considerarsi come due decine di congreghe di fanatici (venti sette). In commistione tra sacro al profano, 27 sono i libri del nuovo testamento e 27 le palline del biliardo all'americana. 27 son le lettere dell'alfabeto spagnolo e di quello ebraico. Nel moto GP, 27 è il numero del rivale di Valentino Rossi Casey Stoner ed in formula uno era quello di Gilles Villeneuve e di Jean Alesi. Mozart, nato un 27, compose 27 concerti per pianoforte e orchestra.
il rivale di Valentino Rossi, Casey Stoner
Infine il 27 del mese di ottobre, trecentesimo giorno di un anno non bisestile.
Una fausta ricorrenza sinonimo di vita bella, a quanto pare, perché il 27 ottobre
1952 è nato quel diavolaccio di Roberto Benigni.





Leone Pantaleoni

NELLO SCALFARI C’E’ CAIFA

Sarà la curatissima barba bianca, sarà quell’argomentare a parole scandite ciascuna come marchio incandescente che s’imprime sulle tavole della legge, sarà quel capo eretto indice di “ostensoriale” superbia, sarà infine la curiosa coincidenza che nel suo cognome ci stanno tutte quante le lettere di Caifa, sta di fatto che ho da sempre visto in Eugenio Scalari la più fedele personificazione di quello scriba e fariseo su cui Gesù si scaglia con inimmaginabile violenza.
Purtroppo, col passare del tempo, l’assommarsi dei fatti – da ultimo il Ratzinger da lui definito modesto teologo – mi confermano come quella prima impressione fosse tutt’altro che ingannevole.
Leone Pantaleoni

sabato 24 ottobre 2009

l'enigma d'autunno


Si tratta di un rebus “nuova frontiera” dal diagramma: (Rebus frase: 6 5 1 6)che, in sostanza, riassume una massima evangelica.Coraggio, allora, ai solutori più ferrati!

ENIGMA
La massima evangelica
Frase: 6 5 1 6 (Leone da Cagli)

soluzione
" ami, amo, ami, C: iene, mici "
- AMIAMO AMICI E NEMICI -

martedì 20 ottobre 2009

IL REBUS D’ORO DI LEONE

Mostriamo in anteprima ai nostri navigatori il rebus estivo che la Settimana Enigmistica pubblicherà soltanto l’anno prossimo. Si tratta di quello che ha fatto ricevere domenica scorsa a Chiavari a Leone Pantaleoni (il Leone da Cagli della Settimana) la medaglia di vincitore del concorso annuale per autori “Brighella” (da Maria Ghezzi, la più brava disegnatrice della rivista).
Infine, proponiamo la soluzione per coloro che non l’avessero trovata:
chiave risolutiva = PA, ventata: è lì M in azione.
Frase risultante - PAVENTATA ELIMINAZIONE -.

giovedì 15 ottobre 2009

MA STAVOLTA E’ LEONE DA CHIAVARI

Pantaleoni premiato in terra ligure quale vincitore del premio annuale Brighella destinato agli autori di rebus

Sabato 17 ottobre Leone Pantaleoni, il Leone da Cagli della Settimana Enigmistica, sarà assieme alla moglie Loredana in terra ligure, e precisamente a Chiavari, per ritirare il premio di primo classificato al concorso annuale autori di rebus Brighella indetto da Maria Grezzi, l’autrice dei più bei disegni del diffusissimo settimanale milanese.

Per Leone si tratta del settimo alloro in carriera, ai quali si antepone quel bronzo del Premio Capri dell’Enigma che, nel 2000, lo confermò terzo enigmista italiano in assoluto.

Senza contare poi che il 9 maggio scorso, il sindaco della sua città natale gli aveva conferito l’attestato di civica benemerenza per meriti enigmistici e scacchistici.


Intanto, dall’inizio dell’anno scolastico, Pantaleoni ha ripreso la sua attività pedagogica in numerosi istituti elementari, primo fra tutti quello dell’Anna Frank di Santa Maria delle Fabbrecce, dove, assieme all’insegnante Ernesto Pucci, ha tagliato il nastro per l’inaugurazione della scacchiera gigante all’aperto. Per finire, da lunedì 19 ottobre, egli inizierà il suo ciclo di 8 lezioni settimanali scacchistiche alla Università dell’Età Libera.

lunedì 12 ottobre 2009

CHI HA PAURA DEL NUMERO 13?

Si scrive triskaidekafobia dal greco (c’era da sospettarlo?) ma si legge paura del numero 13. E, cosa da non credersi, c’è chi a questa irrazionale paura ci crede per davvero. Anzi, se la sente fluire nelle vene. Forse pensando che papa Giovanni Paolo II fu colpito in un giorno 13, oppure che Satana era detto il tredicesimo angelo, o ancora che i convitati dell’ultima cena erano 13 e Giuda era seduto al tredicesimo posto. A proposito di tavola imbandita, si pensi che durante i pranzi ufficiali il presidente degli Stati Uniti Roosevelt era solito invitare anche la sua segretaria perché, altrimenti, i commensali sarebbero risultati in 13. L’immortale Stanlio, inseparabile compagno di Onlio, rivide e corresse il proprio cognome in Laurel perché nella corretta versione anagrafica di Jefferson le lettere di Stan Jefferson sarebbero risultate 13. Immortale Stanlio, amico inseparabile di Onlio, Stan Laurel si chiamava in realtà Stan Jefferson. Cambiò il suo cognome perché, col nome, dava un totale di 13 lettere.
Nella formula uno non c’è numero 13 da quando due piloti, in incidenti disgiunti, morirono a bordo d’un’auto portante il numero 13. Oggi, poi, 13 ottobre, si giunge a una data coincidente perfino nel mese con quella dell’ultima apparizione ai tre pastorelli di Fatima. Uno dei quali, Lucia, passò a miglior vita un giorno di febbraio che - indovinate? - era per l’appunto il 13. C’è chi sostiene che a dare una valenza non propriamente benevola al numero in questione contribuisca il fatto che esso venga subito dopo il 12. Dotato di particolari potenzialità numerologiche, non ultima quella afferente la saggezza, il 12 è numero davvero virtuoso. Matematicamente parlando, se soltanto avesse preso il posto di 10 nella base di calcolo per via delle dieci dita, avrebbe offerto ben quattro divisori (2, 3, 4 e 6 invece di due (2 e 5). Inoltre va aggiunto che 12 caratterizza la dozzina, 12 sono i pence per fare uno scellino e 12 i pollici per comporre un piede. Nei giochi di parole se dici tredici …tre dici, e se rimuovi le lettere di tredici puoi ottenere la frase “certi dì”. Come a dire “taluni giorni” per indicare quelli in cui non ti gira. Purché tra questi non sia compreso il 13 ottobre 2009, beninteso.

Leone Pantaleoni

SE SCACCHI ED ENIGMISTICA SALGONO IN CATTEDRA

E’ ripresa l’attività ludica di “Leone da Cagli” in numerosi istituti scolastici della città
Con il taglio del nastro della scacchiera all’aperto per pezzi giganti della Scuola Anna Frank di Santa Maria delle Fabbrecce, in coppia con l’insegnante Ernesto Fucci, è ripresa più intensa che mai l'attività didattica di Leone Pantaleoni, il "Leone da Cagli" della Settimana Enigmistica.

Da sinistra: Leone Pantaleoni e

l’insegnante Ernesto Fucci

stanno per tagliare il fatidico nastro.

Fino a Natale son già più di 300 i bambini degli istituti Anna Frank, Pirandello, Rodari, Cattabrighe e Gaudiano coinvolti in progetti che prevedono l’insegnamento della enigmistica, ivi compresi gli scacchi. Ma il numero degli alunni è destinato a raddoppiare nel corso del restante anno scolastico (nel periodo quaresimale un terzo argomento sarà la Sindone, il lenzuolo che secondo la tradizione avvolse il corpo di Gesù crocifisso).

Infine, a partire dalle 18,30 di lunedì 19 ottobre, Pantaleoni inizierà per l'Università dell'Età Libera il suo corso settimanale di 8 lezioni stavolta dedicate al gioco dei re. "Gli scacchi” spiega Leone " si perdono nei recessi del tempo e l’espressione 'scacco matto' deriva da una frase persiana che significa 'il re è morto'. Come tutti i giochi più belli, con poche e semplici regole, permette un numero astronomico di combinazioni". E a dirlo, anzi, a ribadirlo, è uno che nel ‘91 ha pareggiato col campione del mondo Anatolij Karpov!

mercoledì 7 ottobre 2009

UNA ENIGMISTICA A … LUNGO TERMINE

LA CURIOSITA’ - Se il corso di Leone da Cagli nelle scuole è … supercalifragilistic(h)espiralidoso

Premessa: ricordo che nel corso delle lezioni scolastiche di enigmistica (più di 500 bambini lo scorso anno e già 300 quelli attuali fino a Natale), nel chiedere termini contenenti un solo tipo di vocale, venivo dapprima sommerso da parole come "sette, otto, effe, elle, emme, enne" e "esse", e quindi, dopo averne sollecitate di più lunghe, da "patata e cornetto" fino a "cavalcata". Dovetti quindi consigliare di pescare tra gli avverbi ma nessuno, anche per la limitatezza del tempo a disposizione, arrivò a quell' "effervescente" che di lettere ne conta ben 13. Gli alunni si mostrarono addirittura increduli quando annunciai loro che, per dilatazione del concetto, con "effervescentemente" si arriva addirittura a 18. E veniamo così al punto: sempre nel corso delle lezioni, elementari, medie inferiori o superiori che siano le scuole, alla domanda di quale sia la parola più lunga conosciuta, la riposta è unanime: "Supercalifragilisticespiralidoso". Privo di qualsivoglia significato e debordante di 32 lettere, il termine, fiero della popolarità regalatagli dal film Mary Poppins, è però squalificato in partenza. Semplicemente perché non contemplato dal nostro lessico.

Così come non lo è l' "acromicrotelodiplodiforocaloidroisomatico" di 41 lettere
inventato di sana pianta da quel Luigi Ciampolini che fu grande amico di Giacomo Leopardi. Ecco allora il ripescaggio della risposta preferita che sempre lo precedeva, ovvero quel "precipitevolissimevolmente" che delle sue 26 lettere credeva di avere uno scudo indistruttibile come l’egida di Atena. Il tutto con buona pace di parole più lunghe come "incontrovertibilissimamente" e "particolareggiattimamente" che arrivano entrambe a 27; un 27 in cui non si piglia paga a quanto pare. Ma ad arrivare a tanto ci aveva già pensato l'inesauribile genio di Dante nel De Vulgari Eloquentia, con l'endecasillabo "sovramagnificentissimamente" che condensa di appena 2 lettere l’espressione "in modo smisuratamente magnifico". Apoteosi finale, proprio come si è usi dire di febbraio, di 28 ce n'è uno, e si tratta di quell' "anticostituzionalissimamente" che sta per "in modo esageratamente anticostituzionale". Ecco allora che in un clima politico esasperato qual è quello attuale, delle 27 lettere di sovramagnificentissimamente se ne gongola il Governo per la ricostruzione delle case all'Aquila, proprio quando la parte avversa gli scaglia addosso le 28 dell’ anticostituzionalissimamente del Lodo Alfano.


Leone Pantaleoni

venerdì 2 ottobre 2009

UNA FESTA NEL NOME DEL PADRE DEL PADRE

O della madre, naturalmente. Sì, è anche troppo arzillo il nonno visto dall’occhio dell'enigmista

Una festa nel nome del padre del padre. O della madre. Ecco cos'è la festa del nonno.

E non v'è dubbio che sia parola succosa e intrigante "nonno" per l'enigmista. Monovocalica e monoconsonantica perché si compone di sole 'o' ed 'enne', è anche antipodo diretto, perché, se si tien ferma la sua lettera iniziale (n) e si ribalta il resto della parola (onno), con artifizio davvero gattopardesco, sempre al nonno di partenza si ritorna. Inoltre, proprio come quando l'algebra c'insegna che meno per meno dà più, nonno, se letta "non no", sembra un modo un po’ acrobatico di dire sì ottenendo un' affermazione da una negazione di negazione. Del resto, non è il nonno colui che dice sempre sì agli adorati nipoti?


Mentre per cambio di consonante nonno dà sonno e tonno, per cambio di vocali fa tanto ... nipotino con nanna; fino a squagliarsi (proprio come fanno i nonni coi figli dei figli) in ninna nanna. In chiavi di rebus nonno può ad esempio adoperarsi nel modo che segue: E, vento; nonno, TO, per giungere alla frase risolutiva “Evento non noto”. Composta di tre 'n' e due 'o', chimicamente parlando, nonno può esser considerata una molecola formata da tre atomi di azoto (N3) e due di ossigeno (O2) e N3O2 è la parte finale della formula del Luminol. Complessa sostanza organica con cui la polizia scientifica rileva tracce anche infinitesimali di sangue, tra CSI, Ris e Squadre Speciali, il Luminol ormai deborda letteralmente dai nostri teleschermi e se ne parla come di acqua di rubinetto. Al plurale nonno fa nonni con successione di lettere del tipo XoXXi, dove, sostituita l’incognita X con qualsivoglia consonante, posson via via ottenersi i nomignoli di cane Bobbi (ma anche il poliziotto inglese e il leggendario campione americano di scacchi Fischer) e Foffi (molto simile a Fuffi) e quelli di persona Lolli (Loredana) e Sossi (Loris). Analogamente, può procedersi con cocci (chi li rompe paga e li fa suoi) e Goggi (la Loretta che fa rima con il maledetta di primavera) che per Biscardi sono la stessa cosa, e quindi con Totti (l'ottavo re di Roma). Fino a completare la serie con zozzi (sporchi, sia igienicamente che moralmente). Del resto non è un caso che il vezzeggiativo nonnetto, se scisso in 'non-netto', significa lordo nel senso di lurido. Istituita quattro anni fa dal Parlamento, la festa dei nonni cade o ricorre il giorno due del mese di ottobre. E se a ricorrere (nel senso di correre, e poi correre ancora in una sorta di jogging estremo) o a cadere fossero stati invece i nonni, coronarie e ossa avrebbero davvero fatto loro la festa.

Leone Pantaleoni

martedì 22 settembre 2009

QUELLA VOLTA CHE IL PUPILLO DI BREZNEV CI PROPOSE LA PATTA

LA CURIOSITA' - Ritornata per re Karpov la sua epica sfida mondiale di scacchi con Kasparov, riaffiorano i ricordi d'un pesarese che nel 1991 fu chiamato alla sua corte


Sì, foss'anche davanti a 64 caselle di cui 32 chiare e 32 scure, a volte ritornano. Eccoli, allora, di nuovo di fronte gli eterni sfidanti Anatolij Karpov e Garry Kasparov.

Karpov e Kasparov di fronte nella loro ultima sfida

Ripetutamente incoronati primi fra tutti, i due geni degli scacchi, ripropongono da ieri (21 settembre) a Valencia il loro eterno duello che ebbe inizio a Mosca 25 anni fa. La cosa ci colpisce particolarmente perché fa riecheggiare alle nostre orecchie quell' "Ai offer dròu" ("I offer draw", e cioé: "offro la patta") che Karpov ci rivolse a Modena con la sua vocina in falsetto nel gennaio del 1991, quando lui aveva 40 anni e noi 46. Figurarsi se non accettammo la proposta di pareggiare la partita della vita contro un pluricampione del mondo! Ricordo che alla mossa di apertura di Karpov (due passi del pedone di donna del Bianco) risposi simmetricamente, vale a dire con due passi del mio pedone di regina e la cosa dette origine ad una italianissimo impianto di gioco detto Difesa Ortodossa. Oggi datosi alla politica come uno dei maggiori oppositori di Putin che lo ha fatto imprigionare per ben due volte nel 2007, Garry Kasparov avemmo modo di conoscerlo a Reggio Emilia nel gennaio 1992, quando la ospitale città emiliana riuscì a radunare, per festeggiarli, tutti campioni del mondo viventi. Fatta eccezione d'un irriconoscibile Fischer (scomparso nel gennaio 2008) introvabile perché perché uscito di senno. Tornando invece alla prima epica sfida fra Karpov e Kasparov, va ricordato che, assegnandosi il titolo al conseguimento delle 6 vittorie indipendentemente dai pareggi, il primo venne a trovarsi in vantaggio per 5 a 0. Umiliante cappotto per Garry, quindi? Macchè! Incredibile ma vero, da quel momento entrò in crisi e non riuscì più a vincere, finché, sul 5 a 3 e 40 patte dopo cinque mesi di lotta, il match fu annullato da una Federazione del tutto asservita al volere dell'establishment sovietico (non a caso Karpov fu beniamino del segretario del PCUS Leonid Breznev). Appena andata a ricominciare, la sfida di Valencia dimostra che se l'URSS non c'è più, il muro è caduto e il mondo è cambiato, loro, Anatolij Karpov e Garry Kasparov, sono ancora lì. A rinverdire gli anni di chi scrive e a riaffermare, gattopardescamente, che davvero tutto si modifica perché nulla cambi.

Leone Pantaleoni

MATTEO RICCI? L’ARCIMICETTO!

Leone Pantaleoni dedica dieci scherzosi anagrammi onomastici al giovane presidente della Provincia
Matteo Ricci
Per alleggerire il peso del suo non lieve gravame politico e amministrativo, tratti dalle 11 lettere del nome e cognome, dedico all’inesauribile Matteo Ricci i dieci anagrammi onomastici che seguono:
1) Arcimicetto (in barba al topo Jerry, giurano che al cinema facesse tifo sfegatato per gatto Tom)
2) Mi riaccetto? (dubbio umanissimo dopo un cambio di mansioni)
3) Temo critica (forse ammissione non encomiabile, ma di certo sincera)
4) Cimice rotta (che vi sian intercettazioni in Provincia?)
5) Come ricatti! (riferito a chi?)
6) Trema coi tic (se tesi, i nervi invecchiano anzitempo anche a lui)
7) Cerca i motti (frasi fatte, sempre utili per farcire il discorso di circostanza)
8) Temi accorti (quelli del dico e non dico del politico navigato e dunque prudente)
9) Ceci ma rotti (tombola natalizia in famiglia, circolo ARCI, parrocchia, o il vecchio gioco della Carrà? Oppure semplice metafora al testosterone di spazientito che non vuol essere volgare?)
10) Metti carico! (dopo nove anagrammi come i precedenti, una briscoletta in quattro è quel che gli ci vuole!)


Leone Pantaleoni

domenica 20 settembre 2009

OCCHIO AL 20-09-2009 CHE SI SPACCA A META’ COME UNA MELA

Occhio alla data di oggi che, scritta in numeri, fa 20-09-2009. Vale a dire una sequenza di otto cifre che, spaccata a metà come una mela, dà 2009 e 2009. D'accordo, non giunge al grado di fascinazione d'una combinazione palindroma, come lo furono ad esempio il 10-02-2001 e il 20-02-2002, e come lo saranno il 21-02-2012 e il 21-12-2112, che, appunto, si leggono allo stesso modo da sinistra a destra e da destra a sinistra, ma è pur sempre una combinazione. Va da sé che la situazione analoga precedente al 20-09-2009 risale al 20 agosto dello scorso anno, mentre quella prossima si verificherà il 20 ottobre del 2010. Una coppia di numeri, dunque, in gruppi di quattro cifre il 20-09-2009. E la coppia, oltre ai più svariati, rimanda a concetti i più ancestrali, primo fra tutti i seni materni dai quali si sugge linfa vitale. Sarà forse per questo che proprio un 20 settembre è venuto al mondo quel prorompente campione di femminilità che risponde al nome d'arte di Sofia Loren? Tolti gli zero, di 2009, restano il 2 e il 9, dove il 2, simbolo innanzitutto di alternativa e – ahinoi! - ambiguità, è anche numero della femminilità. I simboli yin e yang della bandiera sudcoreana, con le sue molte simmetrie e simmetrie spezzate, fa pensare a un mondo di sottili complementarietà.
la bandiera coreana
con il simbolo dello yin e quello dello yang
.
Sul 9, invece, numero del cambiamento (la parola indoeuropea che lo indica è associata al nuovo attraverso il novem-novus dei latini), echeggiano sinfonie sinistre: Beethoven morì prima di completare la decima e Bruckner non finì la nona; e forse, temendo lo stesso non augurabile destino, Mahler, scaramanticamente, non chiamo nona la sua sinfonia Das Lied von der Erde (Il Canto della Terra), con il risibile risultato che quella che poi chiamò nona, e che cominciava col suo fievole battito del cuore, si rivelò davvero l'ultima portata a compimento. Ragion per cui il 9, numero che ne completa il quadrato delle 81 caselle, è meglio trasferirlo subito dal funesto pentagramma alla innocua griglia del Sudoku.

Leone Pantaleoni

lunedì 14 settembre 2009

UN EDIPO COL GREMBIULINO

Per chi suona la campanella? Ma per l’enigmista, naturalmente
Se Celentano scriveva scuola con la 'q' e l'Infinito di Leopardi è leopardare; se la cartolina, che fu rimandata, si consola pensando alla biglia che fu bocciata; se il professore di chimica annuncia ai suoi scolari che cominceranno l'anno cogli ioni e cogli ioni lo finiranno, davvero c'è poco da stare allegri: urge, immediato, il ritorno dai banchi di sabbia a quelli di legno o di fòrmica. Curiosa parola 'scuola' per l'enigmista: fa rima con 'aiuola' che al plurale è 'aiuole'. E ad aiuole, tolta la elle, restano tutte e cinque le vocali e per tale ragione si dice panvocalica. Proprio come 'lavagna' è invece monovocalica. Se per perdita di consonante 'scuola' diventa 'suola', per cessione di vocale 'suola' si riduce dapprima a 'sola' e quindi alla nota 'sol'. E se a ‘sol’ cade la elle, resta un 'so' che per l' insegnante di lettere è il presente del verbo sapere e per il chimico è formula dell'anidride solforosa. Per cessione di vocale 'scuola' diventa 'scola': voce del verbo scolare se la esse è minuscola (ci veniva da scrivere minu ... scuola), se la esse è maiuscola, è il cognome di un Ettore regista e sceneggiatore. A proposito di 'scolare', si noti il bisenso fra il sinonimo di 'alunne' e l'infinito del verbo che poco prima di pranzo s'addice alla pastasciutta. Orribile burocratese di 'informola', per aggiunta di consonante 'scuola' diventa lo 'scusola' che sta per 'la scuso'. Dall’Alta Val del Foglia al Montefeltro, anagrammando 'alunno', che poi significa riposizionarne le 6 lettere, si ottiene la ridente cittadina di Lunano. Per passare quindi alla città di Raffaello facendo cosa analoga con 'grembiulino' ('meglio Urbin!'). Sinonimo di scuola è la parola 'banco' che, oltre a esser come già detto di legno o di fòrmica, può comporsi di ghiaccio o sabbia, oppure di coralli; e può riferirsi alla vendita o al lavoro. Oppure a colui che prende le giocate del lotto o dà le carte del mazzo. Il tutto senza dimenticare l’argentato banco di acciughe e quello dorato dei pegni. Fino a tener nella dovuta considerazione il banco di nebbia del compianto colonnello Bernacca; nelle giornate autunnali a venire e, in special modo, in quelle invernali a seguire.

Leone Pantaleoni

sabato 12 settembre 2009

4 ANAGRAMMI PER DE GREGORI


Nato un 4 di aprile come mia figlia Chiara di cui è cantautore il più amato e in occasione del premio "Città del diario" che riceverà domenica 13 settembre 2009 a Pieve Santo Stefano (dove la Toscana sfiora l'Emilia Romagna, l'Umbria e le Marche), dedico a Francesco De Gregori gli anagrammi onomastici (tratti dal suo nome e cognome) che seguono:

FA CORRER SCENE D'OGGI

(sempre attuale)


DECRESCE OGNI FRAGOR

(delicato su temi gravosi)


OR S'ARRENDE, OR FRIGGE

(maestro dei voluti contrasti)


REGGERO' SFRECCIANDO

(in Buonanotte fiorellino, seppur col groppo in gola, vola come un angelo).


Leone Pantaleoni

CAGLI HA UNA NUOVA STELLA NASCENTE: EDOARDO SANGUINETTI

Scacchi Under 20 tra Bosso e Burano, pieno successo della ottava edizione

Dopo Ubaldo Tomassini, la Cagli scacchistica ha una nuova stella nascente. Si tratta di Edoardo Sanguinetti, il quale, dopo aver conseguito l'ambita prima categoria nazionale, s'è aggiudicato l'8° torneo Under 20 organizzato dalla locale Associazione e disputatosi nella magnifica terrazza all'aperto del Ristorante La Lanterna (già Hotel Pineta). Nei 7 turni, il cui tempo di riflessione era di 30' ciascuno a partita, Edoardo ha collezionato 6 vittorie ed un pareggio col 2° classificato, il perugino Mirko Trasciatti, che ha fatto gli stessi suoi punti ma con un coefficiente di spareggio inferiore di un solo punto. Al terzo posto, distanziata di 2 punti, la coppia locale Daniel Battistelli e Luca Niger. Entrambi meritevoli di lode, primo degli Under 15 si è piazzato il cagliese Eugenio Donini davanti all'urbaniese Matteo Boccali. Nella categoria Under 10, successo di Francesco Fiorucci (p.7 su 7!) davanti ad Emanuele Maggioli (p.5) e Tommaso Baldarelli (p.4). Arbitrati da Marco De Sanctis e Manlio Tomassini, ben 28 i partecipanti, numerosi dei quali provenienti dalle umbre Perugia e Foligno e dalle marchigiane Jesi e San Benedetto del Tronto. Sponsor della manifestazione l'Impresa Vernarecci, la Banca Marche e la Ditta Cagliplast.

il gruppo dei partecipanti

(i tre con la coppa in mano

sono i vincitori di categoria)

con, accosciati, i fratelli Pantaleoni.

A consegnare i premi, oltre al presidente Francesco Maria Pantaleoni e al preparatore giovanile Giovanni Diani, anche l'enigmista Leone Pantaleoni, fratello di Francesco Maria e presidente onorario dell'Associazione.

SUPERENALOTTO? UN TORTO PALESE!

Il sorprendente anagramma di Leone da Cagli premiato da Ennio Peres, il giocologo più famoso d'Italia

Ci voleva un "Superenalotto" per far fare un super nove a Leone Pantaleoni, il Leone da Cagli della Settimana Enigmistica. L'anagramma della parola "Superenalotto", ovvero il riposizionamento delle lettere del termine nella significativa frase "Un torto palese", gli ha fatto appena vincere il premio per il miglior anagramma su parola di 13 lettere messo in palio da Ennio Peres, il giocologo più famoso d'Italia (genio enigmistico e matematico che partecipò al primo quiz televisivo precedente l'avvento di Mike Bongiorno) autore di enigmi, libri e del cruciverba più difficile del mondo. Con tale riconoscimento Leone porta a nove le medaglie del suo carniere, penultima delle quali il concorso autori di rebus Brighella 2008 e prima in ordine d'importanza quella della Settimana Enigmistica del 1985.


La curiosità sta nel fatto che lo stesso Peres aveva coniato ben 117 anagrammi (sì, centodiciassette!) della parola "Superenalotto", ma tra questi mancava all'appello il più sorprendente, ossia "un torto palese". Morale della favola: la evidente colpa è quella di buttar soldi in quella cornucopia della dea Fortuna che è, appunto, il Superenalotto. Un torto palese ma anche un po' fanese, a quanto pare.

Per via dell’anagramma di leone da Cagli
il Superenalotto è … un torto palese,
ma a causa della dea Fortuna, anche un po’ fanese.


venerdì 11 settembre 2009

8 ANNI DOPO L’INFERNO DELLE TORRI GEMELLE

Anche i pesaresi ricordano bene dove fossero e cosa stessero facendo nell’apprendere la terribile notizia.

C'è da scommetterlo, a otto anni di distanza dall'infernale attentato alle Twin Towers, davvero tanti sono coloro - e non fanno certo eccezione i pesaresi - che ricordano perfettamente dove si trovassero e cosa stessero facendo nell'apprendere la notizia. Proprio come l'orologio della stazione di Bologna 21 anni prima, la nostra memoria s'è fermata a rendere eterni quegli agghiaccianti attimi. Otto anni dunque, un numero derivato da 2 elevato alla potenza di 3, al cubo insomma, e se cubo s'intende sinonimo di solido (si veda la parola cubatura), il rimando a quei parallelepipedi che erano le torri gemelle, è del tutto legittimo. Contestata per i suoi pretesi legami con le credenze popolari e dunque con la superstizione e minuziosamente analizzata da gnostici, teologi, cabalisti e pitagorici, la numerologia è scienza che studia il significato esoterico dei numeri. Figurarsi allora se non si sia buttata a pesce su un piatto così appetibile come quel fatidico 11-9-2001. E soprattutto dall'11. Dove 11 sono le lettere che compongono le parole New York, Afghanistan e The Pentagon e i nomi Ramsin Yuseb (primo attentatore nel '93) e George W. Bush. Dove New York è lo Stato n.11 dell'Unione, così come il n.11 era quello del volo del primo dei due aerei kamikaze che, non bastasse, conteneva 92 passeggeri (9+2=11). E ancora, dove 254 sono le vittime degli aerei, e 254esimo giorno dell'anno è l'11 settembre (2+5+4=11). Inoltre fa 11 la somma delle cifre della data dell'attentato di Madrid dell'11-3-2004. Attentato che, guarda caso, è avvenuto 911 giorni dopo quello di New York. Ad appesantire il carico da ... 11 ci si mette anche la somma delle cifre della odierna data 11-9-2009. Che fa, appunto, 31. Quel 31 che è l'undicesimo dei numeri primi che viene subito dopo un 29 la somma delle cui cifre dà 11. E 31 è il numero del casco del pompiere (firefighter) della foto, eroe che tra la polvere nera di Ground Zero, oltre al sudore, ha versato anche le lacrime.


Leone Pantaleoni
31 è la somma delle cifre della data 9-11-2009
ma anche il numero del casco del firefighter della foto,
eroe che tra la polvere nera di Ground Zero,
oltre al sudore, ha versato anche le lacrime.

giovedì 10 settembre 2009

L'UOMO DELL'ALLEGRIA DELLA VITA CHE ERA ALLERGIA PER LA MORTE

Quella volta che Mike ringraziò in trasmissione Leone da Cagli

Una curiosità su Mike Bongiorno vietata ai minori: bisogna infatti avere almeno trent'anni per ricordare che "Mister Allegria"condusse dal 1981 al 1990, affiancato da deliziose vallette quali Eleonora Brigliadori e Susanna Messaggio, un numero esorbitante di puntate di "Bis". Nel corso della fortunata trasmissione il gioco principe era quello finale, ovvero la proposizione di un rebus. "Rebus che inizialmente non si vedeva" spiega l'enigmista di casa nostra Leone Pantaleoni "semplicemente perché l'ampio quadrante che lo conteneva, proprio come un puzzle, era suddiviso in tante tessere numerate che andavano scoprendosi man mano che i concorrenti superavano le varie prove. Significa che a ciascun ostacolo scavalcato, il numero corrispondente scompariva mostrando la parte sottostante della figura del rebus, fino a scoprirlo del tutto o quasi".
Ma il 'Leone da Cagli' della 'Settimana Enigmistica' ha qualcos'altro da aggiungere "Sì, fu quella volta che una mia cugina residente a Foggia si affrettò a riferirmi che, durante la trasmissione (in onda dalle 12 alle 12 e 30, quando non ero in casa), il grande professionista trovò il tempo di citarmi, ringraziandomi. Ricordo che a Mike avevo inviato, con dedica, una copia del libro "Centorebus" contenente, appunto, cento miei rebus scelti tra quelli fino ad allora (il 1978) pubblicati dalla 'Settimana'. E siccome lui amico del rebus lo è stato davvero, ma prima ancora della vita (ha praticato sport subacqueo, alpinismo, fino al sulky all'ippodromo di San Siro), gli dedico con commozione la chiosa che segue: le 8 lettere della sua parola magica 'Allegria!' si riposizionano in 'allergia'. Ovvero la reattiva repulsione che ‘Michelino’ Bongiorno, più d'ogni altro, nutriva per la morte".

Il presentatore mentre esclama

la fatidica parola 'Allegria!',

le cui lettere si riposizionano in 'allergia':

quella che lui, più d'ogni altro, nutriva per la morte".

.

01) Crittografia (frase: 7 6)
B S

02) Crittografia (frase: 7 7)
DB HPO

03) Crittografia (frase: 4 2 4)
NOME DELL'AT.ORE BANFI

04) Crittografia (frase: 4 10)
- CATINO -

05) Crittografia (frase: 7 2 5)
- QUI.T. LETTERA .. UN ALFABETO -

06) Crittografia (frase: 5 2 4)
- CH.SSA' -

07) Crittografia (frase: 8 7)
- VR VR VR VR TO -

08) Crittografia (frase: 3 4 4)
- TELEFONATEMI! -

09) Crittografia: (frase: 6 1 2 1 4 2 = 2 4 1 3 6)
D... DI NASCITA

10) Crittografia: (frase: 4 4 2 2 2 = 6 8)
IN QUEL PO.TO

11) Crittografia (frase: 8 2)
SONO RIMASTO LI’

INVITO AI CAGLIESI

INVIATEMI UN COMMENTO COL VOSTRO NOME, VI FARO' L'ANAGRAMMA.

GLI ANAGRAMMI DEI CAGLIESI

chi sono questi ?

(nome: 9, 8) = "PANCETTA CON SFREGI" Piercing mal eseguito?

(nome: 7, 7) = "RE FRA LE DOMANDE" Novello Mike Buongiorno?

(nome: 5, 7) = "CARDAR ALBERI"
Ma non era la lana?

per le soluzioni...